

Benessere autentico, un viaggio attraverso corpo, mente e anima
Il benessere autentico non è una meta da raggiungere, ma un modo di vivere. Serve disciplina, sì, ma anche dolcezza. Serve ascolto, umiltà, presenza. Quando impariamo a metterci al centro della nostra vita, tutto inizia a cambiare. Ecco come fare
In un’epoca in cui si parla sempre più di benessere, è fondamentale uscire da un approccio riduttivo e riscoprire la nostra natura complessa. Non siamo fatti solo di corpo fisico e non è sufficiente concentrarsi su estetica, allenamenti e funzionalità per poter davvero dire di «stare bene». Perché «il vero benessere coinvolge anche la mente e soprattutto l’anima – ci racconta Valentina Delise, life coach e creatrice del metodo “Esercizi di Felicità” -. È su questi tre livelli che occorre lavorare per ottenere un equilibrio duraturo». Come iniziare? L’estate può essere davvero il momento migliore per fare il punto. Perché, certo, passando del tempo all’aria aperta durante le vacanze tutti hanno modo di scaricare stress, adrenalina, tensioni accumulate. Ma non basta. «Spesso ci concentriamo sul corpo ignorando ciò che accade dentro di noi. Eppure, ogni sintomo fisico può essere il linguaggio dell’anima che cerca di comunicarci un disagio. In questi casi, il primo passo non è necessariamente una medicina, ma l’ascolto – specifica Delise-. Fermarsi, respirare profondamente, bere un bicchiere d’acqua e riconnettersi con sé stessi per almeno cinque minuti può fare una grande differenza». La chiave, insomma, è imparare ad ascoltarsi prima di reagire.
Per il benessere la mente presente fa la differenza
Il vero cambiamento non avviene nella quantità di ciò che facciamo – quanto tempo ci alleniamo, quanto tempo stiamo in compagnia, quanto lavoriamo – ma nella qualità della nostra presenza. «Per esempio, un esercizio fisico fatto con consapevolezza – sentendo ogni muscolo, ogni movimento – è molto più efficace di uno svolto in modo distratto. Questo vale per qualsiasi attività, anche scrivere al computer. Quando siamo pienamente presenti, stiamo già meditando». Il concetto è chiaro: la nostra mente per abitudine tende a fuggire nel passato o nel futuro, ma il presente è l’unico spazio in cui possiamo davvero vivere. «Se la mente vaga continuamente, a fine giornata ci sentiamo svuotati, ed ecco perché siamo sempre stanchi e stressati – continua la life coach-. Per rallentare i pensieri serve un lavoro interiore: bisogna andare a sciogliere blocchi, nodi e credenze limitanti».

Il Diario della Felicità: uno strumento quotidiano per il benessere
Un percorso pratico e concreto per riconnettersi con sé stessi è il “Diario della Felicità”, un programma, ideato da Delise, con esercizi quotidiani da svolgere per sei mesi ogni mattina e sera. Bastano pochi minuti per annotare tre cose per cui essere grati – diverse ogni giorno – e concludere con la frase: “La mia giornata sarebbe stata ancora più bella se…”. Qual è il vantaggio di questo (solo apparentemente) semplice esercizio? «Il diario, se fatto quotidianamente, aiuta a scardinare convinzioni limitanti e a reimparare a vedere la vita attraverso una lente di bellezza, anziché di lamentela. Le frasi affermative come “Io sono felice” o “Io ho fede” aiutano a riprogrammare la mente e a risvegliare il pensiero positivo», afferma Delise. Il diario non è l’unico strumento che permette di ribaltare la prospettiva perché questo percorso individuale può essere affiancato, per esempio, da sessioni di gruppo di tre ore e mezza. Si svolgono in piccoli cerchi, spesso iniziando dal silenzio: in un clima di ascolto e rispetto, chi lo desidera può condividere un proprio dolore: «Guardarsi negli occhi, sostenersi e sentirsi visti dà il via a processi di profonda trasformazione».
La differenza con l’approccio analitico
Non è necessario raccontare tutta la propria vita: a volte basta uno sguardo o una frase per smuovere emozioni sepolte. Ed è questa anche la differenza tra il metodo proposto da Delise e una seduta analitica: mentre lo psicologo lavora sulla mente «questo approccio agisce su cuore e anima. È diretto, profondo, va subito alla radice e spesso anche più veloce. Ma il lavoro va fatto in prima persona, con umiltà, per chiedere aiuto, coraggio per affrontare il dolore e desiderio, senza il quale nulla si muove». Sono questi i tre elementi imprescindibili per iniziare un percorso che Delise ha messo a punto dopo una prima esperienza con le costellazioni familiari, poi approfondita con corsi in Germania, reiki, tecniche di mindfulness e ipnosi regressiva – tutti strumenti che aiutano ad accedere a una consapevolezza più profonda e a sciogliere ciò che ci blocca. L’approccio integra anche movimenti consapevoli, come la danza dei “5 ritmi” di Gabrielle Roth o la meditazione dinamica ispirata a Gurdjieff. Il corpo diventa il veicolo della trasformazione: attraverso il movimento, si torna a sentire, a vivere.

Respirare, rallentare, arrendersi è il nuovo mantra
Una delle pratiche più semplici e potenti per cominciare qualsiasi percorso di miglioramento del nostro benessere è lavorare sul respiro. Spesso viviamo in apnea, costantemente in tensione. In pratica, non respiriamo davvero bene. Il mantra alla base di tutto è «rallentare e arrendersi» che va un po’ in controtendenza rispetto al classico «spingi, combatti e conquista», spesso presente anche nei percorsi di coaching classico. Il punto di partenza qui è chiaro: prima di correre, bisogna fermarsi e osservare.
Felicità e dolore: due volti della stessa medaglia
E, poi, c’è un altro aspetto da affrontare prima di parlare di benessere a 360 gradi: il rapporto che abbiamo con il dolore. «Viviamo in una cultura che esalta la felicità, ma che rifugge il dolore. In realtà, entrambe le emozioni hanno un ruolo e un tempo – precisa Delise -. Se il dolore è costante, diventa sofferenza cronica e malsana. Ma se lo si attraversa consapevolmente, può trasformarsi. La rabbia, per esempio, spesso nasconde un amore ferito. Accoglierla significa liberarsi”. Alla base c’è la “legge della compensazione” secondo la quale «per ogni picco di gioia vissuto senza radicamento, può seguire un vuoto o un dolore. Solo se sentiamo la felicità nel corpo, in profondità, questa può diventare stabile».