Un fine settimana al caldo sole di Marrakech per scoprire riad di design e caffè letterari

A poco più di tre ore di volo dalle principali città italiane, Marrakech è meta di globetrotter con la voglia di scoprire angoli sconosciuti di una città che, per certi scorci, ha da svelare un particolare volto di design. Dai riad nascosti dietro a vecchi portoni in legno con soffitti decorati ai giardini sulle mura, dove nascono caffè e ristoranti di design.

È qui che tra suonatori, cantastorie e incantatori di serpenti, nel cuore della Medina, vicino alla piazza Jemaa El-Fna, sorge il Riad Dar Darma con un progetto di un interior designer italiano, Dario Locatelli, che  ha ridato luce a portoni in legno e ottone realizzati da ebanisti e fabbri di Marrakech, le ampie volte, originali del XVIII secolo e i soffiti in legno dipinti a mano delle suite. E poi boiserie intagliate per decorare corridoi e scale che portano all’Hammam, pareti colorate con la tecnica marocchina del tedelakt con nuance brillanti e superfici morbide e lampade, vasi e, cornici e poltroni comprate nei vari souk della Medina.

Il Dar Darma è il base camp per un tour che scopre il lato di design della città. Prima tappa è la Medersa Ben Youssef a poche centinaia di metri dall’uscita del riad. È la vecchia Scuola Coranica con architettura arabo-andalusa con un ampio cortile, luogo di preghiera, con al centro uno specchio d’acqua rettangolare dove avvenivano i rituali di purificazione. Tutt’intorno una ricchissima lavorazione artigianale dello stucco e migliaia di piastrelle zellij colorate.

Per una pausa caffè ci si può fermare al Le Jardin al 32, Souk Sidi Abdelaziz, a due passi dalla Terrasse des Épices. Un rigoglioso giardino del 1.700 nascosto dietro a un portone marrone con piastrelle verdi a ricoprire il pavimento, un patio con sedie in paglia o lounge bed e arredamento anni Sessanta che si integra perfettamente. Si può ordinare un couscous di verdure o un tagine di pollo al limone sorseggiando un centrifugato di frutta fresca. Per un tè alla menta, servito nei tradizionali bicchierini in vetro decorato con fili dorati ci si può fermare al Dar Cherifa, un caffè letterario oltre che art gallery in Mouassine. Un centro culturale con mostre, workshop, concerti ed incontri letterari e una terrazza drappeggiata di tende bianche con vista sulla Medina. Lampade, tappeti e piccoli oggetti d’arredamento sono stati acquistati nella boutique di Mustapha Blaoui, una perla da mille e una notte nascosta tra i souk della Medina, che si è guadagnato il titolo di fornitore privilegiato di lussuosi hotel newyorchesi o raffinati appartamenti parigini. Un posto magico, difficile da trovare, nascosto dietro a un portone in legno con vecchie borchie di ferro che si affaccia su Arset Aouzal, al numero 144.

Infine val la pena di camminare, o farsi accompagnare in taxi, fino ai Giardini di Marjoelle in Rue Yves Saint Laurent costruita dall’artista francese Jacques Majorelle nel 1919. Si tratta di una villa liberty con un ampio giardino tempestato di piante di cactus, yucca, ninfee gelsomini e buganvillee. L’architettura minimal si arricchisce di giochi d’acqua e piante lussureggianti che fanno da cornice alle pareti blu Majorelle concepito nel 1931 dall’architetto Paul Sinoir concepì il colore blu officina per la villa e le sue strutture. Dopo la morte dell’artista la villa venne acquistata da Yves Saint-Laurent e Pierre Bergè nel 1980.  Oggi la villa è sede del museo di arte Islamica.