Istantanee di stile: la rivoluzione silenziosa delle Polaroid
Polaroids

Istantanee di stile: la rivoluzione silenziosa delle Polaroid

di Digital Team

Alla Helmut Newton Foundation di Berlino, una collettiva celebra la fotografia istantanea come forma d’arte viva e sensuale. Da Newton a Metzner, da Galimberti a Schuurman, un viaggio tra analogico, identità e sperimentazione.

Una donna seminuda, un autoritratto ironico, un volto scomposto in tasselli di luce. Sono solo alcuni degli scatti che accolgono il visitatore all’ingresso della Helmut Newton Foundation di Berlino, dove la mostra Polaroids riporta al centro dell’immaginario visivo un oggetto cult: la fotografia istantanea. Non una reliquia nostalgica, ma un linguaggio estetico vivo, diretto, a volte spietato.


Sheila MetznerMichal, Mermaid, 1980 (Polacolor)© Sheila Metzner

Fino al 17 novembre 2025, la storica sede della Stiftung, all’interno del Museum für Fotografie, ospita una collettiva visivamente compatta ma concettualmente espansiva. Il tema: la Polaroid come mezzo creativo, come bozzetto, come spazio di libertà visiva. Una forma di sperimentazione che, dagli anni Settanta a oggi, ha accompagnato e influenzato il lavoro di molti fotografi — non solo nel backstage della moda, ma anche nei territori più fluidi dell’arte e del ritratto.

Helmut Newton ne fu uno dei pionieri: utilizzava le Polaroid per testare pose, luce e atmosfera. Ma nei suoi scatti a sviluppo istantaneo si coglie qualcosa che le fotografie finali spesso perdono: la tensione dell’attimo, la spontaneità dell’imperfezione, il desiderio non ancora stilizzato. In mostra, le sue immagini vibrano di una sensualità cruda, mai addomesticata.


Helmut NewtonItalian Vogue, Monte Carlo 2003 (SX-70)© Helmut Newton Foundation

Il percorso espositivo, allestito con il consueto rigore visivo della Foundation, accosta opere di autori e autrici molto diversi tra loro, uniti da un uso consapevole, e spesso audace, del mezzo analogico. Jeanloup Sieff, con i suoi autoritratti enigmatici e teatrali, riflette sul corpo e sull’identità. Sheila Metzner, una delle prime donne a imporsi nel mondo della fotografia di moda, trasforma la figura maschile in immagine mitologica, come nello scatto Michael, Mermaid del 1980.


Jeanloup SieffSelf-portrait on car, 1977 (Polaroid T665)© Jeanloup Sieff, Courtesy OstLicht Collection, Vienna

Maurizio Galimberti, invece, decompone e ricompone i volti come in un gioco visivo di moltiplicazioni e frammentazioni: la sua Polaroid di Johnny Depp del 1993 è un esempio perfetto di questo approccio architettonico al ritratto. William Wegman, con i suoi iconici cani Weimaraner vestiti e posizionati come modelli umani, porta invece la fotografia istantanea nel territorio dell’ironia sofisticata, tra arte concettuale e moda dadaista.


Pola SieverdingValet #54, 2014 (Integralfilm / Polaroid) © Pola Sieverding


Charles JohnstoneLea, South Salem, New York, 2021 (FP-100c Polaroid)© Charles Johnstone

Ma Polaroids guarda anche al presente: tra le voci contemporanee spiccano Pola Sieverding, con i suoi ritratti scultorei, e Marike Schuurman, che nella serie Toxic (2022) esplora la relazione tra paesaggio, industria e memoria visiva. La loro presenza ribadisce quanto il formato Polaroid — oggi spesso relegato a souvenir da hipster — possa ancora essere un terreno fertile per un’indagine profonda sul corpo, sull’identità e sullo spazio.


Judith EglingtonMasked Woman, 1973 (SX-70 Polaroid)© Judith Eglington, Courtesy OstLicht Collection, Vienna

La forza della mostra sta proprio in questo equilibrio: da un lato, l’omaggio alla fotografia come gesto istintivo e sensuale; dall’altro, uno sguardo sul potenziale critico e concettuale dell’immagine istantanea. In un’epoca dominata dalla cultura del filtro e dell’editingPolaroids è una dichiarazione visiva di autenticità. Ogni scatto è un piccolo atto di resistenza alla perfezione digitale, un ritorno alla materia viva della fotografia. Le immagini, tutte in piccolo formato, richiedono attenzione, intimità, uno sguardo ravvicinato. E proprio in questa scala ridotta si nasconde il paradosso più potente: la Polaroid, oggetto fragile e quotidiano, riesce ancora a generare una forza iconica e duratura.