La hall dell'Ace Hotel di Shoreditch High Street, a Londra, dove abbiamo trascorso 4 giorni per raccogliere dai clienti racconti di vita e indirizzi insoliti (Mattia Balsamini)
Il quartiere di Shoreditch visto dal terrazzo dell’Ace (Mattia Balsamini)
Clienti al lavoro nella caffetteria dell’hotel (Mattia Balsamini)
Il bancone della caffetteria (Mattia Balsamini)
Scorcio di una camera. Anche le riviste sono acquistabili (Mattia Balsamini)
Gli indirizzi di Cohen R. Simpson. Nato 26 anni fa a Laurens, la cittadina in Carolina del sud «famosa solo per la schiavitù», Cohen, da giovane nero, dice di non essersi mai sentito parte della comunità. La sua lunga marcia l’ha portato fin qui, a un passo dal concludere un master alla London School of Economics (Mattia Balsamini)
Il primo indirizzo suggerito da Cohen è Sister Ray, in 75 Berwick St, gestito da due tizi di Brighton che si spacciano per amici di Nick Cave. Vendono vinili originali degli Who a 300 sterline (Mattia Balsamini)
Cohen acquista l'abbigliamento in Regent Street, da J-Crew, «il mio multimarca preferito. Amo le camicie di jeans giapponese, con collo alla coreana» (Mattia Balsamini)
Terzo suggerimento di Cohen: fare un salto nel bar per ciclisti Look mum no hands, in Mare Street (Mattia Balsamini)
Quarta tappa imperdibile secondo Cohen è il Jeffrye Museum, al 126 di Kingsland Road, un luogo tra antropologia e design con 11 stanze in cui sono riprodotti gli arredi di altrettante epoche storiche (Mattia Balsamini)
Gli indirizzi di Carola Pereira. 25 anni, Carola indossa una sorta di tuta da pilota disegnata e cucita da lei. Studia Textile design alla Central St Martin. Dice che Londra, negli 8 anni in cui ci ha vissuto, è diventata una città «davvero noiosissima» (Mattia Balsamini)
Secondo Carola, un buon indirizzo per acquistare sneakers è Sneakers N stuff, al 107 di Shoreditch High Street (Mattia Balsamini)
Secondo suggerimento di Carola: provare l'hamburger di manzo marinato e platano di Eastern Bloc (Mattia Balsamini)
Per una serata al ritmo di musica hip hop Carola suggerisce The Nest, nella zona di Dalston (Mattia Balsamini)
Carola suggerisce di provare il Breakfast club a Hoxton Square, dove assaggiare un bacon and banana sandwich (Mattia Balsamini)
Gli indirizzi di Tommy Clark. Tommy è il direttore commerciale di Hair Rehab London, azienda di prodotti cosmetici per capelli fondata da una sua ex compagna di scuola diventata star della Tv inglese: Lauren Pope. La lobby dell’Ace è il suo ufficio (Mattia Balsamini)
Per la notte, Tommy suggerisce l’atmosfera queer e friendly di The Glory, dove si esibisce la drag queen più famosa del mondo: Ru Paul (Mattia Balsamini)
Tommy compra abiti Givenchy e Vivienne Westwood da Closet Case, a Soho, dove fa acquisti anche Will.i.am quando è in città (Mattia Balsamini)
Per Tommy, l'indirizzo giusto per una cena è The Spring, all’interno della Somerset House, dove gustare il cocktail col gin all’olio d’oliva inventato dal barman (Mattia Balsamini)
Nonostante Tommy viva e lavori a Londra Est, sono pochi gli indirizzi che ama da questa parte della città. Uno di questi è Shoreditch Grind su Old Street, per bere un espresso-martini con vodka fatto come si deve (Mattia Balsamini)
Gli indirizzi di Joey Haines. Avrebbe potuto diventare principessa del foro. Poi Joey ha pensato alla vita degli avvocati, «pieni di soldi ma senza il tempo per spenderli», e ha deciso di fondare la sua società: The booking project. «Il mio mestiere è trovare testimonial per conto delle aziende e farle risparmiare sui cachet» (Mattia Balsamini)
Il primo indirizzo suggerito da Joey è Koenig Books, dove si trovano riviste di culto e libri d’arte (Mattia Balsamini)
Joey ama trascorrere la domenica tra le bancarelle del Borough Market, sotto il grattacielo The Shard di Renzo Piano, «per le ostriche, il bluecheese dello Yorkshire e per mangiare i sandwich al manzo marinato di Midday Munch, l’unico stand dove si fa la fila anche nei normali giorni feriali» (Mattia Balsamini)
Il terzo indirizzo suggerito da Joey è lo showroom made.com a Soho (Mattia Balsamini)
Nella hall del London Ace Hotel per farci guidare dagli ospiti alla scoperta di una metropoli inattesa
