Jeff Goldblum

Jeff Goldblum

Suadente, voce di velluto, Jeff Goldblum ci ha raccontato di “Wicked – Parte 2”, della famiglia, di come tutto è cominciato

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di Simona Santoni

È un ciclone di gentilezza e solarità quando lo incontro. E si premura subito di farmi accomodare sulla sedia più solenne in stanza. «In trono», scherza con voce profonda di velluto Jeff Goldblum, settantatreenne che sembra ancor più attraente col passare degli anni.

Intrigante nei panni del Mago di Oz nel musical dell’anno, è a Milano per promuovere Wicked – Parte 2, ma è pronto a rifugiarsi subito nella “sua” Firenze. «È così bella! Negli ultimi tre anni ci abbiamo trascorso molto tempo, anche se abbiamo ancora casa a Los Angeles. La adoriamo». Insieme alla moglie e ai due figli di 8 e 10 anni ha trovato una nuova base nel capoluogo toscano. E se, camminando vicino a Piazza Pitti, capitasse di sentir riecheggiare note di pianoforte da una finestra aperta, potrebbe essere l’attore americano alla tastiera.

Goldblum, infatti, protagonista di cult amatissimi come La mosca e Jurassik Park, è anche un virtuoso del jazz. «La musica e il cinema si alimentano a vicenda in me», spiega. «Avevo 10 anni quando mi è venuta la mania della recitazione. Da allora ho investito tutto me stesso per questa passione. Nello stesso periodo iniziai a suonare, ma in maniera più libera e rilassata, senza aspettative. E questo ha influenzato il modo in cui recito ora». Con la sua Jeff Goldblum & the Mildred Snitzer Orchestra ha da poco rilasciato l’album Still Blooming. «Cantano anche Ariana Grande, Cynthia Erivo e Scarlett Johansson. È davvero divertente».

Jeff Goldblum
Photo by Karwai Tang/WireImage / Getty Images
Jeff Goldblum alla premiere di “Wicked” al Royal Festival Hall, Londra, 18 novembre 2024

Affascinante affabulatore, mette trasporto e vivacità in ogni parola che pronuncia, così come il suo istrionico personaggio in Wicked, ora all’elettrizzante capitolo finale (in questi giorni in sala in ben tre versioni: doppiata, originale sottotitolata e, udite udite, ibrida, cioè parlato in italiano e canzoni in inglese con sottotitoli).

È lui il villain nella resa dei conti tra le due streghe, Glinda la Buona ed Elphaba la Malvagia dell’Ovest, interpretate da Grande ed Erivo. «Il Mago di Oz è complicato e misterioso », riflette compiaciuto. «Cade nella tentazione fin troppo umana di mentire, fingendosi soprannaturale. Ma è un tipo intelligente e inventivo. Con una parte familiare insoddisfatta che scopriamo nel secondo film».

Sembra avere invece davvero qualcosa di magico Jeff Goldblum che, nel suo personalissimo mix di eccentricità ed eleganza, unisce generazioni di pubblico. La sua carriera cinquantennale include film diventati pilastri della cultura popolare, da Il grande freddo che ha segnato gli anni 80 a Independence Day, blockbuster epico per Gen X e Millennial, fino a Wicked, che risuona così intimamente nei più giovani. «No, non ho un potere magico, a meno che non sia lo stesso che abbiamo tutti e che metaforicamente possiede Elphaba: la magia di dire la verità. Di accettare e abbracciare chi si è ed esprimerlo in modo unico. E poi il potere dell’amore è così magico che finisce per legarci tutti».

Jeff Goldblum
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Jeff Goldblum all’US Open di tennis, 25 agosto 2025

Goldblum sembra così sollecito a farsi inondare dalle emozioni. E confessa con entusiasmo: «Ho singhiozzato dopo aver visto Wicked – Parte 2: è davvero bello. Piansi anche quando vidi il primo film al cinema». E intona A Sentimental Man, come cantava nel primo episodio del musical diretto da Jon M. Chu, adattamento cinematografico di Broadway di maggior successo di sempre. «C’è qualcosa di molto commovente nella musica di Stephen Schwartz e nella storia di amicizia narrata nei due film. Ne sono profondamente toccato e so che tocca il cuore di molti».

L’approccio della star hollywoodiana alla quotidianità si è intensificata da quando è padre. «Sono sempre stato romantico e sentimentale: recitare mi ha spinto fuori dalla mia comfort zone, invitando ad aprirmi. Ma ora che ho due figli sono davvero sdolcinato».

Quando sua moglie Emilie, ballerina ed ex ginnasta olimpionica, gli propose di sposarsi e avere figli, Jeff Goldblum, ultrasessantenne con due divorzi alle spalle, fu dapprima spaventato dall’idea. Ma oggi sembra rigenerato dalla paternità. «È una responsabilità e un’opportunità speciale. Sono ancora in allerta, attento a fare del mio meglio: si può sbagliare anche non volendolo. Ma… loro sono così adorabili e straordinari! Mi migliorano e mi schiudono alla vita».

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Jeff Goldblum alla premiere di “Wicked – Parte 2” a Londra, 10 novembre 2025

Steven Spielberg, David Cronenberg, Wes Anderson: sono alcuni dei grandi registi con cui ha lavorato. «Sono grato a ognuno di loro. E, tra i primi, anche a Robert Altman e Paul Mazursky. E poi Philip Kaufman. Ma in questo momento sono immerso nella mia gratitudine per Jon M. Chu».

Incline alla divagazione, si sofferma a osservare un quadro alla parete. «Ma cos’è? Una festa medievale?». Ma poi, generoso e solerte, torna sui suoi passi e mostra un interesse umano come raramente capita con divi così affermati: mi chiede qualcosa e per un attimo fa lui l’intervistatore.

E allora non posso non domandargli se non si sente un po’ alieno, lui che alieno è stato già in due film, Le ragazze della Terra sono facili e Asteroid City. «Da piccolo mi sentivo diverso dagli altri. Poi ho partecipato a un campo estivo dove ho scoperto le arti. È stato allora che ho iniziato a recitare e a sentirmi meno alieno». E in un bel sorriso, sotto gli occhiali dalla montatura scura: «Ma mi sento molto legato a questa Terra: è un luogo da sogno. In fondo siamo tutti alieni».