Talent next generation

Talent next generation

Sono i protagonisti della Icon Next Generation. Giovani che abbiamo scelto per come hanno costruito e affinato i loro talenti. E oggi vincono per bravura, ma anche dedizione, determinazione, costanza. Nelle discipline sportive, sul grande schermo, nello spettacolo, on stage. I talenti del futuro sono già qui. Ora

di Digital Team

I talenti del futuro sono già qui. Vi presentiamo i migliori talenti italiani dello sport come l’olimpionico Nicolò Martinenghi, il tennista Lorenzo Musetti, il lunghista Mattia Furlani, il calciatore Giorgio Scalvini; e i più brillanti della musica, come Tony Effe, e della giovane leva del cinema italiano, da Gianmarco Saurino a Federico Cesari, da Matteo Giuggioli a Damiano Gavino. Tutti ritratti da Giampaolo Sgura.

Nicolò Martinenghi

Nicolò Martinenghi
Nicolò Martinenghi indossa peacoat Sealup, pantaloni Zegna

Sorridente e sicuro di sé, alle Olimpiadi di Parigi 2024 Nicolò Martinenghi ci ha resi orgogliosi conquistando l’oro nei 100 metri rana. Dopo la vittoria è finito nell’occhio del ciclone, ma ha preferito prendersi del tempo per sé: «Dopo i Giochi sono scappato subito in vacanza. Ho passato un mese via, per stare tranquillo senza troppe pressioni. Ho vissuto di più l’emozione una volta tornato. Questo traguardo mi ha dato qualcosa in più».

Ora è uno dei giovani sportivi italiani più conosciuti, ma ha iniziato il percorso nel nuoto per puro caso: «Amo molto di più il campo da basket, anche ora, perché è più divertente. Quando ho iniziato con il nuoto un mio amico vinceva tutto e io niente. A volte mi regalava le sue medaglie. Ho però sempre avuto voglia di impegnarmi, di faticare, di vincere e il nuoto è stata la valvola di sfogo per questo desiderio implacabile di lavorare per ottenere qualcosa».
Non solo vittorie: il nuoto gli ha anche regalato grandi amicizie e un luogo cui tornare: «Ho iniziato a nuotare anche grazie ad amici e ho trovato un ambiente genuino. Viaggiando ho conosciuto tantissime persone, quindi, anche al di là dei risultati, questo sport mi sta dando tanto».

Il suo è decisamente un mindset da vincitore e ribadisce che la sua passione è stimolata dal risultato, ma in generale preferisce non concepirsi solo come nuotatore: «Non sono tutto nuoto», tiene a precisare. «È una parte di me, però molto è anche quello che sta al di fuori. Più vado avanti più capisco che avere qualcosa che mi tiene staccato dal nuoto, che comunque è il mio lavoro, mi mantiene vivo. Ho tante altre passioni: mi piace il mondo della moda, è bello uscire dalle vesti sportive, e amo respirare anche altri sport. Appena posso vado a vedere l’Inter e le partite di basket».

Fin da bambino si è allenato per il successo, per questo forse ha anche tanto bisogno di scoprire altre parti di sé e trovare un equilibrio: «Lo sport impone molta disciplina: già quando ero piccolo ero in acqua cinque volte a settimana. Era necessario trovare degli spazi miei, perché non sempre quello che fai è anche quello che sei». Energico e risoluto, è già pronto alla prossima sfida: «Vivo un giorno alla volta. Pian piano, un obiettivo dopo l’altro, capisci che si può fare tutto. A oggi mi sono quasi già dimenticato delle Olimpiadi, conservi l’emozione, ma dimentichi di essere campione». Ancora la piscina? «Ho ancora molta voglia di nuotare, molta voglia di raggiungere nuovi obiettivi».

Gianmarco Saurino

Gianmarco Saurino
Gianmarco Saurino veste cappotto, pantaloni e
mocassini Gucci

31 anni, foggiano, recita nelle serie tv più amate dal pubblico italiano come Doc-Nelle tue mani e Che Dio ci aiuti ed è un vero appassionato di cinema: «Il suo grande potere è quello di riunire. La società ci ha portati a un individualismo sfrenato; siamo abituati a messaggi al singolare – “se ti impegni puoi farcela”, “devi avere successo” – invece il cinema riporta la dimensione sociale. È una sorta di messa laica, ha la stessa funzione di riunire e sviluppa il concetto di empatia, la possibilità di commuoversi con gli altri, di muoversi insieme».

