Doria, quando lo stile comincia dalla testa

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Doria, quando lo stile comincia dalla testa

Con la SS26, Doria racconta il suo spirito più ribelle tra richiami rock, memoria culturale e artigianalità italiana

Ci sono accessori che completano un outfit. E poi ci sono i cappelli di Doria, che fanno molto di più: costruiscono un’identità, esprimono una visione, incarnano uno stile di vita. I cappelli di Doria appartengono senza dubbio alla seconda categoria. Non seguono le mode, le osservano da lontano, forti di un’attenzione al prodotto che va oltre le tendenze del momento. E, spesso, le superano. Con la collezione Spring/Summer 2026, il marchio salentino torna a parlare la lingua che meglio conosce: quella della libertà, della coerenza, dell’identità. Un’icona di libertà che esalta il suo spirito ribelle, informale, avventuriero, fuori dagli schemi, impresso da sempre nelle collezioni.


In un tempo che celebra l’omologazione e il rumore, Doria risponde con il silenzio elegante dell’artigianato, con forme essenziali e tagli netti, con un’estetica che non ha bisogno di presentazioni. È il classico destrutturato che rompe gli schemi e si emancipa dal rigore formale, rendendo i cappelli elastici, morbidi, dinamici. Lo fa attraverso un racconto visivo che prende vita in un luogo fuori dall’ordinario: Le Cattedrali dell’Arte, spazio dedicato alla memoria e alla bellezza, dove musica, cinema, teatro e letteratura dialogano tra loro. Un tributo vibrante a Massimo Cotto, giornalista e narratore colto, voce imprescindibile della cultura italiana scomparso di recente.

È qui che il fotografo Mauro Lorenzo ha scattato la nuova campagna: tra oggetti che hanno una storia, pareti che trattengono parole, strumenti donati da artisti, ogni cappello si muove come testimone silenzioso di un’eredità viva, in uno spazio che è insieme museo, teatro e salotto. Un luogo del cuore, dove le arti si fondono in una sinestesia continua e sorprendente, perfetta cornice per raccontare la nuova stagione del brand.


La collezione è un road movie sartoriale, attraversato da riferimenti agli anni ’90 più crudi e agli anni ’70 più liberi. Sono i volti del rock a ispirare i nuovi modelli, che seguono accordi rock-addicted e tracciano una road-story nel più puro stile Doria.  I modelli parlano il linguaggio della strada, ma lo fanno con garbo. I fedora con ali rialzate – come il classico Sabino, reinterpretato – e il nuovo Dante, elegante e deciso, convivono con coppole, baseball cap e cappelli in sisal intrecciato a mano, nel raffinato colore RAW. Ogni pezzo ha una storia, una materia, una temperatura.
La leggerezza del Sisal orientale, intrecciato a mano, conferisce ai pezzi iconici una nuova eleganza eterea e lucente.



A colpire è la cura dei dettagli: cinte in cuoio con borchie turchesi e corallo che portano con sé un’eco western, senza diventare mai didascaliche. I materiali si alternano in un equilibrio calibrato tra tradizione naturale e innovazione tecnica, come nella linea Raindrops, leggera, resistente, perfetta per le piogge improvvise dei mesi caldi. Il tutto è avvolto da una palette cromatica intensa e raffinata: Negroamaro, Fuoco, Ambra, ma anche Cielo, Lime, Tufo, fino al già iconico Oxygen Green. Colori forti e romantici che accendono paglie preziose, papier leggeri e tessuti naturali, esaltati da intrecci fantasia e trattamenti lavati. Ogni elemento – dal design destrutturato alla scelta dei tessuti, fino al tono poetico della comunicazione – riflette l’anima ribelle del brand, che non si piega alle tendenze ma le anticipa con discrezione.


Collezione dopo collezione, fluisce quell’anima rock ‘n’ soul che Doria non abbandona mai, ergendola a sua iconica tradizione. Il brand salentino lavora per sottrazione, cerca l’essenza, trasforma ogni cappello in una forma di linguaggio personale. Non c’è nulla di urlato nella sua proposta. Solo una bellezza sussurrata e destinata a durare.