La hall dell’Ace Hotel di Shoreditch High Street, a Londra, dove abbiamo trascorso 4 giorni per raccogliere dai clienti racconti di vita e indirizzi insoliti (Mattia Balsamini)
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Il quartiere di Shoreditch visto dal terrazzo dell’Ace (Mattia Balsamini)
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Clienti al lavoro nella caffetteria dell’hotel (Mattia Balsamini)
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Il bancone della caffetteria (Mattia Balsamini)
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Scorcio di una camera. Anche le riviste sono acquistabili (Mattia Balsamini)
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Gli indirizzi di Cohen R. Simpson. Nato 26 anni fa a Laurens, la cittadina in Carolina del sud «famosa solo per la schiavitù», Cohen, da giovane nero, dice di non essersi mai sentito parte della comunità. La sua lunga marcia l’ha portato fin qui, a un passo dal concludere un master alla London School of Economics (Mattia Balsamini)
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Il primo indirizzo suggerito da Cohen è Sister Ray, in 75 Berwick St, gestito da due tizi di Brighton che si spacciano per amici di Nick Cave. Vendono vinili originali degli Who a 300 sterline (Mattia Balsamini)
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Cohen acquista l’abbigliamento in Regent Street, da J-Crew, «il mio multimarca preferito. Amo le camicie di jeans giapponese, con collo alla coreana» (Mattia Balsamini)
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Terzo suggerimento di Cohen: fare un salto nel bar per ciclisti Look mum no hands, in Mare Street (Mattia Balsamini)
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Quarta tappa imperdibile secondo Cohen è il Jeffrye Museum, al 126 di Kingsland Road, un luogo tra antropologia e design con 11 stanze in cui sono riprodotti gli arredi di altrettante epoche storiche (Mattia Balsamini)
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Gli indirizzi di Carola Pereira. 25 anni, Carola indossa una sorta di tuta da pilota disegnata e cucita da lei. Studia Textile design alla Central St Martin. Dice che Londra, negli 8 anni in cui ci ha vissuto, è diventata una città «davvero noiosissima» (Mattia Balsamini)
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Secondo Carola, un buon indirizzo per acquistare sneakers è Sneakers N stuff, al 107 di Shoreditch High Street (Mattia Balsamini)
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Secondo suggerimento di Carola: provare l’hamburger di manzo marinato e platano di Eastern Bloc (Mattia Balsamini)
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Per una serata al ritmo di musica hip hop Carola suggerisce The Nest, nella zona di Dalston (Mattia Balsamini)
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Carola suggerisce di provare il Breakfast club a Hoxton Square, dove assaggiare un bacon and banana sandwich (Mattia Balsamini)
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Gli indirizzi di Tommy Clark. Tommy è il direttore commerciale di Hair Rehab London, azienda di prodotti cosmetici per capelli fondata da una sua ex compagna di scuola diventata star della Tv inglese: Lauren Pope. La lobby dell’Ace è il suo ufficio (Mattia Balsamini)
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Per la notte, Tommy suggerisce l’atmosfera queer e friendly di The Glory, dove si esibisce la drag queen più famosa del mondo: Ru Paul (Mattia Balsamini)
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Tommy compra abiti Givenchy e Vivienne Westwood da Closet Case, a Soho, dove fa acquisti anche Will.i.am quando è in città (Mattia Balsamini)
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Per Tommy, l’indirizzo giusto per una cena è The Spring, all’interno della Somerset House, dove gustare il cocktail col gin all’olio d’oliva inventato dal barman (Mattia Balsamini)
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Nonostante Tommy viva e lavori a Londra Est, sono pochi gli indirizzi che ama da questa parte della città. Uno di questi è Shoreditch Grind su Old Street, per bere un espresso-martini con vodka fatto come si deve (Mattia Balsamini)
