I tennisti più desiderati dalla moda (non c’è solo Sinner)
Courtesy CP Company

I tennisti più desiderati dalla moda (non c’è solo Sinner)

di Tiziana Molinu

Il tennis non è più solo un’arena di competizione sportiva. Il fascino dei campi verdi si fonde con le passerelle e le campagne pubblicitarie: Sinner, Musetti, Berrettini, Bellucci, Federer e Nadal non solo dominano i match, ma hanno conquistato anche il mondo della moda. Ecco come

Il bianco di Wimbledon, nella luce di luglio, non è mai stato così abbagliante. Forse perché non è più solo uniforme sportiva, ma un vero momento estetico, cucito con la stessa attenzione di un cappotto couture e portato con quell’aria da editorial di moda che una volta apparteneva soltanto alle passerelle di Parigi. È in questo nuovo territorio, metà campo da tennis, metà immaginario visuale, che si muove una generazione di tennisti che non si limita a vincere match, ma conquista campagne, collezioni, archivi. E dà al servizio una precisissima grammatica dello stile.

Jannik Sinner – Gucci, Nike e l’arte della discrezione

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Courtesy Gucci

Non è solo il numero uno. È anche l’uomo che ha sdoganato la duffle bag Gucci sul prato sacro di Wimbledon. Dal 2022 ambassador del brand fiorentino, Sinner ha portato il logo GG dentro il prototipo del tennista contemporaneo: glaciale nei colpi, sofisticato nei dettagli (senza mai strafare).
Accanto c’è il contratto monstre con Nike (150 milioni in 10 anni), e una costellazione di sponsor (Rolex, Alfa Romeo, Intesa Sanpaolo, Lavazza) che lo trasformano in uno dei volti più redditizi d’Europa.
Il vero punto di forza però è la sua sobrietà: porta il lusso come si porta un rovescio in contropiede, senza quasi far rumore.

Lorenzo Musetti – L’uomo Bottega Veneta

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Courtesy Bottega Veneta

Musetti è l’esteta. Il giocatore che cita l’arte italiana tra una seconda palla e l’altra, il primo a dare allo swing un’aria da composizione poetica. Non sorprende che Bottega Veneta lo abbia scelto per “Craft is our Language”, la campagna per i 50 anni dell’intreccio, affiancandolo a scrittori e artisti. La sua immagine è tecnica ma emotiva; potremmo definirlo un giovane Federer remixato con il minimalismo di oggi. Il risultato? Il tennis come performance estetica, la moda come parte del gioco.

Matteo Berrettini – Hugo Boss, Asics e la potenza che diventa immagine

Bottega Veneta
Courtesy Hugo Boss

Lo chiamano “The Hammer”. Ma il suo rapporto con la moda racconta tutt’altro: accordo con Hugo Boss (inclusa una capsule a suo nome), look minimal e sartoriale, oltre 2 milioni l’anno solo dalle partnership fashion. Berrettini ha capito che la forza può diventare linguaggio visivo. La campagna Boss SS24 lo ritrae come un’architettura in movimento: linee pulite, niente fronzoli, pura intenzione. Come un dritto che lascia andare l’aria.

Mattia Bellucci – Archivi Osti e la traduzione dello sportswear

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Courtesy C.P. Company

È il più giovane di tutti, classe 2001, ma forse il più radicale. C.P. Company lo porta negli archivi, gli mostra i tessuti sperimentali di Massimo Osti. Lui li guarda come si guarda un film di Tarkovskij: in silenzio, cercando il dettaglio. A Wimbledon, si presenta così: overshirt Goggle, polo tecnica, borsa Paper Touch ricamata. Total white ma con memoria incorporata. Non è una divisa. È un gesto narrativo.

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Courtesy Louis Vuitton

Federer non ha firmato solo match. Ha firmato il suo tempo. Nike gli ha dedicato il logo “RF”, Uniqlo gli ha offerto 300 milioni per 10 anni, Louis Vuitton lo ha immortalato sulle Dolomiti insieme a Nadal nella campagna Core Values. È classico come un film di Visconti, ma con la precisione grafica di un’installazione contemporanea. Ogni sua apparizione, dalla polo bianca al trench nei backstage, ha la forza di un archetipo. Perfino quando non gioca, sembra che stia dettando il codice d’abbigliamento del tennis mondiale.

Rafael Nadal – Il silenzio che diventa stile

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Courtesy Nike

Nadal non ha bisogno di capsule o logomania. Il suo stile è una linea retta: Nike, da sempre; eleganza non esibita; sobrietà muscolare. Eppure, proprio per questo, le maison lo vogliono. Louis Vuitton lo mette accanto a Federer in quella foto che è già storia (zaino Monogram Eclipse, sguardo di uno che ha vinto 14 Roland Garros e ora scala le Dolomiti). È la prova che anche la sobrietà assoluta può diventare immaginario fashion. Senza pose, senza didascalie. Solo presenza.

E l’elenco potrebbe continuare. Carlos Alcaraz che sfila per Louis Vuitton prima ancora di entrare in campo, Coco Gauff che porta Miu Miu x New Balance dentro il perimetro di gioco come fosse un set cinematografico, Stefanos Tsitsipas in completo Canali che trasforma il pre-match in un red carpet.
Non è più il tempo in cui lo stile entrava nello sport solo attraverso uno sponsor sul petto. Oggi è il contrario: sono i tennisti a portare la moda dentro il gioco, a trascinare archivi d’avanguardia, borse monogram, cultura visiva e narrazione personale direttamente sulla linea di fondo. Il campo diventa passerella, il bag diventa statement, il backhand una scelta estetica.