Ana Paula Bartolucci: «Ecco lo spritz inseguito per 4 anni»

Ana Paula Bartolucci: «Ecco lo spritz inseguito per 4 anni»

di Paolo Briscese

Intervista alla winemaker di Mendoza che ha ideato Chandon Garden Spritz, il cocktail ready-to-serve che sa di ricordi e natura d’Argentina

«Mi ci sono voluti 4 anni e 64 ricette per centrare i nostri obiettivi. Ed ecco Chandon Garden Spritz», sorride con fierezza Ana Paula Bartolucci, prima donna enologa in Chandon, allungandoci un calice in cui il cocktail ready-to-serve brilla di un bel giallo chiaro dai riflessi arancio, con perlage fine e persistente. Originaria di Mendoza, terra di vigneti rivolti alle Ande, nel creare il suo drink da aperitivo ha seguito la predilezione per i sapori amari degli argentini, grandi appassionati di yerba mate: ha dimezzato la quantità di zucchero normalmente usata in uno spritz e aggiunto allo spumante Chandon – cuvée Brut di uve Chardonnay, Pinot Noir e Sémillon coltivate ad alta quota – un liquore artigianale di scorze d’arancia, erbe e spezie. «Mi ha ispirato il giardino di mia nonna, la frutta fresca che usava per il limoncello e il narancello che preparava nella sua cucina quando ero adolescente», ci racconta la giovane winemaker. Tra note di cardamomo, genziana, cannella e pepe, Chandon Garden Spritz sa di ricordi e natura di Argentina, dove Chandon è nata nel 1959, dall’intuizione di Robert-Jean de Vogüé, allora presidente di Moët & Chandon, che volle esplorare terroir inaspettati. Verso un nuovo mondo di bollicine da immaginare. 


Ana Paula, ci spieghi: cosa rende il vostro spritz diverso dagli altri?

«Gli spritz solitamente sono realizzati miscelando un liquore amaro come Aperol, Campari o Cynar, con il 70% di vino frizzante e un goccio di soda. Noi volevamo proporre un nuovo drink da aperitivo con bollicine, basato sulla nostra maestria nella produzione di spumanti, come pure di liquori amari. Chandon crea vini spumanti di altissima qualità: partendo da questa esperienza, abbiamo aggiunto ingredienti al 100% naturali, senza coloranti o aromi artificiali, con una quantità di zucchero molto inferiore rispetto alle normali ricette. Ho chiarito fin da subito che volevo i frutti migliori: abbiamo trovato il nostro Eden a Tucumán, regione del nord dell’Argentina, in un’azienda agricola biologica a conduzione famigliare che produce da tre generazioni arance Valencia. Per aggiungere complessità, abbiamo selezionato e aggiunto diverse erbe e spezie. Ci sono voluti più di 4 anni per scegliere gli ingredienti che avrebbero composto il nostro liquore».

Lei è la prima donna a ricoprire il ruolo di winemaker in Chandon. Non deve essere facile farsi strada in un lavoro tipicamente maschile…

«Sì, sono la prima donna winemaker in Chandon, in oltre 60 anni di vita dell’azienda in Argentina. In passato il settore era molto legato alla forza fisica, richiesta in cantina e nei vigneti, ma ora non è più così necessaria. Il mondo del wine sta cambiando rapidamente. Per fortuna non ho mai avuto particolari problemi per il fatto di essere donna. Ogni mattina mi reco in cantina e controllo ogni botte, vado in vigna e lavoro come gli altri».


Com’è nata la sua passione per l’enologia?

«Sono di Mendoza, area vinicola in cui è normale essere circondati da vigneti e cantine. Terminate le superiori, quando dovevo scegliere il passo successivo, una delle opzioni era l’enologia. Mi sono fatta consigliare da mio padre, che ha molti amici nell’industria del vino, e ha chiesto a uno di questi di accogliermi per uno stage nella sua cantina, a 60 chilometri dalla cantina Chandon. È stato allora che mi sono innamorata della viticoltura. La cosa che più amo del mio lavoro è il fatto di usare uve provenienti dal nostro terroir: le piantiamo, le vediamo crescere, ci preoccupiamo di annaffiarle con cura, dato che Mendoza si trova in un deserto ad alta quota e l’acqua è risorsa rara. Amo questo contatto quotidiano con la natura. Amo stare qui, sperimentare, ottenere i frutti migliori per creare vini spumanti eccezionali, di vendemmia in vendemmia. È anche una responsabilità verso le generazioni future lavorare con un elemento naturale e preservarlo. E poi ho la fortuna di viaggiare in tutto il mondo sulle tracce dei vini migliori: in Chandon siamo una comunità multiculturale di 17 winemaker dislocati in 6 tenute, con cantine in Argentina, Brasile, Australia, California, Cina e India. Imparo ogni giorno dai miei colleghi».

In che modo Chandon Garden Spritz riflette i valori fondamentali dell’azienda?

«Chandon è nata dalla visione pionieristica del nostro fondatore Robert-Jean de Vogüé, quando nel 1959 partì dalla Francia, dalla regione dello Champagne, alla ricerca di nuove terre per le bollicine. Voleva ridefinire la categoria ed esportare il know-how, non le bottiglie. È così che è nata la più grande proprietà terriera al mondo dedicata alla spumantizzazione: oltre 1.400 ettari di terreno coltivato a vite su cui non tramonta mai il sole. Chandon ha sempre avuto a che fare con terre insolite, pionierismo, esplorazione. Sin dal primo giorno di fondazione, affrontiamo la vinificazione in modo nuovo, da innovatori delle bollicine: ed ecco Chandon Garden Spritz».


