

10 videoartisti che dovresti conoscere adesso per capire dove sta andando l’arte oggi
Da Bill Viola a Bruce Nauman, da Steve McQueen a Hito Steyerl: scopri alcuni tra i più importanti video artisti di sempre.
Hanno rivoluzionato il linguaggio della videoarte con opere che hanno influenzato e continuano a influenzare intere generazioni. Stiamo parlando di alcuni tra i più importanti videoartisti di sempre. Da Bill Viola a Christian Marclay, da Pipilotti Rist a Steve McQueen: abbiamo selezionato alcuni tra i più importanti videoartisti, per l’impatto l’impatto culturale, l’innovazione tecnica e la rilevanza critica che ha avuto la loro ricerca.
Bill Viola
Definito il maestro per antonomasia della videoarte, Bill Viola (1951, New York) vive e lavora a Long Beach, in California. Viola è noto non solo per le sue opere di grandi dimensioni, ma anche per aver padroneggiato con maestria gli aspetti della luce e del tempo nelle tecnologie video, come time-lapse e slow motion. Le opere di Viola utilizzano spesso un’estrema ripresa al rallentatore, che permette allo spettatore di cogliere sottigliezze visive. “La macchina fotografica è l’incarnazione di un occhio sempre aperto. Può insegnarci a vedere in profondità, che è l’essenza di tutte le pratiche spirituali. Per me, la tecnologia è in definitiva una forza spirituale e una parte del nostro essere interiore”, spiega l’artista. I suoi interventi nel ritmo della narrazione raffigurata, conferiscono alle sue opere un significato simbolico che rimanda alla nascita, alla vita, alla morte o al rinnovamento.
Stan Douglas
Stan Douglas (1960, Vancouver) vive attualmente tra Vancouver e Los Angeles. La sua ricerca intreccia eventi autentici con narrazioni di fantasia. Nella sua pratica artistica, utilizza tecnologie innovative, come app per dispositivi mobili, simulazioni di realtà virtuale, cinema dal vivo o produzioni teatrali. I diversi temi trattati nelle sue opere permettono al pubblico di osservare criticamente i media e il modo in cui questi plasmano la nostra comprensione della realtà. Per le sue indagini sulla memoria culturale e collettiva, Douglas utilizza fonti della cultura pop ed eventi storici. Douglas rielabora eventi storici, spesso marginali o trascurati, creando narrative alternative che mettono in crisi la versione ufficiale del passato, come ad esempio “Hastings Park” (1995) dove ha ricostruito la detenzione dei giapponesi-canadesi durante la Seconda Guerra Mondiale. Anche se concettualmente densa, la sua videoarte è visivamente coinvolgente e tecnicamente impeccabile. Riesce a coniugare rigore intellettuale e forza estetica.
Candice Breitz
La video artista e fotografa Candice Breitz (1972, Johannesburg) vive e lavora tra Città del Capo, in Sudafrica, e Berlino. Nel suo lavoro Breitz riflette sull’impatto dei media tradizionali sulla stabilità dell’identità umana. Sia la sua videoarte che la sua fotografia indagano il modo in cui una comunità, che si tratti di una famiglia o di una nazionalità di appartenenza, definisce chi diventiamo nella vita.Con la sua opera approfondisce il significato dell’ “identità umana”. In questo modo massimizza la visibilità della rappresentazione diseguale della comunità nera, un tema fortemente legato al suo paese d’origine. I suoi video spesso presentano attori di Hollywood, che grazia alla sua sensibilità e capacità espressiva rende spesso figure ambigue, la cui identità fa attrito tra il loro lavoro come attori e la loro vera esistenza.
Bruce Nauman
Bruce Nauman (1941, Fort Wayne, USA) è una figura fondamentale dell’arte concettuale e della performance, e il suo contributo alla videoarte è radicale e pionieristico. È stato tra i primi artisti a usare il video non come mezzo per raccontare storie, ma come strumento di esplorazione psicologica, linguistica e spaziale. Nauman usa spesso il proprio corpo come soggetto e mezzo espressivo, esplorando gesti ripetitivi, movimenti minimi e stati psicofisici estremi. Il suo corpo diventa strumento concettuale, quasi “materia” da modellare. Tra le sue opere più famose è da citare “Walking in an Exaggerated Manner Around the Perimeter of a Square” (1967–68) dove il video mostra l’artista mentre cammina dentro al suo studio lunga delle strisce sul pavimento con dei passi cadenzati e metodici: un gesto semplice che diventa carico di tensione, controllo e assurdità. I suoi video vogliono scuotere, disorientare, costringere a pensare.
Steve McQueen
Steve McQueen (1969, Londra) è un artista e regista britannico di origine caraibica. Prima di diventare celebre come regista cinematografico (vincitore dell’Oscar per 12 Years a Slave nel 2014), McQueen è stato, e continua ad essere, uno dei più importanti videoartisti contemporanei. I suoi lavori video affrontano razzismo, trauma e identità, spesso legati alla sua terra d’origine, i Caraibi. Ne è un esempio il video Caribs’ Leap (2002) dove sono ripresi degli uomini che si gettano in mare, allusione al suicidio di massa degli indigeni caraibici, espressione della storia coloniale, della violenza e resistenza che quel popolo ha subito. O potremmo citare anche l’opera più recente Ashes (2014): è un’installazione a doppio schermo, da un lato si vede un giovane ragazzo caraibico in barca, pieno di vita; dall’altro, il racconto della sua tragica morte violenta. Steve McQueen è presenta – dal 15/06 al 16/11/25 – al museo Schaulager Basel – The Laurenz Foundation, con la mostra Bass. Specificamente in sintonia con l’architettura dello Schaulager, Bass trae ispirazione in larga parte dal vivo interesse dell’artista per l’effetto della luce, del colore e del suono sulla nostra percezione fisica dello spazio e del tempo.
