

Refik Anadol sta cambiando il modo in cui vediamo la realtà digitale
Il pioniere della data art inaugura Dataland a Los Angeles, firma installazioni immersive da Bilbao a Davos e trasforma un gol di Messi in arte algoritmica
Nel cuore pulsante di Los Angeles, tra la Walt Disney Concert Hall e il Broad Museum, sta per sorgere Dataland. Non è un museo nel senso tradizionale, ma una vera e propria immersione nell’universo di Refik Anadol, l’artista che ha fatto dei dati il suo materiale d’elezione e dell’intelligenza artificiale la sua tavolozza.
Il complesso, progettato in collaborazione con Frank Gehry e lo studio Gensler, sorgerà all’interno di The Grand LA, un centro culturale d’avanguardia sostenuto da un investimento da un miliardo di dollari.
Nato a Istanbul nel 1985 e oggi tra le figure più influenti della scena dell’arte contemporanea, Anadol non dipinge, non scolpisce, non fotografa. Interpreta, rielabora e reinventa: prende dati – ambientali, architettonici, biometrici – e li trasforma in forme viventi, in paesaggi astratti, in emozioni algoritmiche. È un pioniere della data painting e della AI art, un alchimista digitale che ha conquistato i musei, le metropoli e persino Davos.
Le sue opere, come Machine Hallucinations, Glacier Dreams e Winds of Yawanawá, sono state esposte in oltre 70 città nel mondo, dal MoMA alla Serpentine Gallery, passando per Sphere di Las Vegas e Art Basel.
L’arte come sistema nervoso digitale
Il suo linguaggio è complesso, ma il messaggio è immediato: la tecnologia può essere profondamente umana. Le sue installazioni sono esperienze sensoriali totali, che usano luci, suoni e persino odori per coinvolgere il visitatore. Non a caso, Dataland, la sua opera più ambiziosa (inaugurazione prevista per fine 2025), sarà anche il primo museo al mondo interamente dedicato all’arte generata dall’intelligenza artificiale, in collaborazione con Frank Gehry, che ha progettato lo spazio.
Non si tratterà solo di esporre: ogni opera sarà viva, in continua trasformazione, alimentata da flussi di dati in tempo reale. Un nuovo tipo di paesaggio, in cui lo spettatore non osserva, ma entra, partecipa, sente.
Tra le novità annunciate per l’apertura: un’opera olfattiva basata sull’analisi molecolare dei venti amazzonici e una sala dedicata all’intelligenza artificiale climatica.

Dal Guggenheim a Messi: quando l’AI racconta il mondo
Nel frattempo, Anadol non si ferma. Nel 2025 ha firmato la spettacolare installazione Living Architecture: Gehry al Guggenheim di Bilbao: una reinterpretazione dinamica del museo stesso, creata elaborando 35 milioni di immagini d’archivio con un modello di AI addestrato sull’architettura. È arte che respira con lo spazio in cui si trova, che trasforma il tempo e la memoria in materia visiva.

Ma sa anche parlare alle masse. A giugno 2025 ha presentato, insieme a Lionel Messi, A Goal in Life, un’opera-scultura AI costruita a partire dai dati biometrici del campione durante la finale di Champions League del 2009. Una forma astratta, pulsante, generata da un momento preciso della storia del calcio. L’opera sarà battuta all’asta da Christie’s, con i proventi destinati a UNICEF e alla Inter Miami Foundation.

Visionario, ma con radici etiche
Anadol non è solo un artista. È anche un attivista del futuro dell’arte. Interviene spesso sul tema della trasparenza nell’uso dei dati, della sostenibilità, dei diritti degli artisti nell’era dell’AI. Ha recentemente sostenuto pubblicamente licenze creative più eque e l’adozione di modelli open-source, per evitare che l’arte generativa diventi un Far West privo di regole.
Nel 2023 ha rifiutato collaborazioni con piattaforme che non garantivano la tracciabilità dei dati utilizzati per addestrare i modelli AI, dichiarando: “L’intelligenza artificiale deve essere anche intelligenza etica.”
Nel 2025 è stato incluso nel TIME100 AI Impact Awards, riconosciuto come uno dei quattro protagonisti mondiali dell’intelligenza artificiale. Un riconoscimento che non celebra solo la sua estetica, ma anche la sua visione culturale: quella di un’arte che non si limita a rappresentare il mondo, ma che lo codifica, lo sente, lo reimmagina.