Da tempo collabora con Amnesty International, con cui ha prodotto il podcast Ellissi, dove racconta storie di chi non può far sentire la propria voce: «Ci siamo abituati alla possibilità di avere un mondo infinito in tasca e perdiamo contatto con quello sotto casa. Se impariamo a metterci nei panni degli altri ci accorgiamo che le notizie ci riguardano, che si tratta di volti, di persone».

In televisione invece è passato dalla serie tv Per Elisa-Il caso Claps, per poi affiancare Matilda De Angelis nell’attesa seconda stagione de La legge di Lidia Poët: «Io entro nella storia come nuovo procuratore, un uomo molto solido professionalmente, ma che si porta dietro delle ombre. Proverà ad aiutare Lidia seguendo i casi con lei e sarà il primo a convincerla a presentare una proposta di legge per permettere alle donne di votare. È uno di quei pochi uomini che vede in lei una interlocutrice valida e con lei si batterà per i diritti delle donne».

Tony Effe

Tony Effe
Tony Effe con bomber, pantaloni, guanti e cintura Gucci

Romano, classe ’91, Tony Effe è il rapper del momento e con il suo tour ha appena calcato i palchi dei suoi primi palazzetti a Milano e Roma, entrambi sold out. Non c’è nessuno che non conosca Tony e, come suggerisce il titolo del suo album Icon, è ormai diventato una vera e propria icona: «Nella canzone dico: “Non volevo, ma lo sono”. Mi ci sono un po’ ritrovato a esserlo, è stato un naturale susseguirsi di eventi. Dopo tutta questa strada mi sono guardato attorno e ho pensato: “Forse sono un’icona”».

Nonostante la fama crescente, però, cerca di restare coi piedi per terra e vive allo stesso modo la vita da Tony Effe e quella da Nicolò (suo vero nome): «La differenza è che quando sono da solo mi sento più riflessivo, mentre in pubblico cerco di dare energia positiva. Provo in tutti i modi di vivere la normalità, che è la cosa che spesso mi manca di più. Mi piace andare in bici a Milano, giocare a basket coi ragazzi. Il limite della fama è proprio questo: non poter vivere la normalità, io invece mi sento un po’ più del popolo».

La musica lo sta aiutando sempre di più a esprimere se stesso e l’album è stata l’occasione per raccontarsi, ma il percorso di Tony inizia con il cinema: «Da piccolo abitavo vicino a una casa di produzione e ho iniziato a fare pubblicità e poi film. Non era proprio una cosa imposta dai miei genitori, però ci tenevano. Ho continuato perché c’era questa occasione e mi divertivo. Alla fine mi chiamavano tre o quattro volte a settimana per i provini, io andavo ancora alle elementari e mi stancavo. È finita quando per un film sarei dovuto andare in Russia e per me era troppo».

La carriera da rapper è arrivata solo dopo ed è iniziata con gli amici, quasi per gioco: «Wayne, che poi ha cantato con me nella Dark Polo Gang, aveva una sorta di studio amatoriale in casa. Una sera siamo tornati un po’ brilli e ci siamo messi a dire cose al microfono. Era la prima volta che ne prendevo in mano uno. È iniziata da lì». Dopo quella serata è arrivata la fama e tutto ciò che ne consegue: «Quello del successo è un ambiente da vivere e l’ho vissuto, ma ora cerco altro. Mi piace stare a casa tranquillo con la mia ragazza. Bisogna trovare un equilibrio, non è semplice. All’inizio volevo fare musica per soldi; è facile pensare che facciano la felicità, ma ora mi importano più altre cose».

Il futuro invece è ancora tutto da scoprire: «A 20 anni mi chiedevo come sarei stato a 30, quindi ora aspetto di vedere come sarò a 40. Deve essere una sorpresa. se voglio una cosa e la ottengo subito non c’è gusto».

