Jonathan Bailey, ritratto dell’uomo più sexy del mondo
Courtesy Getty Images

Jonathan Bailey, ritratto dell’uomo più sexy del mondo

di Tiziana Molinu

È il primo attore apertamente gay a conquistare la copertina più “eteronormativa” del mondo. Ma chiamarlo (solo) sex symbol non basta: Bailey è un attivista, un’icona queer, attore brillante e il nuovo volto del desiderio made in UK

Jonathan Bailey è ufficialmente l’uomo più sexy del mondo. Lo dice People, non il fanclub di Bridgerton. E per la prima volta nella storia, quel titolo che per decenni ha consacrato l’eteromascolinità hollywoodiana va un attore apertamente gay. La stessa copertina che ha costruito un canone – da Mel Gibson a Chris Evans, fino a John Krasinski – oggi si incrina, mostra la cucitura, cambia pelle.

Ecco perché non cadremo nell’errore di prospettiva del ridurre Bailey a un titolo patinato. Il suo “sexy” non è una questione di mascella, spalle larghe e occhi da golden retriever romantico: è una questione culturale. Un modo nuovo di immaginare il leading man britannico – queer, politico, vulnerabile – in un’industria che fino a l’altro ieri sussurrava agli attori di non “farsi vedere troppo gay”, se volevano lavorare.

Jonathan Bailey
(Photo by Jeff Spicer/Getty Images)

Jonathan Bailey, l’ascesa di un seduttore anomalo

Nato nel 1988 in un villaggio dell’Oxfordshire, Bailey è un talento cresciuto sul palcoscenico: a otto anni è già nel West End in Les Misérables, poi passa per la Royal Shakespeare Company. Il suo curriculum è un rosario di ruoli “visti da qualche parte”: Broadchurch, Crashing di Phoebe Waller-Bridge, sitcom, drammi, musical (per Company vince un Olivier Award). È un leading man che non nasce dal red carpet, ma dalla gavetta. E questo, paradossalmente, è ciò che lo rende così moderno: Bailey non è costruito, è allenato.

La deflagrazione arriva con Bridgerton: la seconda stagione ruota attorno al suo Anthony, visconte rigido, ossessionato dal dovere, che passa dall’aria da libertino annoiato al crollo nervoso nel giro di una scena. È lì che il pubblico globale capisce due cose: primo, Bailey è di una bellezza classica, quasi old Hollywood; secondo, quella bellezza è sempre incrinata da qualcosa; un tic, un sorriso fuori tempo, una fragilità che trapela anche nei dialoghi più leggeri.

Jonathan Bailey
(Photo by Pascal Le Segretain/Getty Images for Dior)

Da quel momento Hollywood gli spalanca le porte: Fellow Travelers, forse la storia d’amore gay più potente vista in tv negli ultimi anni; Wicked, dove ruba la scena con un Fiyero ironico, camp e magnetico; Jurassic World Rebirth; un cameo generazionale in Heartstopper; il doppiaggio cult in Final Fantasy XIV. Bailey diventa una figura trasversale: sexy per tutti, queer senza edulcorazioni, british fino al midollo.

Se oggi Bailey è il “nuovo volto del desiderio britannico”, è perché mette insieme due tradizioni apparentemente inconciliabili: l’heritage da leading man alla Hugh Grant/Colin Firth e un’idea di mascolinità che non ha paura di essere esplicitamente queer, emotiva, politicamente posizionata.

Jonathan Bailey
(Photo by Cindy Ord/WireImage)

“The sexiest man alive 2025”

Bailey è il primo attore dichiaratamente gay a finire sulla cover più “etero” del pianeta. E questo è un punto di svolta più grande di quanto si possa pensare. Per anni, dietro le quinte dell’industria, la regola non scritta era chiara: se sei gay, non dirlo. Bailey stesso ha raccontato di aver ricevuto consigli diretti a “non farsi etichettare”, per non perdere ruoli romantici. Ha fatto l’opposto.

Ha scelto di essere visibile, esplicito, trasparente. Non un attivista per obbligo, ma per coscienza. In Fellow Travelers porta sullo schermo un amore queer in un’America repressiva; nelle interviste parla di solitudine, bullismo, silenzi; finanzia progetti LGBTQ+ attraverso organizzazioni come Just Like Us e con The Shameless Fund, il collettivo che ha fondato personalmente.

Jonathan Bailey
(Photo by Gerald Matzka/Getty Images)

Mettere un uomo così in copertina come “il più sexy del mondo” significa cambiare la grammatica del desiderio mainstream. Normalizzare ciò che fino a pochi anni fa veniva nascosto. Allargare la cornice. Ridefinire chi può essere desiderabile, e perché. Mettiamola così: il suo sexy è una media ponderata fra un poster di Hugh Jackman, la sicurezza affettuosa di un amico che ti scrive alle tre di notte per sapere se sei rientrato a casa, e la carica politica di un attivista che usa le copertine per spostare leggermente l’ago della cultura.

Bailey non prova a piacere a tutti. Prova a essere onesto. E forse proprio per questo piace così tanto. Non è la promessa dell’uomo perfetto, ma la confessione dell’uomo reale. Non è l’ennesima fantasia maschile standardizzata: è un nuovo modello culturale, morbido, complesso, aperto. Il sexy del futuro, insomma.

Jonathan Bailey
(Photo by Mike Marsland/Getty Images for Omega)