

Jonathan Anderson prende le redini di Dior: nuovo ordine, stesso rigore
Un solo nome, una visione globale: lo stilista nordirlandese è il primo, dai tempi di Monsieur Dior, a guidare tutte le collezioni della Maison. Una mossa che riscrive le gerarchie della moda contemporanea.
Il lusso oggi non cerca più soltanto bellezza: vuole coerenza, profondità, direzione. In questo scenario in rapida mutazione, Dior affida la sua intera immagine creativa a Jonathan Anderson, classe 1984, nordirlandese, fondatore del marchio JW Anderson e artefice della trasformazione di Loewe da casa storica di pelletteria a punto di riferimento estetico globale.
Anderson è stato nominato direttore creativo unico di Dior, assumendo la responsabilità delle collezioni uomo, donna e haute couture. Una centralizzazione di potere creativo che non si vedeva dai tempi del fondatore. Una scelta radicale, in controtendenza rispetto al frazionamento a cui ci aveva abituati il fashion system degli ultimi vent’anni.

Chi conosce il lavoro di Anderson sa che non si tratta solo di abiti, ma di costruzioni culturali. In più di dieci anni a Loewe, ha saputo rendere il brand spagnolo uno spazio d’indagine sul corpo, il desiderio, l’ironia e la forma. Un linguaggio preciso, colto, perfettamente consapevole del proprio tempo.
Ora, Dior scommette su quel bagaglio intellettuale per riscrivere la propria narrazione. E in un mondo che ha fame di identità, più che di tendenze, affidarsi a una visione unica è una mossa strategica tanto rischiosa quanto necessaria. Delphine Arnault, CEO di Dior, ha dichiarato di voler riportare l’unità sotto il segno di un’estetica moderna, ma rispettosa dei codici di Monsieur Dior.
Il debutto di Anderson è previsto per il 27 giugno 2025 durante la Settimana della Moda Uomo di Parigi, con la presentazione della collezione Dior Men Estate 2026. Non è un caso che si parta dall’uomo: l’universo maschile sarà il primo campo di prova per questo nuovo ordine creativo. Anderson, che ha sempre avuto un approccio sfumato al concetto di genere, sarà chiamato a definire una nuova virilità sartoriale, più colta, meno ostentata.
Ma il vero interesse sarà osservare la sua capacità di attraversare i confini — quelli tra generi, discipline, riferimenti — senza perdere il rigore. È lì che si gioca la scommessa: nella possibilità di tenere insieme couture e cultura pop, gesto sartoriale e provocazione intellettuale.