Geometrie umane: l’estetica radicale di Samuel Ross

Geometrie umane: l’estetica radicale di Samuel Ross

di Paolo Briscese

Dal ready-to-wear concettuale alle sculture pubbliche, fino alla direzione artistica della London Design Biennale 2025: Samuel Ross incarna una nuova etica del progetto

Dalla moda all’arte, dal design industriale all’orologeria con Hublot – brand di cui è Ambassador dal 2020, passando per architettura e scultura urbana, Samuel Ross ha costruito una delle visioni più potenti, etiche e militanti del nuovo millennio. Classe 1991, britannico di origini caraibiche, cresciuto tra sobborghi postindustriali, è uno dei creativi più influenti della sua generazione. Grazie alla sua estetica-radicale, materica e spirituale- attraversa confini disciplinari e culturali, trasformando ogni progetto in una dichiarazione politica. Lo abbiamo incontrato.

courtesy Hublot

Samuel, la tua carriera attraversa moda, arte, design industriale e architettura. Qual è il filo conduttore del tuo lavoro? 

Nel mio percorso creativo, la cifra distintiva è l’unione di materiali industriali grezzi con tecniche artigianali tradizionali. L’asimmetria e la trasformazione dei materiali attraverso processi compositi e metodi manuali sono elementi ricorrenti del mio linguaggio visivo. Le forme angolari pronunciate che uso, richiamano tanto la forma umana quanto le molteplici facciate architettoniche che incontriamo ogni giorno, diventando così una sorta di firma stilistica.

Come definiresti il tuo linguaggio progettuale? 

Vivo. Affilato. Non filtrato…

Il tuo approccio è spesso paragonato al brutalismo. Ma c’è anche una sensibilità poetica, quasi spirituale, nelle tue forme. Da dove viene? 

Il brutalismo è parte integrante della mia esperienza, certo. Allo stesso modo, i blocchi di case vittoriane hanno segnato il mio sguardo, in particolare per la loro matericità. L’introspezione e la spiritualità fanno parte di ogni essere umano; sono una forza silenziosa ma onnipresente che filtra in ogni forma espressiva. Credo che l’arte, soprattutto quella applicata come la moda, sia lo strumento migliore per tradurre l’interiorità in forma.

courtesy Hublot

Parli spesso di una nuova etica del design. Come la immagini? 

Le arti possono essere un catalizzatore se mettiamo le competenze degli artisti al servizio della comunità, della politica, del commercio. La mia visione cerca di creare una connessione più profonda tra le persone e l’ambiente che abitano. Etica significa pensare a chi produce, a chi usa e a chi verrà dopo. Non basta rispondere alla domanda: bisogna anticiparla.

Con A-COLD-WALL (oggi acquisito da Tomorrow Ltd N.d.R.) hai ridefinito lo streetwear. Cosa rappresenta oggi, dopo dieci anni? 

Dopo premi, negozi fisici e collaborazioni, sento che quell’epoca ha raggiunto il suo apice. Con SR_A, ho aperto un nuovo capitolo. E’ una realtà più matura, trasversale, connessa al futuro.

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Con il tuo studio SR_A hai ridefinito il design industriale. Qual è la sua direzione oggi?

SR_A si muove su due binari. Il primo è l’atelier: due collezioni all’anno, materiali preziosi, una ricerca estetica sofisticata e un forte focus sull’artigianato, abbigliamento, orologi, profumi, pelletteria. Il secondo è la linea access: capi funzionali, silhouette essenziali, materiali organici. È una riflessione sulla vita moderna, sull’equilibrio tra espressione e utilità. Due anime diverse, ma complementari.

Lavori anche su progetti urbani?

È una progressione naturale. Con Hublot ho co-progettato la loro futura manifattura in Svizzera, dove i miei codici formali si traducono in elementi architettonici. La costruzione sarà completata tra il 2026 e il 2027. Parallelamente, ho realizzato sculture pubbliche permanenti a Miami e Londra. E ora, come direttore artistico della London Design Biennale 2025, continuo a esplorare lo spazio dove l’arte incontra la funzione.

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Con Hublot hai anche firmato un progetto nell’orologeria di alta gamma

Si tratta di un progetto molto sfidante. Abbiamo spinto i limiti del titanio, della fibra di carbonio, delle tecniche di perforazione. I tourbillon SR_A 1.0, 2.0 e 3.0 sono tre atti di una narrazione materiale e concettuale: raccontano un luogo, una tensione, una trasformazione. Ogni modello migliora il precedente, anche nei dettagli tecnici come la fibbia brevettata del 3.0.

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Le tue opere sono esposte in gallerie come White Cube e Friedman Benda, e fanno parte di collezioni permanenti in musei prestigiosi. Qual è la tua relazione con l’arte? Quando un oggetto diventa arte?

Sono un artista: l’arte è come il respiro. Quando forma e funzione coincidono con lo spirito, il confine si dissolve. È lì che nasce qualcosa di vero.

Con il Black British Artists Grants Programme promuovi la diversità creativa. Perché è importante? 

Sono Black British. Voglio sostenere altri artisti e designer della diaspora. Il programma vuole garantire che i loro pensieri e le loro realtà siano ascoltati e valorizzati. In cinque anni abbiamo supportato oltre cinquanta artisti molti dei quali hanno esposto alla Tate Britain, altri rappresentano il Regno Unito alla Biennale di Venezia. Continueremo a farlo. 

courtesy Hublot

Molti ti considerano un erede di Virgil Abloh. Che tipo di scambio o influenza c’è stata tra voi? 

Virgil era un caro amico, fratello e mentore. 

Se dovessi riassumere la tua filosofia progettuale? 

È un’opera e un universo di vita. Dedicata all’artigianato, alla mobilità sociale e all’espressione.