Damiano Gavino

Damiano Gavino
Damiano Gavino indossa abito, cintura e stivali Giorgio Armani, tank top vintage

L’affascinante volto che ha conquistato il pubblico cela la modestia di un uomo maturo, anche se Damiano Gavino ha solo 22 anni ed è finito nel mondo del cinema quasi per caso: «Ho sempre amato i film e ciò che sta dietro le quinte, ma ho fatto il provino quasi per scherzo, con un amico che mi aiutava a ripetere le battute come alla recita di quinta elementare», ricorda parlando del suo primo ruolo nella serie tv Un professore, accanto ad Alessandro Gassman.

«Hanno avuto il coraggio di investire su di me, che non avevo mai recitato prima e mi si è aperto un mondo. Non era nei miei piani, ma nei miei sogni ». La sua prima interpretazione ha un immediato successo e da allora vola sempre più in alto. A 20 anni ottiene il ruolo di Enea in Nuovo Olimpo, diventando così uno dei più giovani protagonisti in un’opera di Ferzan Ozpetek: «Il rapporto con lui è stata la scuola di recitazione che non ho fatto. Grazie a Ferzan ho potuto vedere come si crea l’arte».

Oltre al cinema, è appassionato di musica e suona la chitarra, la batteria, il pianoforte e il contrabbasso: «Mi aiuta a scaricare tante sensazioni ed è molto legata al mio lavoro: ogni film e ogni cosa che ho fatto la collego a una melodia, a un album, un artista. Ogni canzone mi ricorda un periodo della mia vita». Il prossimo progetto cui parteciperà è il film Prophecy, dall’omonimo manga giapponese. Ancora un ruolo da protagonista in cui affronterà un personaggio completamente diverso, avvolto nel mistero.

Mattia Furlani

Mattia Furlani
Mattia Furlani in abito e camicia Valentino

Gentile e riservato, a soli 19 anni Mattia Furlani ha già una medaglia olimpica e un luminoso futuro ad attenderlo. Inizia la sua carriera come altista, ma si appassiona presto al salto in lungo ed è ora un atleta delle Fiamme Oro; a Parigi ha conquistato il bronzo: «Dopo la vittoria ho sicuramente cambiato sguardo. È stata la spinta che serviva, e ora sto cercando nuovi confini e limiti da superare».

Buon sangue non mente: la sua è una famiglia di atleti. È da lì che è nata la sua passione: «È iniziata da quando giocavo nel campo mentre i miei genitori si allenavano. Poi mi sono innamorato del salto in lungo, è un gesto più naturale che mi piace preservare». Appare spesso circondato da amici e persone care, che sono un punto molto importante per lui: «Per me è sottinteso e scontato, sono presenze fondamentali e gli amici sono rimasti quelli di sempre».

Non ama invece essere visto come una star: «Raggiungere alcuni traguardi ha cambiato il modo in cui vengo guardato, a volte anche dai professori, e un po’ mi dispiace. Era bello essere trattato per la persona che sei e non per i risultati che raggiungi». A scuola non vedeva l’ora di scappare per andare ad allenarsi, ma ha comunque proseguito gli studi e vorrebbe iscriversi all’università: «Ora però l’obiettivo è migliorarmi e prendere più medaglie possibili. Tutti hanno l’occhio puntato sulle Olimpiadi, ma per me le tappe più belle sono quelle di passaggio che mi porteranno alle prossime».

Matteo Oscar Giuggioli

Matteo Oscar Giuggioli
Matteo Oscar Giuggioli con maglione, pantaloni e scarpe Dior

Milanese, 23 anni, Matteo Oscar Giuggioli lo abbiamo apprezzato in Billy e ora lo vediamo nei panni di Mauro Repetto in Hanno ucciso l’uomo ragno: la leggendaria storia degli 883, la serie tv diretta da Sydney Sibilia uscita a ottobre su Sky che promette già bene, soprattutto grazie all’alchimia tra i due giovani protagonisti: «La coppia con Elia Nuzzolo funziona e la storia fa molto ridere. Ho la responsabilità di interpretare una persona reale e la cosa difficile è stata la sensazione di non sentirsi mai abbastanza “Mauro”. Sentire che manca sempre qualcosa mi è rimasto attaccato e mi ha fatto anche un po’ male».

