Un salone “diverso” che ha per tema la differenza. Prima di tutto, rispetto all’omologazione. Ecco perché andarci

Parlare di editoria indipendente significa parlare di una diversità. E proprio questo tema è il filo conduttore di Book Pride, la fiera nazionale dell’editoria indipendente che inaugura il 27 marzo a Milano. Perché i suoi linguaggi, i suoi generi letterari, i suoi lettori e i suoi autori sono altro rispetto all’omologazione: sono invitati d’onore la sperimentazione, il meticciato culturale e linguistico e le produzioni stesse, in vista della ricchezza culturale. Basti pensare che la manifestazione si svolge all’insegna di un verso di Sandro Penna che suona così:

Felice chi è diverso. Essendo egli diverso. Ma guai a chi è diverso. Essendo egli comune

Tre giorni di incontri in giro per la città. Ecco perché andarci.

-La bibliodiversità. Dai lavori sperimentali di Nanni Balestrini, che trovano spazio in Ut pictura poiesis, una mostra dentro la fiera con Achille Bonito Oliva, Manuela Gandini e Nanni Balestrini stesso, a Comic Difference, un incontro sul fumetto e il suo ruolo (per niente leggero) nell’ambito narrativo, fino alle sperimentazioni alla Wu Ming, per Oggetti narrativi non identificati. Ovvero, altre scritture e altre letture. Da scoprire per capire il mondo di oggi.

-Differenze poetiche. La poesia è forse il linguaggio che più di tutti è libero di confini spazio-temporali e in questo festival ha un ruolo prezioso. Tra presentazioni,  letture di autori noti e non, e una performance di Erika Carretta.

-Editoria, istruzioni per l’uso. Si chiama Atelier Book Pride e di tratta di un laboratorio per discutere di politiche editoriali, sharing, coworking e altre buone pratiche, di biblioteche e di giornalismo culturale con addetti ai lavori.

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Book Pride, dal 27 al 29 marzo a Milano