Penn Badgley

Penn Badgley

I panni dell’inquietante protagonista della serie You iniziano a stare stretti a Penn Badgley: dopo tre anni passati nel buio di un’anima nera, l’attore statunitense sente che è arrivato il momento di dire addio allo psicopatico che lo ha portato al successo

di Michele Primi

Il lavoro più difficile per un attore è entrare nel ruolo in modo autentico e credibile, ma anche essere capace di uscirne e abbandonarlo al pubblico. Soprattutto quando si tratta di un personaggio come Joe Goldberg, protagonista di You, serie tratta dal romanzo di Caroline Kepnes, in streaming su Netflix dal 15 ottobre con la terza stagione: un trentenne newyorkese perfetto, bello, romantico e colto che lavora in una libreria, consiglia sempre la lettura giusta alle clienti e restaura volumi antichi (in un seminterrato che nasconde segreti) ma si rivela essere il simbolo della gelosia ossessiva e della mania del controllo, trasformandosi nel più empatico degli assassini.


Penn Badgley, nato a Baltimora nel 1986, ha interpretato questo lato oscuro della personalità maschile per tre anni e 30 episodi e ha finito per accettare Joe come una parte di sé: «Recitare vuol dire esplorare la capacità di comprendere la natura umana. Nella sua forma più pura è un’esperienza spirituale». Fin dal primo episodio di You (intitolato L’ultimo ragazzo gentile a New York), il personaggio di un sociopatico nascosto dietro alla delicatezza sentimentale di un intellettuale metropolitano ha catturato l’attenzione del pubblico in modo morboso. Secondo i dati di Netflix, la prima stagione di You è stata vista da 40 milioni di spettatori nel primo mese, la seconda è salita a oltre 54 milioni, i forum online sono stati invasi dalle discussioni su quanto fosse accettabile la spettacolarizzazione di quello che in fondo è uno stalker e Penn Badgley ha ricevuto migliaia di messaggi dai fan di Joe Goldberg.


Ha iniziato ad allontanarsi da lui nel momento stesso in cui provava a comprenderlo. «Cerco sempre un modo per identificarmi con lui», spiega raccontando la terza serie, in cui Joe ha lasciato New York per trasferirsi a Los Angeles, dove ha una famiglia, solo all’apparenza perfetta, con Love Quinn (interpretata da Victoria Pedretti). «La sua paura è universale, ma quello che fa per rispondere all’esigenza di sincerità è terribile. Il fatto che riesca a essere così sensibile e allo stesso tempo così tragico lo rende disturbante. È un personaggio che reclama la tua attenzione, non puoi sottovalutare quello che fa».

Quando ha letto la sceneggiatura di You, Penn Badgley veniva da sei stagioni del teen-drama Gossip Girl, una parte nel legal thriller Margin Call (2011) con Kevin Spacey e Demi Moore, il film biografico Greetings from Tim Buckley (2012) in cui interpreta Jeff Buckley e un ruolo da protagonista nel film indipendente The Paper Store (2016).


Per entrare nel personaggio ha praticato meditazione e studiato le tecniche di recitazione che rifiutano il Metodo Strasberg (creato negli anni Quaranta dal fondatore del Group Theatre di New York per spingere gli attori a esaminare la propria vita e i ricordi per entrare in contatto con la parte), seguite anche da Glenn Close e James Gandolfini e grazie alle quali «non devi sforzarti di pensare al personaggio perché sei già dentro di lui, indossi i suoi vestiti, vivi nella sua casa, reciti le sue parole scritte nel copione», spiega Badgley: «l’unica cosa che puoi fare è lasciare spazio alle emozioni e provare qualcosa per ciò che dici. Se sei sincero succedono cose meravigliose sul set».


Nella mente di Joe Goldberg niente è definito in modo chiaro. Sembra trascinato nella malvagità in modo inconsapevole, proprio mentre sta cercando di essere una persona migliore. «Non è un serial killer, non prova soddisfazione a compiere le sue azioni e inoltre colpisce persone inequivocabilmente cattive», racconta Badgley. «Gli piace controllare gli altri, ma la morte lo turba e non è in grado di accettarla. Attraverso i flashback della serie sappiamo che gli è stato negato il diritto basilare all’amore. Il mio lavoro come attore è renderlo umano».


Il tema lasciato aperto da You è: perché siamo così attratti da Joe e siamo così pronti a perdonarlo? «Tutti vorrebbero redimerlo, ma non è possibile», spiega Badgley: «io però credo nella bontà innata dell’essere umano. Le persone cattive non sono nate cattive. È sempre il risultato di circostanze, traumi ed esempi sbagliati. C’è umanità in tutti». Ha anche riflettuto su come vorrebbe eliminarlo: «mi chiedo quale sarebbe la fine giusta per lui. Nella vita reale andrebbe semplicemente in prigione, ma se davvero merita di soffrire, penso che soffrirebbe di più se avesse successo, magari scrivendo un libro, e poi rimanesse da solo per sempre a giudicare sé stesso». Intanto, non pensa di poter essere Joe Goldberg ancora a lungo: «È un ruolo estenuante. Vorrei interpretare un personaggio che trasmetta speranza. Nei film il mondo viene rappresentato in modo distopico e cupo, con un eroe pronto a salvare tutti. Ma credo sia giusto provare a esplorare la luce e non solo l’oscurità».

Nel servizio fotografico l’attore indossa abiti e accessori Ermenegildo Zegna XXX

Grooming: Jillian Halouska @The Wall Group