E aggiunge: «Amo avere la possibilità di scavare dentro una persona e capirla. Mi piacciono i film e i registi che hanno il coraggio di affrontare un personaggio come dovrebbe essere davvero, non in maniera approssimativa». Con Mauro, inizialmente un normalissimo ragazzo di Pavia, condivide anche il salto nel mondo dello spettacolo, ma per Matteo non è un problema: «Non vivo troppo la realtà dell’attore, piuttosto la realtà del lavoro. Ho sempre bisogno di darmi da fare, di correre, di lavorare: sono molto milanese in questo. Non separo la mia vita privata da quella di attore, rimango sempre il ragazzo di Rho».

Quando invece gli chiediamo a chi si ispira risponde Daniel Day-Lewis: «Sono appena tornato da una masterclass in Inghilterra nell’accademia che ha frequentato anche lui. Mi sono portato dietro tanto, tra cui la voglia di vivere il momento, di sporcarmi un po’ con la vita. Ci ripetevano di essere vulnerabili, la vulnerabilità è la chiave per essere un grande attore ». Tra i suoi ultimi progetti anche Suspicious Minds, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2023, di cui è molto orgoglioso: «Forse è uno dei film di cui vado più fiero, quello più adulto in cui ho recitato. È la storia di due coppie che rappresentano momenti diversi dell’età: quella adulta ormai si è spenta e accomodata, mentre quella giovane e appassionata brucia però tutto subito e rischia di finire».

Lui, però, non ha paura della fine: «In tutto quello che faccio mi metto a testa bassa e vado. Puoi aspettare che una cosa finisca e non fare nulla, oppure vivere appieno. Per me è importante quella finestra di tempo tra il piattume e il dolore dove puoi decidere come vivere». Altre passioni? «Se non facessi l’attore probabilmente mi piacerebbe molto scrivere. Ciò che più mi interessa è raccontare storie».

Lorenzo Musetti


Lorenzo Musetti

L’apparente timidezza, mista a riservatezza, è il modo di essere e lo stile che lo contraddistinguono: in campo, dove ha ottenuto la vittoria che considera finora più bella, il bronzo olimpico a Parigi 2024, e fuori, dove è, con i suoi 185 centimetri di altezza, i capelli accorciati per scommessa e lo sguardo che seduce, tra i tennisti più amati del circuito Atp. Scopriamo un Lorenzo Musetti inedito partendo dal primo amore che per il talentuoso 22enne era immaginabile che fosse «la racchetta che mi regalò il babbo, quando da bambino ho iniziato a palleggiare sul muro dello scantinato di mia nonna».

Tra un tiro e un rimbalzo sulle note del rock anni 80-90, altra sua grande passione, ne è uscito quel rovescio a una mano alla Federer, suo idolo. Babbo di Ludovico da pochi mesi e fidanzato con Veronica Confalonieri, è tra i pochi tennisti famosi che non fanno coppia con una tennista. «Cerco sempre di fare ciò che reputo giusto per me e per la mia famiglia, senza farmi influenzare». Dunque, né portafortuna né indumenti indossati abitualmente in partita, ma un gesto rituale, quello sì: «Indosso sempre prima il calzino sinistro, non so se per abitudine o per scaramanzia».

Tra vittorie e ricordi come i due titoli Atp e i trofei conquistati, anche un incontro impossibile da dimenticare: «Quello agli US Open nel 2022 contro David Goffin, quando al quinto set in svantaggio per cinque giochi a uno sono riuscito a ribaltare il risultato in una partita durata cinque ore». Al di là dei risultati, che importanza riveste oggi il look di un atleta? «Tanta fuori dal campo, a livello d’immagine e commerciale; nessuna in campo dove contano solo tecnica, gioco e vittorie». Italianità e italian style, l’identità unita a uno stile che Musetti definisce: «Qualcosa di bello che voglio preservare e che sono orgoglioso di mostrare specialmente in certe occasioni», come nell’incontro con Gael Monfils alle Olimpiadi, quando ha indicato al mondo la bandiera italiana stampata sulla polo.

