BSA Gold Star – Negli anni '70 sparì malamente, ma nei due decenni precedenti la BSA fu la più grande casa produttrice di moto del mondo. La Gold Star è uno dei modelli più leggendari, in produzione dal 1938 al 1963, e ancora oggi in circolazione nelle strade dell'Asia. I 500 cc raffreddati ad aria raggiungevano i 180 km/h. Il serbatoio cromato, la sella morbida e l'impostazione da scrambler ante litteram la rendono ancora splendida. (Credits: BSA)
Ducati Scrambler – Il modello di riferimento per tutte le scrambler successive. Fu prodotta dal 1962 al 1974 per il mercato americano, inizialmente con una cilindrata di 250 cc. Monocilindrico adatto sia alla città che alle strade tortuose, ha una linea snella e dettagli molto curati, con serbatoio cromato e sellone biposto. (Credits: Ducati)
Norton Commando – Una delle Norton più amate e fortunate, arrivò nel 1967 e spopolò in tutto il mondo nonostante un motore non certo all'avanguardia. Fu lo stile a decretarne il successo, un mood che risale alla Model 7 degli anni '40, fatto di spazi e soluzioni intelligenti inserite in un telaio del tutto nuovo. Nel 2006 è uscita la versione 961, una rivisitazione high tech della mitica inglese. (Credits: Norton/britbike)
Triumph TR6 Trophy – La serie nacque nel 1956 e rimase un riferimento fino a metà '70. Fu tra le prime scrambler in assoluto, con i due meravigliosi (e ustionanti) scarichi cromati sul lato sinistro e le ruote a raggi. Amata da Steve McQueen, era una moto da gara come da città, in perfetto stile british. (Credits: Triumph/Webbs)
Suzuki T500 Titan – La serie T 500 nacque nel 1967, ma iniziò ad avere successo due anni dopo con la Titan, che fu la prima Suzuki importata in Italia. Bicilindrico a due tempi raffreddato ad aria, coniugava linea classica, velocità e comfort di marcia, proponendosi come una delle tourer più abbordabili e facili da gestire. (Credits: Suzuki)
Italiane, giapponesi, ma soprattutto inglesi: nella decade dei ’60 la moto esce dalla pista e inizia ad affermarsi sulle strade
BSA Gold Star – Negli anni ’70 sparì malamente, ma nei due decenni precedenti la BSA fu la più grande casa produttrice di moto del mondo. La Gold Star è uno dei modelli più leggendari, in produzione dal 1938 al 1963, e ancora oggi in circolazione nelle strade dell’Asia. I 500 cc raffreddati ad aria raggiungevano i 180 km/h. Il serbatoio cromato, la sella morbida e l’impostazione da scrambler ante litteram la rendono ancora splendida. (Credits: BSA)
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Ducati Scrambler – Il modello di riferimento per tutte le scrambler successive. Fu prodotta dal 1962 al 1974 per il mercato americano, inizialmente con una cilindrata di 250 cc. Monocilindrico adatto sia alla città che alle strade tortuose, ha una linea snella e dettagli molto curati, con serbatoio cromato e sellone biposto. (Credits: Ducati)
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Norton Commando – Una delle Norton più amate e fortunate, arrivò nel 1967 e spopolò in tutto il mondo nonostante un motore non certo all’avanguardia. Fu lo stile a decretarne il successo, un mood che risale alla Model 7 degli anni ’40, fatto di spazi e soluzioni intelligenti inserite in un telaio del tutto nuovo. Nel 2006 è uscita la versione 961, una rivisitazione high tech della mitica inglese. (Credits: Norton/britbike)
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Triumph TR6 Trophy – La serie nacque nel 1956 e rimase un riferimento fino a metà ’70. Fu tra le prime scrambler in assoluto, con i due meravigliosi (e ustionanti) scarichi cromati sul lato sinistro e le ruote a raggi. Amata da Steve McQueen, era una moto da gara come da città, in perfetto stile british. (Credits: Triumph/Webbs)
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Suzuki T500 Titan – La serie T 500 nacque nel 1967, ma iniziò ad avere successo due anni dopo con la Titan, che fu la prima Suzuki importata in Italia. Bicilindrico a due tempi raffreddato ad aria, coniugava linea classica, velocità e comfort di marcia, proponendosi come una delle tourer più abbordabili e facili da gestire. (Credits: Suzuki)
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A quell’epoca, nei ruggenti anni Sessanta, fra le due ruote dominavano le inglesi, con il loro stile fatto di cromature, selle morbide, ruote a raggi e impostazione confortevole. Erano le Triumph, ma anche le Norton o le BSA, case gloriose poi scomparse dalle scene, allora creatrici di alcuni dei modelli più amati e imitati.
Nel frattempo le italiane muovevano i primi passi nel mondo delle corse e le giapponesi si affacciavano sul mercato, che invaderanno poi negli anni successivi. Ecco allora cinque modelli iconici di una decade fondamentale, in cui la moto iniziava ad uscire dalle piste e a conquistare la strada.