Il ricordo del futuro da Louis Vuitton
La collezione autunno-inverno 2025, realizzata a quattro mani da Pharrell Williams, direttore creativo della Maison, e Nigo, al timone di Kenzo, pesca piene mani dagli archivi dei due artisti cultori dello streetwear
La rappresentazione di un vasto archivio dai moduli compattabili fa da allestimento sulla passerella circolare che circonda una pedana sopraelevata dove al culmine è posizionata L’Orchestre du Pont Neuf che esegue la soundtrack molto variegata per lo show di Louis Vuitton autunno-inverno 2025: da “One-Winged Angel (Final Fantasy VII) di Nobuo Uematsu a tre canzoni prodotte ad hoc per l’occasione.

Questa stagione presenta anche un inedito in termini di design, la collezione è stata realizzata a quattro mani da Pharrell Williams, direttore creativo della Maison, e il giapponese Nigo, anch’egli al timone di un brand Lvmh, Kenzo, oltre che musicista, creativo, collezionista, produttore e chi più ne ha più ne metta. Si intitola “Remember the future” proprio perché la doppia visione guarda con un occhio alla grande raccolta di pezzi vintage di workwear del nipponico e con l’altro all’attitudine stylish di Williams, per dare vita un racconto a due voci sullo streetwear. Parola che da sempre fa rima con community. Quella fatta di persone nella realtà, immaginaria in questo caso, perché, nonostante i benevoli propositi dei due, la Maison francese non è ciò che si possa definire inclusiva, democratica o, più genericamente, per tutti, al contrario di quello che invece rappresenta il vero stile della strada.

In passerella c’è una esuberanza creativa al quadrato: due artisti appassionati di moda che oggi hanno l’onore e l’onere di poterla ideare. Il processo è la reinterpretazione di pezzi iconici sia della casa francese, ma soprattutto della storia delle sottoculture attraverso abiti pescati a piene mani dall’archivio di Nigo e Pharrell (alla fine in mostra nei moduli sulla passerella) e marchiate con il monogramma. Non il chore coat originale, ma quello replicato con logo LV, per capirci.

C’è poi il tailoring definito dandy streetwear, ma anche il chiodo di pelle (persino con il taglio a kimono), la rincorsa al kawaii giapponese, ma anche all’urban americano, e poi ovviamente il camouflage e il denim, declinati in ogni forma deluxe. Il risultato è però un’insieme di gadget, non una collezione. Tanti pezzi accattivanti, ognuno per qualcuno, probabilmente un clone dei due creativi che hanno anche stampato le loro facce stilizzate su capi e accessori. A pensarci bene, ricordano un altro volto, quello sui capi di The Bathing Ape, brand fondato proprio da Nigo nel 1993 e da lui diretto fino al 2013.