San Francisco e gli incendi, una città in fiamme
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San Francisco e gli incendi, una città in fiamme

di Alessandra Mattanza

Torna la rubrica di Alessandra Mattanza dedicata alla sua città di elezione, San Francisco. Questa volta ci parla degli incendi che stanno devastando la California. Un fenomeno di cui si parla troppo poco al di fuori degli States.

“E la volpe disse al piccolo principe: gli uomini hanno dimenticato questa verità, ma tu non devi dimenticarla. Diventi responsabile, per sempre, di ciò che hai domato.’ – Antoine de Saint-Exupéry

Sono piccole, hanno gli occhi blu, ed emettono suoni simili a miagolii. Sono due cucciole di puma, orfane di madre, proprio come un cucciolo arrivato prima di loro e chiamato Captain Cal. Sono state salvate dagli incendi che hanno devastato la California del Nord dall’Oakland Zoo, presso San Francisco. Captain Cal, i cui polpastrelli sono bruciati a causa dei danni del fuoco, pare non veda l’ora di conoscerle. E, anche lui ha emesso qualche suono di sicuro compiacimento in attesa dell’incontro. Il puma, chiamato anche coguaro o leone d’America, in realtà non ruggisce come molti suoi simili, ma emette più miagolii più o meno acuti, brontolii, fischi e, perfino, soffi più o meno profondi. Il puma della California, secondo una ricerca pubblicata dall’università del Nebraska sulla rivista Ecological Applications nel 2019, rischia l’estinzione e, forse addirittura in tempi molto brevi, entro 50 anni.

Mai come negli ultimi anni le aree intorno a San Francisco sono state devastate da incendi, ma il 2020 pare aver raggiunto il suo punto massimo, aggravato anche dal cambiamento climatico, che provoca sempre più velocemente disastri ambientali di proporzioni catastrofiche. Gli incendi hanno nomi per essere identificati nelle varie zone, come nel corso degli anni, da tanto sono numerosi.  

In California ne sono scoppiati molti, che bruciavano contemporaneamente. E, troppo spesso indomabili e fuori controllo, continuano a minacciare. Quest’anno hanno raggiunto perfino l’Oregon e lo stato di Washington. E si teme anche per il mese di novembre. A San Francisco e nella Bay Area si è stati costretti a dover indossare per settimane mascherine per proteggersi dal fumo e dall’aria velenosa, con il cielo che si tingeva di un arancione intenso e di un’oscurità inquietante che non permetteva alla luce del sole di penetrare, come se si trattasse dell’apocalisse. Molta gente ha vissuto e vive tutt’ora nell’attesa, in costante pericolo. Alla minaccia del Coronavirus che pare tornare a imperversare in inverno, si aggiunge quella di dover abbandonare le proprie abitazioni al fuoco, di essere evacuati, di perdere la propria casa. La regola, in caso di emergenza, è di preparare, comunque, documenti e una valigia, di ascoltare costantemente le notizie e di tenersi sempre pronti.

«Gli incendi che stanno devastando l’Ovest degli Stati Uniti dimostrano che il dibattito sul cambiamento climatico è finito. Questa è una terribile emergenza climatica», ha detto Gavin Newsom, governatore della California, a una conferenza stampa, dopo aver accertato di persona i danni del North Complex Fire, nel mezzo di un inferno di fumo e cenere. 

Gli animali, di cui troppo spesso non si parla, hanno pagato altrettanto dure conseguenze, se non peggiori durante gli incendi. Gli animali non possono trasferirsi provvisoriamente in appartamenti o tende di rifugio se il loro habitat naturale viene distrutto. Gli animali non hanno scelta se non quella di convivere con i danni che gli uomini provocano al pianeta.

I pompieri hanno avvistato in Napa Valley e in Sonoma Valley, famose zone vitivinicole dove molte cantine non produrranno vino quest’anno a causa del fumo e del fuoco, molti animali alla deriva, in fuga dall’incendio Glass Fire.

Alcuni si sono spinti nei paesi e villaggi, come nei giardini di casa, e può essere un problema quando le persone evacuate ritornano. Tra gli animali selvatici alla deriva ci sono cervi, coyote, puma, gatti dalla coda ad anelli, tacchini selvatici, svariate specie di uccelli, e… Perfino gli orsi sono stati avvistati alla ricerca di un posto sicuro dove ripararsi sia dagli incendi che dalle persone.

Un orso bruno di 370 libbre, che era stato ferito dal North Complex Fire, è stato rilasciato qualche giorno fa dopo settimane in un ospedale veterinario di Oakland, ma è solo uno dei pochi animali più fortunati. «Bisogna curare l’animale a 360°, non solo le ustioni. Possono essere necessari fluidi per la disidratazione e cibo, perché spesso molti animali non possono camminare dato che le lesioni sono per lo più alle zampe e non possono procurarsi da mangiare e hanno fame», ha spiegato ad abc7News la dottoressa Deana Clifford, veterinaria del California Department of Fish and Wildlife, che dirige il nuovo progetto chiamato Wildlife Disaster Network, volto a curare la fauna vittima degli incendi e reinserirla nell’ambiente naturale. Si impiegano pefino trattamenti innovativi come una benda biologica a base di pelle di pesce tilapia che protegge le ferite da ustione e accelera la guarigione. E, tutto il progetto è stato realizzato basandosi sulle esperienze avute da animali vittime delle maree nere.

