

Omar Rudberg: il live e la festa speciale con i fan italiani
La popstar svedese nata in Venezuela arriva per la prima volta dal vivo in Italia. «Non amlo le etichette. La diversità ci rende unici: bisogna essere sé stessi ed essere coraggiosi»
Cantante, ballerino, attore, imprenditore: a Omar Rudberg, 26 anni, i talenti non mancano. E nemmeno i follower: solo su TikTok ne ha racimolati 2 milioni e mezzo (più oltre 56 milioni di like). Venezuelano cresciuto in Svezia, si collega da casa, a Stoccolma: «Scusami tanto per il ritardo!» esclama con ghi occhi vivaci e lo splendido sorriso. L’attesa è valsa la pena: Omar risponde senza filtri. L’occasione dell’intervista? Lo show di domani 18 febbraio all’Alcatraz di Milano, il suo primo in Italia in assoluto.

La tappa arriva dopo il tour soldout del 2024 in Europa e negli Stati Uniti.
«Sarà un vero e proprio debutto live e non vedo l’ora. Mi aspetto fan super entusiasti e simpatici: tante volte mi hanno chiesto di venire in concerto e la loro risposta è stata eccezionale. Abbiamo cambiato location per ampliare la platea».
Puoi anticipare qualcosa della serata?
«Sarà speciale perché presenterò le canzoni dell’ep uscito in ottobre, Every Night Fantasy, che dà nome al tour partito l’8 febbraio in Inghilterra. E perché abbiamo organizzato un soundcheck party aperto al pubblico. Mi piace molto incontrare i fan: staremo insieme e sarò a loro disposizione per qualsiasi domanda».
Il 31 gennaio hai pubblicato il singolo I’m Not a Boy, ballad alla Justin Timberlake che sta diventando virale. Canti: “Non sono un ragazzo, non sono una ragazza, sono un alieno”: ti consideri un alieno?
«Perché no? (ride, ndr). Il testo è pieno di metafore che riflettono il fatto di sentirmi diverso. Non amo le etichette: sono un tipo creativo e non mi precludo niente, altrimenti sai che noia? La diversità ci rende unici: bisogna essere sé stessi ed essere coraggiosi».
Non ami le etichette: come definiresti la tua musica?
«Un mix tra pop, incluso quello svedese, ritmi latinoamericani, hip-hop, r&b. Mi piace giocare, sperimentare con generi differenti».

Ti sei trasferito con tua madre in Svezia dal Venezuela a 6 anni. Anche tu sei un bel mix.
«Sì, le mie radici sudamericane sono ben salde, la famiglia d’origine abita là, parlo spagnolo e adoro il cibo tradizionale, oltre alla musica. Merito di mia mamma, 100 per cento venezuelana nonostante i tanti anni vissuti in Svezia, che ha tenuto viva in me la nostra cultura. Però sono arrivato qui da piccolo, è naturale che mi senta anche svedese».
Nel 2010 hai partecipato a Talang, la versione svedese di Got Talent, poi sei diventato un idolo delle ragazzine con la boyband FO&O (2013-2017, opening act di Justin Bieber e One Direction, ndr). Che ricordi hai di quel periodo?
«Bellissimi, difficile raccontarne uno in particolare. Ho vissuto entrambe le esperienze quando non avevo ancora compiuto 20 anni e ne vado orgoglioso: sono la dimostrazione che la gavetta o la scuola non sono indispensabili per diventare un artista. Però c’è bisogno di pratica per migliorare, che tu sia cantante, pianista o pittore, e io alle spalle ne ho un sacco».
La tua carriera da attore, invece, è iniziata nel 2020 con Young Royals, la serie Netflix che ha conquistato la Generazione Z. Il personaggio di Simon Eriksson ti ha trasformato in un’icona queer: cosa ci dici sull’amore?
«Ne ho molto da dare e sono aperto a ciò che l’universo mi dà. Young Royals è durata 4 anni e mi ha aiutato molto a crescere, come persona e come musicista, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza, la fiducia in me».

Progetti sul set?
«A oggi, nessuno. La mia attenzione è focalizzata sul tour e la musica in generale. Questo non significa che voglia smettere di recitare. Ho fatto dei casting, serve molto tempo per trovare un ruolo interessante, ma spero me lo propongano presto».
Ti senti più attore o musicista?
«Musicista, esibirmi dal vivo è sempre stato il mio sogno. All’inizio ballavo, mi interessava solo stare sul palco: verso 16 anni ho cominciato a scrivere e ho trovato la mia strada».
Sei sempre in giro; cosa porta in valigia un globetrotter come te?
«Qualche profumo, del mio brand OMR Beauty e altri: non posso stare senza».
A proposito di bellezza: cos’è per te?
«L’espressione di come mi sento, ma anche un mezzo per stare bene».
Segui una beauty routine?
«Sì, anche se ultimamente la mia filosofia è less is more: una crema super idratante basta. Ho capito che la migliore cura per la pelle sono allenamento e alimentazione sana».
Nel 2023 sei stato votato “Best dressed man” da Elle Svezia: qual è il tuo look preferito?
«Passo dallo street, canotta, tuta e snekaers, a outfit più classici con pantaloni che mi stanno come un paio di guanti, così difficili da trovare perfetti in vita. Più che l’abbigliamento mi interessano i gioielli: sono loro a definire lo stile. Braccialetti, anelli, collane e il resto del catalogo – tranne gli orecchini, ultimamente non mi va di indossarli – alzano di livello qualsiasi outfit e fanno sempre la differenza».