Tra progetti e sogni da rincorrere cosa viene prima? «La miglior versione del Lorenzo giocatore e come uomo e padre è ciò cui più tengo», mentre non fa distinzioni tra Internazionali di Roma, Roland Garros e Wimbledon: «Il sogno è vincerli tutti». Diciannovesimo nel ranking Atp e secondo italiano nei best 20, nel 2023 ha raggiunto la quindicesima posizione; l’obiettivo è la top ten? «È uno dei traguardi, ma intanto penso a terminare bene la stagione e a far parte della squadra azzurra alla Final 8 di Coppa Davis».
(text by Stefano Guidoni)

Federico Cesari

Federico Cesari
Federico Cesari in camicia e tank
top in maglia Fendi

Romano classe ’97, Federico Cesari porta i suoi 27 anni su un gentile volto di uomo, ma noi lo abbiamo conosciuto quando era ancora un ragazzino nei panni di Martino nella serie Skam Italia: «Se ripenso a me stesso nella prima stagione mi sembra di essere una persona completamente diversa. Questo lavoro è un acceleratore di esperienze. Mi ha permesso di vivere tante vite e mi ha cambiato profondamente».

Il sogno, però, non è sempre stato fare l’attore. Nel 2023 infatti si laurea in medicina a Roma e fino a pochi anni fa pensava che avrebbe fatto il medico: «Avevo bisogno di collettività. Poi ho capito che recitare era la cosa che mi chiamava di più. Entrambi i lavori in fondo condividono la ricerca dell’umanità. Ho trovato il mio posto, ma non mi chiudo nessuna porta». Forse non lo vedremo in camice bianco, ma medicina e recitazione non si sono mai del tutto separate: nella serie tv Netflix Tutto chiede salvezza interpreta Daniele, che si risveglia in un ospedale psichiatrico senza ricordare perché.

A settembre è uscita la seconda stagione e Federico ha scoperto l’importanza dell’imprevedibilità: «Martino rispecchiava il vecchio me, mentre in Daniele rivedo le domande del mio presente. Grazie a lui mi sono frammentato per poi trovare nuove parti di me». Per il futuro, invece, si augura di uscire sempre più da se stesso: «In questo lavoro si rischia di diventare autoreferenziali, di chiuderci su di noi, ma le cose più belle accadono al di fuori del muro che ci costruiamo intorno».

Giorgio Scalvini

Giorgio Scalvini
Giorgio Scalvini indossa maglione Guess

Ha 20 anni, vive nel bresciano ed è uno degli astri nascenti del calcio italiano, nonché golden boy italiano 2023: «Ho iniziato grazie a mio padre e mio fratello maggiore, che vedevo sempre giocare a calcio. La mia famiglia mi ha aiutato molto. Ora comincio ad assaporare un sogno e la mia determinazione è aumentata». Il sogno si è fatto realtà: Giorgio Scalvini è oggi uno dei giovani più promettenti, grazie soprattutto alle prestazioni nell’Atalanta: «Tanti hanno creduto in me, dai dirigenti al mister e i compagni di squadra mi hanno accolto molto bene. Da loro cerco di imparare i trucchi del mestiere, dentro e fuori dal campo».

A ottobre 2023 approda all’Europa League e vince con un’incredibile prestazione: «È stato un sogno che si realizza, era difficile credere che fosse tutto vero. Per un ragazzo giovane come me arrivare a un traguardo così è già fantastico, ma sono sempre spronato a fare di meglio». Vola altissimo, ma rimane coi piedi per terra ed è supportato dagli amici più cari: «Sono fortunato perché gioco a meno di mezz’ora da casa mia. Vivo coi miei, sono nello stesso paese di sempre e ho i medesimi amici da quando sono piccolo. Ogni tanto è giusto staccare la spina e liberare la mente».

Dopo la sfortunata rottura del crociato sinistro, a giugno, che gli ha precluso l’Europeo con la nazionale, sta mettendo tutto se stesso per rientrare più forte di prima: «Sono molto fiducioso, ringrazio la mia ragazza e la mia famiglia per essermi stati vicini. Mi hanno dato la forza per reagire e rialzarmi».

In apertura Lorenzo Musetti indossa jeans Emporio Armani. Photos by Giampaolo Sgura, styling by Edoardo Caniglia. Hair: Kiril Vasilev @GreenApple. Make up: Letizia Morlè @GreenApple. Grooming for Lorenzo Musetti: Kilian Marin @GreenApple. Fashion contributor: Valentina Volpe. Styling assistants: Carolina Cervara, Emily Cervi, Jacopo Ungarelli.