Quattro idee per visitare la Biennale. Con colonna sonora

Sembra un ritorno alle origini quello proposto dall’olandese Rem Koolas per la sua biennale di Architettura. Perché dopo anni di sconfinamenti in mondi altri, incluse le incursioni nella dimensione onirica di mondi progettabili ma molto poco realizzabili, si torna ai fondamenti. Il titolo di questa edizione è infatti Foundamentals. Quattro cose da vedere (con relativa playlist).

1- Al microscopio. Succede anche con il linguaggio: se ci si concentra su un singolo vocabolo e si prova a osservarlo molto da vicino o a ripeterselo nella mente a lungo, si svuota di senso. Assume addirittura un suono inconsueto, come provenisse da una lingua straniera. Provare a fare lo stesso con gli elementi architettonici diventa un gioco interessante: la visione si deforma, fino a trasformare finestre, porte e soffitti in qualcosa di molto lontano dalla loro funzione corrente. Sprattutto perché ci si accorge che assommano in sé orientamenti culturali, simbolismi, sviluppi tecnologici e una stratificazione di saperi che va dagli effetti climatici alle regolamentazioni legislative, dalle pulsioni originarie fino ai linguaggi digitali, per arrivare alle personali idee dell’architetto singolo. Tutto questo sarà in mostra nel Padiglione Centrale per Elements of Architecture, viaggio nell’entropia di un pianeta visto (troppo) da vicino. Musica consigliata: Lou Reed, Walk On The Wild Side

2- Alieno, così familiare. Finestre, porte, tetti, scale…. sono l’alfabeto dell’architettura. Ma anche della vita di tutti noi. Ecco perché il viaggio nella mostra Elements of Architecure è così interessante: utilizza mondi familiari e confortevoli per trasportare il visitatore in progetti visionari, onirici, a volte davvero remoti. Ma la strada del conosciuto consente riflessioni inedite, per esempio su quali messaggi vengono affidati, magari in modo inconsapevoli, a un lungo corridoio. Musica consigliata: Pink Floyd, Hey You

3- Vicini di casa. L’effetto è g-local, globalizzato ma locale, standard e sartoriale, asettico e accogliente. Tutto insieme. In effetti le differenze architettoniche (e di stili di vita) con i vicini di casa ormai sono pressoché annullate: hanno ancora senso i padiglioni nazionali a una mostra di architettura? Rem Koolas lo ha chiesto ai curatori dei padiglioni stessi, cui ha dato il compito di obbedire a un tema comune: Absorbing Modernity 1914-2014.  Quanto la modernità ci abbia assorbito nel corso di questi cento anni si vede appunto dall’estetica globalizzata delle metropoli, quel tratto comune e spesso spersonalizzante del costruire planetario. Eppure, a ben guardare, ogni Stato ha il suo modo peculiare di declinarne il gusto. Musica consigliata: George Ezra, Budapest

4- In Italia. A Venezia, anzi, alla Biennale. Perché l’idea del curatore per parlare di Italia è quella di declinare molteplici aspetti del nostro paese, all’interno della stessa istituzione veneziana. Ad accompagnare le esposizioni della sezione Monditalia, infatti, ci saranno spettacoli di musica, cinema, teatro e danza, le altre anime della Biennale. Una visione più approfondita e inedita dell’Italia, a cominciare proprio dalla città che ospita la mostra. Musica consigliata: Jovanotti, Bella

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Mostra Internazionale di Architettura

La Biennale di Venezia, dal 7 giugno al 23 novembre