

My fair ladies. Cinzia Ruggeri e Lisa Ponti al Macro di Roma
Due protagoniste dell’arte e della creatività italiana, in due personali da non perdere al Macro di Roma
Che bella idea ha avuto il direttore del MACRO di Roma Luca Lo Pinto dedicando due antologiche ad altrettante signore dell’arte, del design e, data la difficoltà di definire i loro campi di azione, diciamo pure del bel pensare, non solo italiano – evitiamo “cultura” ché il termine sembra spesso fare scappare la gente. Entrambe nel progetto Museo per l’Immaginazione Preventiva che accosta con ingresso gratuito più esposizioni e situazioni in modo conviviale e stimolante, le mostre hanno come protagoniste Lisa Ponti e Cinzia Ruggeri. Vite parallele le loro, entrambe condotte a Milano soprattutto. Vent’anni di differenza le separano. Lisa (Ponti) era del ’22 e quando Cinzia (Ruggeri) nasceva aveva appena pubblicato un libro di poesie ed era già fermamente al fianco di papà Gio (Ponti), soprattutto nelle redazioni delle riviste Stile e poi Domus di cui il celebre genitore era direttore. Chissà se si sono mai incontrate, può essere: Lisa, per lavoro e passione, è stata per tutta la vita a stretto contatto con artisti di diverse generazioni e ambiti. Tutti transitavano nel suo appartamento, nella celebre casa di via Randaccio a Milano, la prima che Ponti costruì per la sua famiglia. E quando si dice tutti, vuol proprio dire così: De Chirico, Usellini e poi i giovani Ontani, Boetti, Castellani, Agnetti…nonché le avanguardie anche musicali che transitavano in città.

Perché una mostra di Lisa Ponti? Perché per esprimersi non usava soltanto le parole della scrittura, ma anche la matita del disegno. Dal babbo aveva sicuramente ereditato il gusto, anzi la necessità, di far convivere sul foglio segno e parola e lei, sempre e solo su fogli A4, ecco che, spesso con pochi tratti precisi – un’intuizione fulminea – creava personaggi fiabeschi, figure fantastiche, storie in un unico frame, magari aiutandosi con tratti di acquerello, ritagli di giornale, foto, ovatta, tracce fluo di evidenziatore. La prima personale di Lisa Ponti la allestisce il geniale gallerista e da sempre amico Franco Toselli nel 1992, quando lei ha 70 anni. Quante opere ha fatto? Molte, e molte le ha regalate, come gesto di affetto, amicizie, e oggi sono custodite come reliquie inalienabili dai tanti che le hanno voluto bene. Nessuna è uguale all’altra, perché quello di Lisa è stato un fluire generoso, inimitabile e sincero di fantasia e gioia. L’esposizione intitolata propriamente Il disegno di una mostra è appena aperta (7 luglio) e avete tempo fino al 30 ottobre, ma andate prima perché sennò rischiate di perdere quella dedicata a Cinzia Ruggeri che invece chiude il 28 agosto. I ntitolata Cinzia says…è la prima grande antologica dedicata a quella che molti considerano, anzi stimano la grande irregolare della creatività italiana, per quel suo muoversi con assoluta libertà tra diverse discipline.

Photo credits: Timothy Doyon
Dicono dal Museo: «La sua vita e la sua pratica multiforme sono state animate dal desiderio di ridefinire lo status formale e funzionale di ogni elemento della quotidianità: dagli abiti agli accessori, dagli arredi alle luci. Cinzia Ruggeri è riuscita a raccontare un mondo fondato su un immaginario ironico, provocatorio, elegante e mai scontato, in una continua metamorfosi semantica che ha indagato sia le potenzialità espressive e comportamentali degli oggetti che la dimensione architettonica e sociale del corpo». Una ‘inclassificabile’ Cinzia Ruggeri, ma se su una pagella scolastica sarebbe stato il peggiore di voti, per il team di Gucci, main sponsor, è al contrario il migliore apprezzamento. Se Lisa Ponti veniva da una laurea in filosofia, Cinzia Ruggeri studia all’Accademia di Arti Applicate e poi nel 60 tiene la sua prima personale di pittura. Ma è nella moda e con la moda delle sue collezioni che nei 70 e 80, collaborando anche con Mendini allora direttore di Domus, Studio Alchimia, Occhiomagico da forma al suo immaginario. Mostra da vedere anche per l’atmosfera e l’allestimento, uno scenario ricco di contrasti che riprende alcuni motivi ricorrenti nella ricerca dell’artista, come lo ziggurat. Perché quel titolo, Cinzia says…? È un adattamento al presente delle prime parole di Elettrochoc dei Matia Bazar (ve la ricordate?) “Cinzia said…” e la Cinzia menzionata è proprio lei, spesso collaboratrice, per concerti e abiti, del gruppo genovese.