Flavio Cobolli, il calciatore mancato oggi admin del tennis
Non ha colpi vincenti ma neanche punti deboli. Ed eccolo ora, imbronciato sul campo ma scanzonato sui social dell’Atp, tra i più forti, pronto a battagliare con i big
Poteva essere il nuovo Cafu, terzino di corsa e talento della sua amatissima Roma. Ma Flavio Cobolli al pallone ha preferito la racchetta, sulle orme del padre. E la scelta finalmente lo sta premiando. A fine luglio la gioia più bella: numero 17 al mondo, entrato nella top 20 del tennis mondiale e nella top 10 di sempre del tennis tricolore. Sinner, Musetti, un altro italiano di ambiziosi intenti vi guarda le spalle, da vicino!
23 anni e sorriso bello su occhi di cielo – anche se sul campo è per lo più imbronciato e quasi scocciato -, Flavio Cobolli è lì, tra i big degli Slam, regolarista incostante che sogna le stelle.

Flavio Cobolli, punto debole: nessuno
Dopo lo schiacciante numero 1 al mondo Jannik Sinner e l’esteta della racchetta Lorenzo Musetti, un nuovo talento si ascrive al Rinascimento italiano del tennis. Eccolo, Flavio Cobolli, classe 2002, appena portatosi al nono posto della classifica all-time degli italiani, subito dietro a Marco Cecchinato (best ranking numero 16 nel 2018).
Eppure il 2025 di “Cobbo” è iniziato con disfatte su disfatte. Fino a metà marzo non aveva vinto neanche una partita, sempre fuori al primo turno. Per vincere un match era dovuto scendere nei Challenger, all’Arizona Tennis Classic.
Quattro mesi dopo, invece, ha strabiliato prendendosi i quarti di finale di Wimbledon, dove si è arreso solo di fronte al suo idolo, il monumentale Novak Djokovic, in quattro set. Il suo risultato migliore di sempre in uno Slam, nel torneo più prestigioso di tutti, su una superficie che poco ama.
Specialista della terra rossa, Flavio Cobolli ha un gioco particolare. Anche se il dritto è il suo punto migliore e sta affinando il servizio, il tennista romano non ha colpi vincenti. La sua forza? Non avere vistosi punti deboli. Ha completezza di repertorio e, soprattutto, freschezza di gambe. Un’eredità del calcio?
«Dio non mi ha dato il servizio ma mi ha dato le gambe», ha detto Flavio dopo la vittoria sul favorito Jakub Mensik al terzo turno a Londra. «Mi trovo bene a muovermi e anche a vincere dei punti in difficoltà, anche quando devo scivolare».
Roma e il calcio nel cuore
Da piccolo, però, Flavio si è diviso tra tennis e calcio. Nato a Firenze ma trasferitosi a Roma già a un anno, Cobolli si sente profondamente romano e romanista. Sul fianco ha tatuata la frase “Sei tu l’unica mia sposa sei tu l’unico mio AMOR”, che Daniele De Rossi – l’altro suo idolo insieme a Nole – aveva ricamato sulla fascia da capitano capitolino.
Talentuoso terzino destro delle giovanili della Roma, da bambino si allenava sia sul campo da calcio che al Tennis Club Parioli. Fino a quando, a 13 anni, ha dovuto scegliere la propria strada, e scelse il tennis. «Non avevo mai visto, in tanti anni, un ragazzo così promettente che rinunciasse al calcio per un altro sport», ha affermato di lui l’ex campione Bruno Conti, coordinatore del settore giovanile romanista.
Anche il padre, accanito tifoso giallorosso, ha sperato che il figlio divenisse un calciatore della Roma: «Poi ho capito che la sua passione per il tennis era infinita. Ogni sera, sin da piccolo, lo trovavo addormentato davanti a Supertennis».
E oggi papà Stefano, ex tennista professionista, numero 236 dell’Atp, è anche suo coach. «Il tennis è una sfida più grande e io amo le sfide», aveva spiegato Flavio, più motivato a centrare risultati individuali che di squadra, voglioso di sfidare il ranking paterno. «Diventare un professionista nel circuito Atp è complicatissimo. Amerò sempre il calcio e seguirò ogni giorno la Roma, ma da tifoso».
Oggi Edoardo Bove, amico dai tempi dell’AS Roma, è il suo primo sostenitore. C’era anche lui all’All England Lawn Tennis and Croquet Club di Londra a fare il tifo. La sfida col padre, Cobbo, l’ha già vinta.

Flavio Cobolli, l’admin del tennis
Come Flavio aveva previsto, però, il percorso non è stato semplice. Nel 2017 le prime apparizioni tra i professionisti, nel doppio, nel 2019 l’esordio in singolare. Ha iniziato a giocare con continuità tra i professionisti a fine 2020. Ed eccolo, nell’aprile 2021, che solleva il primo trofeo da professionista all’ITF M15 di Adalia, in terra turca.
La sua ascesa tra i grandi è stata graduale, senza slanci folgoranti. Fino a due anni fa Flavio Cobolli aveva collezionato poche vittorie da professionista e nessuna negli Slam. Poi, pur mantenendosi incostante nel rendimento, ha ingranato l’andamento da passista.
È dal 2024 che ha dimostrato di poter battagliare con i più forti, vincendo il suo primo match in uno Slam, agli Australian Open, dove arrivò al terzo turno. C’è anche la sua firma sullo storico bis dell’Italia in Coppa Davis: è suo il punto decisivo nella vittoria sui Paesi Bassi nella fase a gruppi. E nell’aprile scorso, finalmente, la gioia del primo titolo Atp, a Bucarest. A ruota, a maggio, il sigillo sul suo primo Atp 500, ad Amburgo.
Schietto davanti le telecamere, grintoso ma anche dall’aria fosca in campo, Flavio Cobolli ha addosso anche un tatuaggio di Brontolo. «Mi rappresenta: sembra sempre che io sia arrabbiato, che ce l’abbia con tutti. La verità è che mi piace molto stare da solo o con le persone che amo».
Quando vuole, però, sa tirar fuori il suo lato più scanzonato e caciarone. Tanto che è stato scelto come admin dei social dell’Atp Tour per raccontare con leggerezza e spontaneità il dietro le quinte dei tornei. Con Sinner, a Wimbledon, ha girato uno dei siparietti più simpatici.
La vetta della classifica Atp è lì, vicina ma davvero distante. Ma intanto Cobbo il suo ruolo da “amministratore” se l’è già conquistato.