5 rosé unici da tutta Italia
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5 rosé unici da tutta Italia

di Aldo Fresia

I consigli per (ri)scoprire bollicine eccellenti

Chi frequenta – beato lui – i vini della Champagne non ha di questi pregiudizi, ma in Italia ancora capita di incontrare resistenza nei confronti delle bollicine rosé, considerate in qualche modo di seconda fascia. Ma in realtà anche da questa parte delle Alpi si producono rosé eccellenti, a volte addirittura sorprendenti. Grazie ai consigli dell’enoteca e vineria Il Secco di Milano, proponiamo qui una selezione di cinque vini nostrani, tutti rigorosamente metodi classici, che sapranno convertire anche gli scettici.

ERPACRIFE NEBBIOLO
L’idea può sembrare un po’ folle: spumantizzare la grande uva da rosso del Piemonte, il Nebbiolo. Anche il nome è insolito: è l’acronimo formato dalle prime due lettere dei nomi di Erik Dogliotti, Cristian Calatroni, Paolo Stella e Federico Scarzello, i quattro amici conosciutisi alla scuola enologica di Alba che nel 2010 iniziano a sperimentare con varie uve fino a identificare nel Nebbiolo quella più adatta per la loro visione. È nato così l’Erpacrife, che riposa in bottiglia sui lieviti un minimo di 24 mesi: un rosé dal carattere unico, con bolle vivaci e colore intenso, profumo di frutti di bosco e spezie, in bocca saporito, leggermente tannico con una nota amarognola. Si sente tutta la ‘vinosità’ del Nebbiolo, insomma. Spettacolare.

REVÌ ROSÉ TRENTODOC
La piccola cantina fondata da Paolo Malfer ad Aldeno è cresciuta senza fretta, seguendo il suo ritmo e la sua filosofia basata sul rispetto delle uve e del territorio, su una lavorazione attenta e sulla ricerca della qualità. Il suo rosé millesimato, affinato in bottiglia anche 36 mesi, è fatto con Pinot Nero al 25% e Chardonnay al 75% e conquista subito grazie a una piacevolezza immediata ma non scontata. Splendido il colore, delicato e luminoso; al naso emana profumo di frutti rossi, in bocca si rivela fresco e fragrante, con un bell’equilibrio fra mineralità, acidità e dolcezza. Un bicchiere tira l’altro, inevitabilmente.

LA PALAZZOLA – GRILLI ROSÉ BRUT
In una regione avara di bollicine come l’Umbria lavora Stefano Grilli, ingegnere nucleare convertito al vino, sperimentatore instancabile e refrattario alle mode, considerato uno dei migliori spumantificatori in Italia. Nella sua tenuta di Vascigliano di Stroncone, in provincia di Terni, nasce questo rosé con Pinot Nero 85% e Chardonnay 15%, prodotto secondo il ‘metodo ancestrale’ che proprio Grilli ha introdotto in Italia. È un vino sorprendente: colore del rame, complesso ma elegante, secco ma ricco di note fruttate, sapido e gratificante. Non si presta per una bevuta distratta da aperitivo: va degustato con calma, ed è perfetto a tutto pasto.

CARONTE BRUT ROSÉ
Una sorpresa dalla Valle d’Aosta. Prodotto dal consorzio Quatremillemètres vins d’altitude nel territorio di Arvier, il Caronte è ottenuto da uve Petit Rouge tipiche della zona che crescono a un’altezza estrema, 800 metri di quota, su versanti alpini caratterizzati da venti costanti e marcate escursioni termiche. A dispetto del nome che suggerisce effluvi di zolfo, è un vino elegante a dosaggio zero, con perlage finissimo e profumi floreali e di frutti di bosco. In bocca si sente tutta la fresca mineralità della montagna, stemperata da morbidezza e cremosità. Lasciatelo respirare e si esprimerà al massimo.

ENRICO GATTI FRANCIACORTA ROSÉ
Con i vini di Gatti, piccola grande cantina della Franciacorta lontana dalle logiche delle mega-produzioni, non si sbaglia mai: Brut, Saten, Millesimo, il blasonato Nature, tutte bottiglie eccezionali. Non è da meno, anzi, il Rosé, ottenuto interamente da uve Pinot Nero con 24 mesi a riposo sui lieviti. Ha un colore tenue e raffinato e un profumo elegante e agrumato, con sentori di frutti rossi e floreali. All’assaggio è preciso, equilibrato, minerale, con una bella struttura e finale di lunga persistenza. Un vino di classe ma non snob, che pur evitando concessioni a facili morbidezze piace anche a chi non ha il palato educato.