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Gli indirizzi di Joey Haines. Avrebbe potuto diventare principessa del foro. Poi Joey ha pensato alla vita degli avvocati, «pieni di soldi ma senza il tempo per spenderli», e ha deciso di fondare la sua società: The booking project. «Il mio mestiere è trovare testimonial per conto delle aziende e farle risparmiare sui cachet» (Mattia Balsamini)
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Il primo indirizzo suggerito da Joey è Koenig Books, dove si trovano riviste di culto e libri d’arte (Mattia Balsamini)
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Joey ama trascorrere la domenica tra le bancarelle del Borough Market, sotto il grattacielo The Shard di Renzo Piano, «per le ostriche, il bluecheese dello Yorkshire e per mangiare i sandwich al manzo marinato di Midday Munch, l’unico stand dove si fa la fila anche nei normali giorni feriali» (Mattia Balsamini)
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Il terzo indirizzo suggerito da Joey è lo showroom made.com a Soho (Mattia Balsamini)
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Dalle 9 alle 19 nessuno parla con nessuno, nella lobby dell’Ace hotel di Shoreditch High Street, Londra. Ma non c’è silenzio. Piuttosto, vibra a tono basso il bradisismo di decine di persone al lavoro: ventiquattro intorno al lungo tavolo davanti alla reception. Gli altri sui divani, in un rispettoso non considerarsi minimamente, dita sui computer, suoni che ronzano in cuffia, telefonate iniziate dentro e finite fuori.
Non sono ospiti dell’albergo, ma succhiatori di wi-fi. Non parassiti quanto organismi simbiotici, visto che è regola dell’hotel tener viva la lobby accogliendo la classe creativa del quartiere, come parallelamente è buon costume delle cameriere non imporre mai una consumazione. Finché poi, alle 19,01, attacca il deejay e il flusso di lavoro si trasforma in fluido di drink bevuti in piedi, il ristorante Oi Polloi si riempie, col suo menu fatto di carta di giornale e l’editoriale in ultima pagina. Al piano di sotto uomini nudi leggono racconti (è il Naked man reading club, che si riunisce il mercoledì sera nella discoteca dell’Ace). Mentre nelle camere più costose qualcuno sta suonando la Takamine acustica che in diverse stanze si trova appesa al muro, perfettamente accordata (“la mano sinistra è ciò che sai, la destra ciò che sei” c’è inciso sulla cassa armonica) e acquistabile per 600 sterline. Così come acquistabile è il giradischi analogico e i vinili della Motown impilati di fianco al letto. Mentre ormai non c’è nulla da fare per il fondatore di Ace Hotel Alex Canderweell, che il 14 marzo di un anno fa ha bevuto e fumato crack fino ad ammazzarsi proprio in una di queste suite da 300 sterline, faccia nel cuscino, riccioli neri dappertutto e “una bottiglia rotta di brandy usata come pipa”, hanno scritto le cronache del giorno dopo.
La lobby dell’Ace però, dove abbiamo trascorso 4 giorni osservando stantuffare un pezzo della sala macchine che tiene in moto Londra, è quanto di più lontano dall’idea di dissoluzione si possa immaginare. Chakir ed Eva ad esempio hanno un pacchetto di Marlboro tra le gambe ma per ore non ne fumano neppure una, e tantomeno alzano gli occhi dai loro Asus, impegnati nel ruolo di neotraghettatori a cavallo della Manica: «Troviamo casa, lavoro e divertimenti alle migliaia di francesi che vogliono trasferirsi qui», racconta Chakir, che cerca convenzioni per far provare ai connazionali il pub-crawl: un tour “bar to bar” per sole 10 sterline, dal riscaldamento al Trapeze fino alle 5 del mattino al Club Gago. Di fianco a loro c’è Augustin, regista, che sta aspettando per un colloquio di lavoro un potenziale assistente: «È in ritardo di 15 minuti, non lo assumerò mai», dice, lui che ha bisogno di gente che non sgarra per i documentari gonzo che gira con le band della scena surf-trash. Poi c’è Claire Fouché, che ha fondato una startup di gioielli africani in legno di Jacaranda. O Amy, che si occupa di uguaglianza e diritti del lavoro delle donne inglesi. Bisogna salire solo tre gradini per entrare in questa hall e incontrarli tutti. Il concierge, col cappellino da baseball in testa, sorride e dice: buonasera. E benvenuti.