Kawasaki Z1 900 – Fu la principale rivale della Honda CB750, un quadricilindrico a 4 tempi da 903 cc e 82 cavalli, anni luce avanti rispetto alle altre moto europee. Uscita nel 1972, furoreggiò per un quinquennio (la produzione si fermò al 1977) grazie alla velocità massima di 210 km/h e a un'accelerazione impressionante. (Credits: Kawasaki)
BMW R75/5 – Fu la moto del rilancio di BMW, in un periodo di supremazia giapponese. 750 cc di muscoli e potenza nel motore boxer da 57 cavalli per andare dappertutto e non preoccuparsi dei guasti. È la moto con cui per lungo tempo nell'immaginario collettivo si è visualizzato il mitico 'motociclista tedesco'. (Credits: BMW)
Honda CB750 – La moto che stupì il mondo e lanciò la supremazia delle giapponesi. Linea, prestazioni, finiture: tutto era nuovo e al top. Per non parlare del motore, un 4 cilindri (all'epoca erano rari) trasversale con albero a camme in testa, che ti portava dappertutto senza tradire mai, raggiungendo anche i 200 km/h. Dal primo modello ne nacquero tanti altri e la serie è ancora viva nella casa di Tokyo. (Credits: Honda)
Yamaha XT500 – È considerata la capostipite delle enduro moderne. Irruppe sul mercato e sugli sterrati di mezzo mondo nel 1976 e riscosse un successo pazzesco, diventando una moto immortale: ancora oggi se ne vedono circolare in giro e la casa di Iwata ha rinnovato la serie di continuo. Monocilindrico elegante, agilissimo e tuttofare, divenne un culto non solo per chi faceva fuoristrada, ma anche per chi sgasava in città. (Credits: flickr/nitot)
Moto Guzzi 850 Le Mans I – Ancora oggi un mito della casa di Mandello, la Le Mans è la prima di una serie di successo. Bicilindrico a V e trasmissione cardanica come da tradizione lariana, cupolino, sella durissima, rimane un esempio di stile e soluzioni originali che identificano il made in Italy di qualità. (Credits: Moto Guzzi)
Kawasaki, Honda, Moto Guzzi e le altre: i Seventies furono l’epoca d’oro delle due ruote e videro la nascita di modelli immortali
Kawasaki Z1 900 – Fu la principale rivale della Honda CB750, un quadricilindrico a 4 tempi da 903 cc e 82 cavalli, anni luce avanti rispetto alle altre moto europee. Uscita nel 1972, furoreggiò per un quinquennio (la produzione si fermò al 1977) grazie alla velocità massima di 210 km/h e a un’accelerazione impressionante. (Credits: Kawasaki)
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BMW R75/5 – Fu la moto del rilancio di BMW, in un periodo di supremazia giapponese. 750 cc di muscoli e potenza nel motore boxer da 57 cavalli per andare dappertutto e non preoccuparsi dei guasti. È la moto con cui per lungo tempo nell’immaginario collettivo si è visualizzato il mitico ‘motociclista tedesco’. (Credits: BMW)
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Honda CB750 – La moto che stupì il mondo e lanciò la supremazia delle giapponesi. Linea, prestazioni, finiture: tutto era nuovo e al top. Per non parlare del motore, un 4 cilindri (all’epoca erano rari) trasversale con albero a camme in testa, che ti portava dappertutto senza tradire mai, raggiungendo anche i 200 km/h. Dal primo modello ne nacquero tanti altri e la serie è ancora viva nella casa di Tokyo. (Credits: Honda)
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Yamaha XT500 – È considerata la capostipite delle enduro moderne. Irruppe sul mercato e sugli sterrati di mezzo mondo nel 1976 e riscosse un successo pazzesco, diventando una moto immortale: ancora oggi se ne vedono circolare in giro e la casa di Iwata ha rinnovato la serie di continuo. Monocilindrico elegante, agilissimo e tuttofare, divenne un culto non solo per chi faceva fuoristrada, ma anche per chi sgasava in città. (Credits: flickr/nitot)
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Moto Guzzi 850 Le Mans I – Ancora oggi un mito della casa di Mandello, la Le Mans è la prima di una serie di successo. Bicilindrico a V e trasmissione cardanica come da tradizione lariana, cupolino, sella durissima, rimane un esempio di stile e soluzioni originali che identificano il made in Italy di qualità. (Credits: Moto Guzzi)
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La ‘moto anni ’70’ è un culto pressoché universale: quella fu la decade in cui le due ruote conobbero la diffusione di massa e uscirono dal ruolo di semplici mezzi di trasporto per diventare anche oggetti di piacere e di divertimento.
A contribuire a questa rivoluzione ci fu l’invasione delle giapponesi, che con le loro linee sportive, i motori all’avanguardia e una qualità costruttiva eccezionale conquistarono i mercati mondiali, costringendo le case europee a rimettersi in gioco.
Scrambler, naked, enduro, superbike: quasi tutte le moto che vediamo circolare oggi nacquero in quell’epoca fertilissima. Non è un caso che oggi alcune case propongano revisioni dei modelli Seventies e linee che risalgono a quegli anni. Eccone cinque che meritano di essere ricordate.