Pipilotti Rist
Pipilotti Rist (1962, Grabs, Svizzera) è considerata una delle pioniere della videoarte sperimentale e delle installazioni multimediali. Ha iniziato la sua carriera artistica con video monocanale, per poi passare a installazioni immersive e audiovisive di grandi dimensioni. L’approccio di Rists alla new media art è caratterizzato da proiezioni caleidoscopiche, che trasformano lo spazio espositivo in un ambiente vibrante e coinvolgente. Nelle sue opere esplora frequentemente il rapporto tra natura, tecnologia e corpo umano. Le sue opere video si basano spesso su scenari che ci seducono con messaggi sovversivi sulla vulnerabilità umana, il piacere e la femminilità. Attingendo a un background in graphic design, TV e temi pubblicitari, i suoi malinconici video commentano con ironia la cultura consumistica e popolare attraverso immagini suggestive, narrazioni ambigue e un tocco di voyeurismo.

Douglas Gordon
Douglas Gordon (1966, Glasgow) è un artista multimediale il cui lavoro comprende video, film, installazioni, sculture e fotografie. Il suo lavoro indaga dicotomie, come bene contro male, ma anche altri tipi di contrasti per far scaturire reazioni non prevedibili. Oltre a esplorare le dinamiche tra gli opposti, il lavoro di Gordon si sposta da temi come il riconoscimento, la ripetizione, il tempo e la memoria. In una delle sue opere più famose, 24-Hour Psycho (1993) l’artista rivisita il film degli anni ’60 di Alfred Hitchcock, solo che ora la sua durata è estesa a 24 ore. Un’altra opera molto conosciuta è “Zidane: A 21st Century Portrait” (2006), che Gordon realizza insieme a Philippe Parreno: consiste in riprese incentrate sul calciatore Zinedine Zidane durante una singola partita, con 17 telecamere che lo seguono in tempo reale.
Christian Marclay
Christian Marclay (1955, California) è un artista multimediale che fonde arte e opere audio. Marclay è noto soprattutto per aver trasformato suoni e musica in installazioni visibili e fisiche. Lavora spesso con il concetto di tempo non lineare, destrutturato, grazie all’utilizzo di frammenti di film, musica e cultura popolare per creare sempre nuove narrazioni. Esplora e sperimenta le possibilità delle registrazioni audio, ottenendo un riconoscimento mondiale con la sua installazione del 2010 The Clock. L’opera consiste in un montaggio di immagini televisive e cinematografiche di migliaia di orologi in un unico video, in cui tutti gli orologi sono disposti in modo da mostrare l’ora esatta. Vero capolavoro di montaggio temporale, The Clock è una riflessione sulla nostra ossessione per il tempo. Lo spettatore è catturato in un’esperienza immersiva e ipnotica, in cui la narrazione cinematografica diventa un orologio perfetto, ma anche un commento sulla nostra vita scandita dagli orari. L’opera ha ricevuto il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 2011.
Francis Alÿs
Francis Alys (1959, Anversa) è un artista interdisciplinare che si occupa di video, fotografia e forme espressive legate ad azioni partecipative che coinvolgono, a volte, intere comunità. Nelle sue opere, Alÿs rappresenta una varietà di temi geopolitici con una qualità poetica ed empatica molto forte. Ogni opera visiva è ambientata in una diversa regione geografica, dove collabora con la comunità locale. Le sue opere spesso nascono da azioni semplici o gesti ripetitivi che assumono significati complessi attraverso il contesto urbano, politico o simbolico. Tra le sue prime opere Paradox of Praxis I (Sometimes Doing Something Leads to Nothing) del 1997 che vede l’artista spingere un blocco di ghiaccio per le strade di Città del Messico fino a che non si scioglie completamente. Metafora del lavoro inutile e dell’assurdo, è da interpretare come una storia minima di resistenza silenziosa.
Joan Jonas
Nota per i suoi video performativi degli anni ’60 e ’70, Joan Jonas (1936, New York) ha svolto un importante ruolo femminista nella videoarte, veicolando l’identità femminile attraverso i ruoli che assumeva davanti alla telecamera. Le sue performance dinamiche, per le quali indossava costumi e maschere, erano permeate da un simbolismo stratificato che si intensificava grazie alla ripresa video. Narrazioni mitiche e poetiche, le sue opere video reinterpretano miti antichi, leggende, fiabe e testi letterari, unendoli a gesti e immagini contemporanee. Tra le sue opere più citate, Vetical Roll (1972) dove l’artista si riprende mentre esegue una performance, ma il video è disturbato da un verticale rolling (difetto tipico dei vecchi televisori) che crea una discontinuità visiva. Il video è considerato tra le opere chiave della videoarte femminista.
Hito Steyerl
L’artista tedesca Hito Steyerl (1966, Monaco di Baviera) è considerata una delle artiste e teoriche più influenti della scena contemporanea perché ha ridefinito il ruolo della videoarte nel contesto politico e tecnologico attuale. La sua importanza si fonda su una combinazione di diverse esperienza professionali. Molto attiva come scrittrice di saggi e testi teorici, insegna in diverse Accademie e, non ultimo, è un’attivista. Steyerl indaga come le immagini e le tecnologie digitali plasmano la realtà, il potere e la sorveglianza. Le sue opere mostrano che le immagini non sono solo rappresentazioni, ma strumenti di controllo e manipolazione economica. Le sue opere toccano diverse stili e ambiti espressivi: dal documentario alla fiction, dalla performance all’animazione 3D. I suoi video spesso mescolano saggistica e immaginazione, creando narrazioni ibride potenti e poetiche.