

Joan Thiele: Sono sempre in trasformazione
Cantautrice, produttrice, appassionata di colonne sonore, sempre alla ricerca di nuovi traguardi, Joan Thiele si racconta a Icon e di come vive il suo debutto a Sanremo
Joan Thiele, cantautrice e produttrice, classe ’91, è originale ed eclettica, grazie ai tanti luoghi che hanno segnato la sua vita – dal Sudamerica, all’Inghilterra, al nostro lago di Garda – con un approccio alla musica sperimentale e poliedrico. Appassionata di colonne sonore, vince il David di Donatello 2023 per la Miglior Canzone Originale con Proiettili. Nel 2024 pubblica il singolo Veleno, anticipando il debutto al Festival di Sanremo 2025 con Eco e il nuovo album in uscita in primavera.

Che 2024 è stato? Come sei cambiata in questo percorso?
Ho iniziato il percorso musicale con molta insicurezza, provando a produrre la mia musica, sperimentando coi suoni e ho cercato di capire cosa vuol dire raccontarsi. Ora sono cambiate tante cose; è un periodo di forte energia, ma mi metto sempre in discussione e cerco di non vedere mai un traguardo unicamente come un punto d’arrivo. In realtà a volte tendo quasi ad auto massacrarmi. La cosa più difficile per me è godermi quello che succede mentre succede. Vivere il momento non mi è facile, ma è una cosa su cui sto lavorando.
Sei cresciuta tra tanti luoghi diversi, una vita un po’ nomade. Come ha influenzato la tua musica?
Si esagera sempre parlando delle mie origini, ma è vero, ho avuto la fortuna di poter viaggiare spesso e amo ancora farlo. Il Sudamerica ha sicuramente influenzato il mio modo di vedere le cose, così come lo studio in Inghilterra; da ogni luogo ho preso qualcosa, mi piace investigare la cultura del paese, scoprirne le sonorità. Milano poi mi ha accolta ed è stato per me il vero modo di iniziare. Arrotondavo suonando nei locali, pregando per avere un posto in qualche pub. Ho un bel ricordo di quel periodo: alla fine è stato davvero divertente. C’è gente che mi segue ancora da allora.
Sei sicuramente una cantante poliedrica. Come si tengono insieme così tante anime?
Penso di essere abbastanza eclettica, sempre in trasformazione. Sento di non essere una cosa sola e quello che sono è in evoluzione. Riconosco la mia identità, ma mi rendo conto che è sempre in cambiamento. Per me l’importante è non essere statica.

Hai vinto il David di Donatello con Proiettili e sei appassionata di colonne sonore da sempre. È un progetto che prosegue?
Sono una fan dei grandi compositori come Piero Piccioni, Ennio Morricone. Con il mio primo EP, Operazione oro, ho voluto creare qualcosa che facesse parte di me, che potesse aiutarmi a connotarmi, e allo stesso tempo, trasformarmi. Il mio sogno era lavorare con Piero Umiliani (scomparso nel 2001. ndr). In pieno Covid ho taggato il suo nome su IG e, con mia grande sorpresa, mi hanno risposto le figlie. È nato un rapporto profondo, mi hanno addirittura proposto di accedere all’archivio. È stato un onore poter lavorare su musiche così importanti.
Dicono che a Sanremo sarai una delle presenze più audaci, tu cosa ti aspetti?
Sono molto felice, ma spesso, come ti dicevo, quando accadono cose belle non mi godo il presente. Voglio cercare di partecipare essendo cosciente di tutto quello che succede, cercare di viverla come un gioco. Porto un brano molto importante per me, Eco, una canzone d’amore che dedico a mio fratello. È nata in maniera istintiva e ci ho lavorato molto più di pancia che non di testa: ho iniziato a scriverla piangendo. Alla fine mi sento di dire che Eco è una sorta di augurio, in cui spero che più persone possano riconoscersi.