

7 curiosità sul calcio che (forse) non conosci ma ti faranno amare ancora di più questo sport
Dalle origini proibite alle superstizioni dei grandi campioni, passando per palloni vietati e maglie iconiche: il calcio è pieno di storie poco note che raccontano la sua anima più profonda. Ecco sette motivi per guardarlo con occhi nuovi.
È il gioco più amato al mondo. Ma anche il più misterioso, se lo si osserva da vicino. Il calcio è ovunque: nei campetti di periferia come negli stadi da miliardi di euro, nei sogni di bambini e nelle playlist delle fashion week. Eppure, nonostante la sua popolarità, ci sono storie, episodi e dettagli sorprendenti che sfuggono anche ai tifosi più appassionati. Ecco sette curiosità sul calcio che svelano lati inaspettati di questo sport globale — tra regole dimenticate, follie da spogliatoio e simboli culturali.
1. Il calcio moderno… nasce da una ribellione
Nel 1863, in un pub di Londra, nacque la Football Association. Quel giorno si decise una separazione netta: niente mani, niente placcaggi, niente confusione. Fino ad allora, il calcio e il rugby erano praticamente lo stesso sport, giocato nelle scuole aristocratiche inglesi secondo regole vaghe.
Il gesto rivoluzionario fu vietare l’uso delle mani, sancendo la nascita del calcio così come lo conosciamo oggi. Ma la vera curiosità? Alcuni club, come lo Sheffield FC (fondato nel 1857), esistono ancora oggi e rivendicano di aver giocato a calcio prima che esistesse il calcio.
2. Il numero 10… non è sempre stato sinonimo di fuoriclasse
Pelé, Platini, Maradona, Baggio, Zidane, Messi: tutti hanno indossato il 10. Ma inizialmente non era un numero da leggenda. Nei primi schemi (come il 2-3-5), i numeri andavano da 1 a 11 in base alla posizione. Il 10 era assegnato all’interno sinistro. Il mito nacque con Pelé, ai Mondiali del 1958, quando la FIFA assegnò i numeri a caso e lui ricevette proprio il 10. Da lì, il destino si intrecciò con la narrazione.
Oggi il 10 non è solo un numero, ma un simbolo di creatività, responsabilità e stile. Quando lo indossi, porti con te una storia e un’aspettativa.

3. C’è stato un Mondiale giocato… con due palloni diversi
Nella finale della prima Coppa del Mondo (Uruguay 1930), Argentina e Uruguay non riuscivano a mettersi d’accordo su quale pallone usare. Ognuna voleva giocare con il proprio. La soluzione fu surreale: primo tempo con la palla argentina, secondo tempo con quella uruguaiana. L’Argentina chiuse in vantaggio 2-1, ma l’Uruguay ribaltò tutto e vinse 4-2. Quel giorno nacque una rivalità storica. E il calcio dimostrò di essere anche una questione di psicologia, dettagli e… cuoio.
4. Zidane ha giocato il suo ultimo match… con un’espulsione
Berlino, 9 luglio 2006. Finalissima dei Mondiali. Zinedine Zidane gioca la sua ultima partita con la Francia. Dopo un rigore trasformato con il “cucchiaio”, arriva l’inatteso: una testata violenta a Marco Materazzi, in pieno petto. Espulsione diretta. Carriera finita. Quel gesto, inspiegabile e umano, è diventato una delle immagini più forti della storia dello sport. Un addio teatrale, tragico, potente. Zidane non concesse interviste. Disse solo: “Non mi pento. Ma non sono fiero di quello che ho fatto.” La testata divenne murales, pubblicità, cinema. Perché il calcio, a volte, è più arte che sport.

5. In Corea del Nord, il calcio diventa… propaganda
Nel 2010, la Corea del Nord tornò a giocare un Mondiale dopo 44 anni. Nel girone con Brasile, Portogallo e Costa d’Avorio, perse tutte le partite. Contro il Portogallo finì 7-0. Ma, secondo diversi report non ufficiali, in patria venne trasmessa una versione “edulcorata” del match, con il risultato modificato o oscurato. Il governo nordcoreano avrebbe voluto mantenere l’immagine di forza e onore nazionale, anche nello sport. Se la notizia è vera o leggenda, poco importa: dimostra quanto il calcio non sia solo un gioco, ma anche uno strumento culturale e politico.
6. Il pallone “vietato” della Premier League
Nel 1996, la Premier League lanciò un nuovo pallone Nike, arancione con inserti neri, pensato per migliorare la visibilità in inverno. Il problema? In televisione creava un’illusione ottica, sembrava infuocato, e molti spettatori si lamentarono. Dopo sole due giornate, il pallone fu ritirato. Oggi è diventato un oggetto cult tra collezionisti di memorabilia calcistici. Ma all’epoca fu considerato troppo “avanti” per il pubblico mainstream. Un piccolo esempio di come, anche nel calcio, l’innovazione corre sempre sul filo del rischio.

7. I calciatori sono le nuove star globali della moda
Un tempo erano solo atleti. Oggi sono modelli, ambassador, imprenditori del proprio brand.
David Beckham ha aperto la strada, ma oggi Mbappé è volto Dior, Bellingham è testimonial di Louis Vuitton, Ronaldo firma sneakers e profumi, Haaland sfila in outfit oversized. Le fashion week li vogliono in prima fila, i brand li corteggiano. E Instagram è il nuovo campo da gioco. Il calcio è diventato estetica, comunicazione, soft power, e i calciatori — con i loro tatuaggi, tagli di capelli e outfit — sono le icone maschili della contemporaneità.