E non sono più (solo) della gioventù. Frequentati anche da adulti e famiglie, offrono servizi un tempo riservati agli alberghi di lusso. Piscina e sala cinema compresi

C’era una volta il backpacker, viaggiatore con zaino in spalla, pochi soldi in tasca e un’età inferiore ai 25 anni. Disposto a condividere la stanza da letto (leggi dormitorio) e il bagno con una ventina di sconosciuti coetanei. Il suddetto è un esemplare sempre più raro, ora evolutosi nel flashpacker, neologismo che indica il viaggiatore spinto dalla stessa voglia di avventura, votato al risparmio ma senza un’età definita (dal ragazzino all’adulto) con qualche pretesa in più: un po’ di privacy, un po’ di comodità, servizi aggiuntivi.

Luoghi prescelti per il pernottamento rimangono gli ostelli, che hanno iniziato una rivoluzione “posh” per adeguarsi alla nuova tendenza senza però modificare troppo i prezzi: camere con bagno, matrimoniali o a quattro letti, mobili di design, wi-fi gratuita, ristoranti con menu à la carte, piscina e una serie di servizi solitamente riservati agli alberghi di lusso.

Come la catena Generator, con ostelli nelle principali città europee (il primo in Italia ha aperto da un anno a Venezia) in location suggestive e centrali, e pacchetti che comprendono l’entrata nei club speakeasy, nei musei o nelle discoteche.
O come U Hostels di Madrid, dove si vive un’esperienza a cinque stelle e si fa beneficenza: una parte della quota viene destinata a una casa di riposo in India o a un centro d’accoglienza in Malawi.
Il Freehand di Miami, in un vecchio hotel degli anni 30, è invece un punto di riferimento per il settore, con cocktail creati da rinomati mixologist da sorseggiare con i pieni nell’acqua della piscina.