A proposito di leoni marini e altra fauna oceanica: a San Francisco sono amati e tutelati, considerati “patrimonio nazionale”. Al punto, che, quando si trova una foca ferita su una spiaggia, basta una telefonata perché arrivi una squadra di soccorso. E, anche loro si sentono bene qui. «Il K-Dock del Pier 39 a Fisherman’s Wharf ospita i famosi leoni marini che hanno iniziato ad arrivare misteriosamente in grandi stormi, circa 30 anni fa dopo il terremoto Prieta Loma. Per celebrarli abbiamo lanciato il più grande programma pubblico STEAM (Science, Technology, Engineering, Art and Math, n.d.r.) in California. Abbiamo invitato 30 artisti locali a dipingere messaggi ambientali su statue di leoni marini, che ora punteggiano l’Embarcadero e altre parti della città. Realizzate in fibra di vetro, i leoni marini a grandezza naturale raccontano una storia di habitat oceanico, inquinamento, aumento dell’impronta di carbonio, del crescente consumo pubblico e mobilità dei prodotti di navigazione, acidificazione degli oceani, ingestione di microplastiche e innalzamento del livello mare. Sono quasi tutti fenomeni legati al cambiamento climatico», spiega George Jacob, amministratore delegato e presidente del Bay Ecotarium, come è stato chiamato l’acquario locale, trasformato in un’associazione oceanica non-profit. «Con il sindaco London Breed, che ha dichiarato il 16 gennaio la Giornata del leone marino a San Francisco, questi ambasciatori ambientali trasmettono messaggi sui cambiamenti climatici e sulla conservazione dell’oceano tramite codici QR in 8 lingue» aggiunge.

«I recenti incendi boschivi in California che hanno bruciato 4,1 milioni di acri sollevano interrogativi sul riscaldamento globale e sui modelli meteorologici estremi in rapida evoluzione che indicano una crisi ambientale più ampia creata dall’uomo e che si profila sempre maggiore per il futuro. Quando il cielo è diventato arancione e ha coperto il sole, la qualità dell’aria è scesa a livelli allarmanti causando diffusi problemi di salute respiratoria e provocando irritazione agli occhi con l’esposizione prolungata. Mentre i leoni marini respiravano e giocavano nell’aria inquinata, fuggendo spesso sott’acqua per una tregua, altri animali a terra non sono stati altrettanto fortunati. Mentre le fiamme del fuoco lambivano il loro habitat forestale e lo riducevano in cenere, gli animali morivano a migliaia, intrappolati dalle fiamme ardenti che si muovevano velocemente inseguendoli sul loro cammino. Molti residenti in fuga hanno abbandonato i loro animali domestici che non ce l’hanno fatta, nonostante più di 14.000 vigili del fuoco abbiano combattuto oltre 20 incendi bruciati per oltre quattro mesi», racconta.

Il Bay Ecotarium ha in programma un progetto molto ambizioso per proteggere il Pianeta, che mira ad avere risonanza mondiale. «Si tratta di un nuovo museo vivente di livello mondiale per la conservazione del clima e dell’oceano. E’ stato concepito a San Francisco per collegare tutte le problematiche e generare consapevolezza per affrontare i problemi ambientali e cercare la speranza per invertire la tendenza», conclude Jacob.

A ottobre al Bay Ecotarium è stata celebrata un’altra creatura straordinaria, nel World Octopus Day, la giornata del polipo. «Il polipo, presente nella nostra struttura, è una delle creature più complesse, intelligenti e carismatiche del regno animale. Possiede tre cuori, otto arti e può deporre fino a 100.000 uova. Con sangue blu ricco di rame e 500 milioni di neuroni, può immergersi a una profondità di 5.000 piedi. Utilizzando cromofori o migliaia di cellule che cambiano colore sotto la pelle, può mutare colore per nascondersi come un camaleonte adattandosi al colore, al motivo e alla consistenza dell’ambiente circostante. Sensibile all’inquinamento degli oceani, all’acidificazione e al cambiamento climatico, il numero dei polipi è rimasto, per fortuna, finora stabile nella maggior parte degli oceani. Ma non per tutti gli animali è purtroppo così», racconta Jacob.

In fondo, anche negli animali si cela la speranza per un mondo migliore e per la salvezza del Pianeta.

“Quando guardo negli occhi di un animale, non vedo un animale. Vedo un essere vivente. Vedo un amico. Sento un’anima” – D. Williams, autore di Walking on Air