

7 curiosità sul tennis che (forse) non conoscevi ma ti faranno amare ancora di più questo sport
Dal colore delle palline agli esperimenti proibiti con le racchette, fino alle rivalità leggendarie e ai colpi record: ecco sette curiosità affascinanti che raccontano la vera anima del tennis. Eleganza, follia, potenza e mente
Chi lo vive sa bene che il tennis è molto più di una sequenza di colpi vincenti. È uno sport che si gioca nel silenzio, in solitudine, su superfici che cambiano il destino di ogni scambio. Ma ciò che lo rende davvero affascinante sono i suoi dettagli nascosti: storie, numeri e stranezze che svelano il lato più profondo — e spesso insospettabile — di questo gioco antico, sempre moderno. Ecco sette curiosità sul tennis che non trovi sulle statistiche ufficiali, ma che ti faranno vedere il campo con occhi nuovi.
1. Le palline da tennis… non sono sempre state gialle
Oggi tutti associamo la pallina da tennis a quel giallo fluo inconfondibile. Ma non è sempre stato così. Fino al 1972, le palline erano bianche, come da tradizione. La svolta arrivò con la BBC, che trasmetteva i match di Wimbledon in TV: per esigenze visive, chiese una tonalità più visibile sugli schermi a colori appena diffusi. La ITF (International Tennis Federation) approvò il cambiamento, e il giallo neon entrò nella storia. Curiosamente, Wimbledon resistette per altri 14 anni, mantenendo le palline bianche fino al 1986 — in nome dello stile. Oggi ne esistono di diversi colori per l’allenamento indoor, ma quella fluo resta uno standard globale.

2. Federer, Nadal, Djokovic… e il mistero del numero 20
Fino al 2021, il tennis ha vissuto una coincidenza quasi mistica: Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic con 20 titoli Slam ciascuno. Tre leggende in contemporanea, capaci di dominare per oltre due decenni. Ma non è solo questione di numeri: tutti e tre hanno completato il Career Grand Slam (vincere almeno una volta tutti e quattro i tornei maggiori) e hanno rivoluzionato il gioco a modo loro:Federer con l’eleganza e l’anticipo, Nadal con il topspin esasperato e la resilienza mentale,Djokovic con la solidità e la visione da scacchista. La loro rivalità è diventata materia da documentari, libri, mostre fotografiche. E ha ridefinito il concetto stesso di “era” sportiva.
3. Il tennis è lo sport individuale più mentale che esista
Non c’è coach a bordo campo (nei tornei ATP), niente aiuti esterni, nessun timeout psicologico. Si è soli per ore, a combattere contro l’avversario, il pubblico, e soprattutto contro se stessi.
Secondo uno studio pubblicato su Sports Medicine, oltre il 75% delle fluttuazioni di performance in un match dipendono da fattori psicologici: ansia, tensione, dialogo interno. Ecco perché molti tennisti lavorano con mental coach e preparatori neuro-atletici: imparare a gestire la pressione è importante quanto sapere servire bene. Non a caso, il tennis è stato definito da Billie Jean King “una battaglia mentale con una racchetta in mano”.
4. C’è stata una racchetta… dichiarata illegale
Nel 1977, un giocatore semi-sconosciuto, Guillermo Vilas, vinse un match surreale contro Ilie Năstase, grazie a una racchetta chiamata “spaghetti racquet”. Costruita artigianalmente, con doppie corde intrecciate a pettine, la racchetta produceva uno spin esasperato e imprevedibile, rendendo la risposta quasi impossibile per l’avversario. Dopo il clamore mediatico e il caos nei tornei minori, la ITF intervenne: la racchetta fu bandita, dando origine a uno dei casi più curiosi della storia dell’equipaggiamento sportivo. Oggi è oggetto da collezionisti e simbolo del confine labile tra genialità e slealtà nel gioco

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5. Il campo da tennis più alto del mondo è… su un grattacielo
Nel 2005, Roger Federer e Andre Agassi furono invitati a giocare una partita-esibizione su un campo allestito sull’eliporto del Burj Al Arab di Dubai, a più di 300 metri d’altezza. L’iniziativa -creata da una nota compagnia turistica- diventò una delle immagini più iconiche del tennis moderno, rilanciata ovunque tra social e riviste. Il match non fu ovviamente “reale”, ma mise in luce la forza simbolica e popolare del tennis, capace di reinventarsi tra lusso, design e scenari fuori dal comune. Oggi quel momento è leggenda visiva.
6. Il servizio più veloce della storia ha sfiorato i 270 km/h
Nel 2012, durante un torneo Challenger in Corea, l’australiano Sam Groth mise a segno un servizio da 263 km/h, il più veloce mai registrato. Anche se non ufficializzato dall’ATP (perché non avvenuto in un torneo del circuito maggiore), la misurazione è considerata valida dal Guinness World Records.
Oggi, colossi come John Isner, Nick Kyrgios e Alexander Zverev servono regolarmente sopra i 220 km/h, ma la vera forza sta nella varietà, nella precisione e nella lettura tattica.
Come dice Djokovic: “Un servizio da 200 km/h non conta nulla se sai già dove andrà a finire”.

7. Il tennis moderno nasce… da una passione aristocratica
Anche se il tennis ha origini antichissime (deriva dal “jeu de paume” francese), la versione moderna che conosciamo oggi è figlia dell’Inghilterra vittoriana. Fu codificato ufficialmente nel 1874 da Walter Clopton Wingfield, un maggiore dell’esercito britannico, che lo introdusse come passatempo per l’élite. Nel giro di pochi anni, il tennis da giardino (lawn tennis) si diffuse nei circoli aristocratici europei, diventando simbolo di status, eleganza e fair play. E anche se oggi il tennis è uno sport globale, popolare e agonistico, porta ancora con sé quella aura di classe e rigore che lo distingue da ogni altra disciplina.