Quali sono state le sfide più grandi nella creazione di questo drink ready-to-use, composto principalmente da erbe, spezie e arance?

«Chandon Garden Spritz è stato ispirato dalla ben nota inclinazione argentina per i sapori amari. Del resto siamo abituati a bere mate fin da bambini: è più di una bevanda, è quasi un rituale. La mia sfida più grande è stata quella di concepire da zero il liquore amaro all’arancia perfetto, che fosse il più raffinato e naturale possibile. Ci è voluto tempo per scegliere la varietà di arance ideale, trovare il miglior fornitore di arance biologiche, creare la nostra miscela, perfezionarla di ricetta in ricetta, centrandola dopo ben 64 ricette!».

Quanto è importante il legame con il territorio? E come influenza il carattere distintivo di Chandon Garden Spritz?

«Garden Spritz è propriamente argentino. È un riflesso del nostro terroir di Mendoza, per lo spumante, e della regione di Tucumán per le arance biologiche. Il nostro Chandon brut è prodotto con uve Chardonnay, Pinot Noir e Sémillon, vitigni in parte coltivati ad alta quota nelle Ande. La cantina Chandon Argentina si trova ad Agrelo, nel dipartimento Luján de Cuyo, a circa 1.000 metri di altitudine: è il terreno incontaminato che i nostri fondatori, alla fine degli anni ’50, avevano sognato. La location unica e il clima drammatico, con le sue selvagge variazioni di temperatura stagionali e giornaliere, li ha entusiasmati. C’è acqua nel sottosuolo, ma la superficie è arida. Le estati sono calde e le notti  gelide d’inverno. Fin dagli inizi c’è stata un’aspirazione ad andare sempre più in alto: l’altitudine è fondamentale per salvaguardare la freschezza e il carattere del frutto e per temperare i livelli alcolici. A caccia di terroir di montagna sempre più espressivi: è diventata una firma di Chandon. Per gli altri ingredienti, invece, non abbiamo cercato un’espressione specifica del terroir, ma solo arance, erbe e spezie di varietà molto specifiche che apportassero aromi caratteristici alla miscela Garden Spritz. Le arance Valencia di Tucumán hanno un sapore dolce e al contempo aspro, ben bilanciato. Le spezie hanno accenti legnosi e caldi, le erbe e piante sprigionano note aromatiche erbacee».


Quali azioni mettete in atto per ridurre l’impatto ambientale della vostra attività?

«Il rispetto delle nostre terre, della nostra gente e dei nostri clienti ha sempre guidato Chandon, dalle origini a oggi. I terreni ci danno frutti: è nostra responsabilità, in cambio, prendercene cura. Ed è un privilegio. In tutte le proprietà stiamo lavorando su programmi di viticoltura sostenibile e abbracciamo un approccio solidale e rispettoso verso i team e le comunità da cui dipendiamo. Per Chandon Garden Spritz tutte le arance provengono da agricoltura biologica. Lo stesso vale per i nostri vigneti, irrigati a goccia sin dal 1990, certificati come agricoltura sostenibile, che diventerà agricoltura biologica rigenerativa entro il 2027 nel 100% delle nostre tenute. Anche gli sprechi sono minimi: utilizziamo ogni singola parte delle arance che acquistiamo. Il 100% del succo che estraiamo è distribuito alle scuole situate a non più di 20 km dalla nostra cantina, il 100% dei rifiuti verdi (semi, bucce, polpa) viene utilizzato come compost nei nostri vigneti».

Come coinvolgete la comunità locale e quali progetti avete intrapreso per sostenere e promuovere lo sviluppo della zona?

«Visto che Mendoza è un’area rurale ancora in via di sviluppo, ci siamo impegnati fin dall’inizio a sostenere le associazioni locali. Supportiamo diverse cause e organizzazioni attraverso piani di inclusione sociale, formazione, sponsorizzazione e partnership. Diamo contributi regolari alle comunità locali e abbiamo ideato programmi per situazioni svantaggiate, per l’occupabilità e l’istruzione, condividendo progetti con le istituzioni locali, come ad esempio partecipando alla costruzione di mense scolastiche o campi estivi per le famiglie dei raccoglitori, o con programmi culturali aperti al pubblico, da Racimos de colores a Voces de Agrelo».


Quali sono i vostri obiettivi per il futuro in termini di innovazione, sviluppo di nuovi prodotti ed espansione del mercato?

«L’innovazione è al centro del percorso di Chandon, sempre con l’obiettivo di migliorare la qualità dello spumante e proporre nuove esperienze di gusto. Robert-Jean de Vogüé si lasciava guidare da questo detto: ‘Il faut toujours avoir un petit quart d’heure d’avance’. Ovvero: ‘Bisogna sempre avere un quarto d’ora d’anticipo’. È stato il nostro faro negli oltre 60 anni dalla fondazione e riflette l’attenzione del brand a guardare sempre avanti, rischiando e sperimentando. Nel corso degli anni abbiamo creato una vasta gamma di vini spumanti e… c’è dell’altro in arrivo! Ci sto lavorando nel mio laboratorio! A presto per saperne di più».