5 lezioni di vita che ci lascia il Festival del cinema di Venezia 2025
Immagine del film "Silent friend" (Credits: Pandora Film)

5 lezioni di vita che ci lascia il Festival del cinema di Venezia 2025

di Simona Santoni

Chi sono i veri mostri? Qual è il posto dell’uomo nel mondo al cospetto della natura millenaria? Non solo divi e red carpet ma risposte a temi profondi dalla Mostra lagunare

Il Lido ritrova la sua malinconia desolata e affascinante da fine estate, dopo aver salutato il Leone d’oro di Jim Jarmisch e la Parigi distopica del film di chiusura Chien 51. Dalla Mostra del cinema di Venezia 2025 appena chiusasi, ecco cinque lezioni di vita che ci portiamo a casa.

1) I veri mostri non sembrano mostri

Guillermo del Toro ha riletto il mito di Frankenstein, opera che ha amato sin da quando era bambino. La Creatura che lo scienziato Victor Frankenstein riporta alla vita, accozzaglia di cadaveri di soldati (ovvero Jacob Elordi sotto 42 protesi), è mostruosa ma non è il vero mostro. Ha cuore di bambino e saggezza da filosofo. Il vero mostro è il suo creatore, un Oscar Isaac di piacevole presenza che aspira a essere Dio e che, come un padre crudele, rinnega, ripudia e uccide suo “figlio”.

Il film ci invita a scorgere l’umanità anche sotto a sembianze mostruose e a riconoscere invece la vera mostruosità, che spesso sorride e ha un bell’aspetto.
«I veri mostri oggi sono in giacca e cravatta. E non sono il frutto di effetti speciali», del Toro dixit. Gli stessi mostri che ordinano guerre che disumanizzano. Ce lo insegna The voice of Hind Rajab, film straziante che ha dilaniato ogni cuore attraverso la voce della bambina palestinese che chiedeva aiuto, il 29 gennaio 2024, intrappolata in auto a Gaza sotto il fuoco di 355 proiettili.

lezioni vita Venezia
Credits: Ken Woroner / NetflixPhoto Credit: Ken Woroner / Netflix
Oscar Isaac in “Frankenstein”

2) Viviamo in una casa di dinamite

“È come se avessimo costruito una casa imbottita di dinamite”. Questa la frase chiave di A House of Dynamite di Kathryn Bigelow, che torna al cinema dopo otto anni di silenzio con un film necessario che richiama l’attenzione sul rischio nucleare e sulle tensioni globali che, in pochi minuti, potrebbero distruggere il mondo.

Se, dopo la seconda guerra mondiale e i bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki, ci fu uno sforzo al disarmo nucleare, ora quell’epoca è terminata. Il thriller politico di Bigelow invita ad evitare gli errori del passato. La Storia è lì per essere ascoltata.

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Credits: Eros Hoagland/Netflix
Rebecca Ferguson in “A House of Dynamite”

3) La famiglia è un teatro dell’assurdo

Con il suo solito piglio ironico e naif, Jim Jarmusch con Father Mother Sister Brother ci ha portato dentro le complesse e frammentate dinamiche famigliari, tra non detti, bugie e fraintendimenti, tra ricordi e perdite da elaborare.
L’incomunicabilità è la linea comune che traccia i due episodi iniziali, fino alla malinconia sottile del lutto dell’ultimo capitolo.

La famiglia è un teatro dell’assurdo, da dove ogni ferita invisibile ha origine. L’invito è quello di non dare mai per scontato il valore dei nostri affetti più profondi, pur nella loro natura talvolta grottesca.

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Credits: Yorick Le Saux Vague Notion
Vicky Krieps e Cate Blanchett in “Father Mother Sister Brothe”

4) La manipolazione è la nuova arma del potere

Appena Jude Law ha fatto la sua apparizione nel film Le Mage du Kremlin, truccato da giovane Vladimir Putin in ascesa, sono corsi risolini in sala. Ma c’è poco da ridere con il thriller politico di Olivier Assayas, riflessione sulla politica moderna e, soprattutto, sulla cortina fumogena dietro cui oggi si nasconde. «Cinica, ingannevole e tossica», l’ha definita il regista francese.

Il film ci invita ad aprir bene gli occhi: “internet è il campo di battaglia odierno”, recita lo script. La sua lezione di vita da Venezia 2025? I principali strumenti di potere oggi sono la manipolazione e la distorsione di massa.

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Credits: Carole Bethuel

5) L’uomo è parte e non padrone di questo mondo

Film bellissimo, Silent friend cita nei crediti finali tutti gli alberi e le piante presenti in scena. Perché non dobbiamo dimenticare che anche loro sono protagonisti di questo universo: questa la sua stupenda lezione di vita da Venezia 2025. Quello degli essere umani è solo uno dei tanti mondi, ugualmente validi, da rispettare.

La regista ungherese Ildikó Enyedi ci porta nel cuore di un giardino botanico in una città universitaria in Germania. Qui si erge un maestoso ginkgo biloba che, dal 1832 ai giorni nostri, ha visto sfilare sotto i suoi rami tantissime vite umane. È l’invito a scendere dalla spaventosa e vertiginosa posizione in cima alla piramide, dove ci siamo eretti, verso un luogo più giusto e più accogliente. Per essere parte e non padroni di questo mondo, rispettando la natura e gli altri abitanti di questo pianeta.

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Credits: Lenke Szilagyi
Tony Leung Chiu wai nel film “Silent friend”