

Grandi fotografi di paesaggio che dovresti conoscere
Sono considerati dei veri e proprio innovatori, maestri che hanno fatto la storia di una delle discipline più importanti dell’intera fotografia, quella del paesaggio.
Queste diverse figure hanno plasmato il significato stesso del concetto di ‘paesaggio’: da sublimi scenari montani a rappresentazioni intime dell’essere umano. Questi fotografi ci hanno insegnato come la fotografia paesaggistica può comunicare storie e sentimenti che vanno oltre la nostra esperienza quotidiana della natura.
Ansel Adams
Ansel Adams è ampiamente considerato uno dei più grandi fotografi paesaggisti di tutti i tempi. Le sue fotografie in bianco e nero dell’Ovest americano, in particolare dello Yosemite National Park, sono immediatamente riconoscibili e hanno contribuito notevolmente a plasmare il modo in cui vediamo e parliamo della fotografia paesaggistica oggi. La sua capacità di creare composizioni che si concentravano simultaneamente su dettagli astratti, catturando comunque la maestosità ampia e ramificata di paesaggi sconfinati, ci ha insegnato a rivedere l’ambiente e le bellezze naturali con occhi nuovi.

Gabriele Basilico
Un nome di spicco nel panorama della fotografia contemporanea, per la sua straordinaria capacità di catturare l’essenza delle città e dei paesaggi urbani, è sicuramente Gabriele Basilico. Le sue immagini hanno il potere di trasportare gli osservatori in un viaggio visivo attraverso metropoli e luoghi urbani, svelando una prospettiva unica e affascinante. Basilico è stato un maestro nell’arte di trasformare scene quotidiane in opere d’arte straordinarie. I suoi scatti hanno raccontato i mutamenti urbani e l’infinita complessità architettonica. Dove l’architettura e la confusione urbanistica sovrastava l’armonia doverosa di una città, il fotografo riusciva a mettere ordine laddove regnava il caos più totale.
Edward Weston
Edward Weston è stato un fotografo pioniere, noto soprattutto per le sue immagini moderniste in bianco e nero di paesaggi, nature morte e nudi. Weston ha introdotto la fotografia paesaggistica nel mondo delle belle arti, utilizzando manipolazioni dalla forte impronta drammatica e un uso intenso di luci e ombre per creare dialoghi evocativi tra forme naturali e presenza umana. Weston ha ampliato il pensiero sui paesaggi come soggetto, rendendolo una metafora credibile dell’esistenza umana.
Stephen Shore
L’approccio di Stephen Shore alla fotografia è duale: da una parte il suo sguardo può essere considerato freddamente impassibile, ma dall’altra è decisamente ‘caldo’ e contemplativo. Shore è emerso nel panorama della fotografia negli anni ’70 come uno dei maggiori esponenti degli scatti a colori, immortalando scene cupe ma liriche del paesaggio nordamericano. Documentando ambientazioni e oggetti quotidiani, dalle piscine degli hotel e dalle televisioni ai parcheggi, alle stazioni di servizio e alle strade deserte, Shore ha mostrato la capacità di sovvertire gli ambienti comuni attraverso il suo obiettivo, dando una lettura della realtà decisamente critica nei confronti dell’America capitalista.
Michael Kenna
“Ho scelto di fotografare l’assenza di persone, la memoria della loro presenza, le tracce che si lasciano dietro.” E sono proprio le tracce che lasca l’uomo nel paesaggio ad interessare il fotografo inglese del 1953, Michael Kenna, famoso per i suoi celebri paesaggi in bianco e nero, caratterizzati da tempi di esposizione lunghissimi che superano anche le 10 ore. Nella sua carriera, non si è specializzato subito nei paesaggi ma inizia con la fotografia industriale e pubblicitaria, sicuramente più redditizia. Nella seconda metà degli anni ottanta si trasferisce in California, ampliando e potenziando i suoi orizzonti fotografici. Molti suoi scatti sono diventati memorabili e inconfondibili, che ancora oggi vengono presi come fonte d’ispirazione da molti fotografi.
Richard Misrach
Per oltre 50 anni, Misrach ha fotografato il paesaggio mutevole dell’ovest americano attraverso una lente consapevole dal punto di vista ambientale e politico. Le sue vedute a colori su larga scala, visivamente seducenti, documentano in modo potente i devastanti effetti ecologici dell’intervento umano, dello sviluppo industriale, dei test nucleari e dell’inquinamento petrolchimico sul mondo naturale. La sua serie epica più nota e in corso, Desert Cantos, comprende 40 gruppi distinti ma correlati di immagini che esplorano la complessa congiunzione tra l’umanità e la natura. Immagini ultraterrene di mari desertici, formazioni rocciose e nuvole sono giustapposte a scene inquietanti di incendi nel deserto, siti di test nucleari e fosse di sepoltura per animali.

Edward Burtynsky
Edward Burtynsky esplora paesaggi trasformati dall’impresa umana, quella che lui chiama la “firma umana indelebile” sul pianeta. Le fotografie aeree su larga scala di Burtynsky fanno riferimento alle qualità spesso surreali dei paesaggi alterati dall’uomo. Raccontando i temi principali della terraformazione e dell’estrazione, dell’urbanizzazione e della deforestazione, Burtynsky trasmette la realtà inquietante dell’esaurimento e dell’estinzione delle risorse.
Andreas Gursky
La fotografia di Gursky è caratterizzata dal grande formato e da colori accesi ma l’elemento che domina i suoi scatti è sicuramente l’architettura. Una perfetta gestione dello spazio, una totale armonia di forme linee che derivano dal suo iniziale interesse alla fotografia industriale. Una delle caratteristiche fondamentali delle opere del fotografo tedesco è che ogni foto, sia essa di città, paesaggi o interno è migliorata digitalmente. Il suo lavoro esplora la connessione tra esseri umani e natura e spesso include commenti sociali. “Rhine II” (1999) è una delle sue immagini più famose, che mostra una tranquilla sezione del fiume Reno in Germania. La composizione serena della foto è stata creata tramite manipolazione digitale, rimuovendo tutte le persone e gli oggetti nella scena. In questi giorni il fotografo ha una mostra a NY alla galleria Sprueth Magers.