Lou Reed e quella chitarra comprata a Milano

Lou Reed e quella chitarra comprata a Milano

di Saturnino

Un pomeriggio con il rocker: il ricordo di Saturnino

Io ho sempre creduto nella teoria dei 6 gradi di separazione. Per chi non la conosce, la teoria dei sei gradi di separazione è un’ipotesi secondo cui qualunque persona può essere collegata a qualunque altra attraverso una catena di conoscenze con non più di 5 intermediari. Appena arrivato a Milano con il progetto ambizioso di diventare un bassista professionista, ho conosciuto Michele Schembri che mi ha presentato Robert Gligorov, che mi ha presentato Demetrio Paparoni, che a sua volta mi ha presentato Davide De Blasio che mi ha presentato Lou Reed! 

L’immenso Andy Warhol disse: “In the future everyone will be world-famous for 15 minutes’ (In futuro ognuno avrà i suoi 15 minuti di fama mondiale)

Il 26 marzo del 2007 io ho avuto i miei 30 minuti da solo in macchina con Lou Reed. Il resto del pomeriggio l’ho trascorso sempre con Lou Reed in una straordinaria villa a Lambrate (un quartiere milanese), insieme a dieci persone straordinarie nella cantina dove nascono le chitarre che il mondo ora ci invidia. Lou Reed lo aveva intuito per primo, perchè quando un essere umano nasce proiettato nel futuro ci resta fino all’ultimo respiro. 

Tutto era nato così. Davide De Blasio, invitato da Lou Reed, doveva andare a New York per la prima teatrale di Berlin. Non voleva presentarsi a mani vuote, così gli consigliai un regalo: una bella chitarra elettrica costruita in alluminio aeronautico. Davide si mette in contatto con il backliner di Lou Reed. Riusciamo ad ottenere le misure e la scalatura delle corde (un particolare fondamentale per un professionista). 

A New York Berlin si rivela un trionfo e tra il pubblico siede l’enciclopedia del rock degli ultimi 60 anni, Davide arriva in camerino e dice a Lou: ‘Ti ho regalato una chitarra’. Lui appare un pò perplesso. Poi, apre la custodia e si trova davanti a uno degli strumenti (sotto, nella foto di Guido Harari) che più lo ha ispirato nell’ultimo periodo della sua incredibile vita.

 harari

Da qui in poi inizia un timido ma deciso carteggio di mail tra il tecnico di Lou Reed e il team della N.O.A.H di Lambrate, carteggio che culmina con una telefonata di Davide De Blasio alle ore 12 del 26 marzo 2007: ‘Satu, sei a Milano?’ E Io: ‘Sì’. Davide: ‘Hai un auto?’. E Io: ‘Sì’. ‘Passeresti a prendere Lou Reed all’Hotel de Milan? Vuole visitare il posto dove viene costruita la chitarra che gli ho regalato!’. A quel punto, rispondo: ‘Assolutamente sì’. I 6 gradi di separazione erano completi.

Arrivato davanti all’Hotel de Milan, chiedo del Signor Lou Reed. Lo trovo seduto nella hall che mi aspetta. Sale dietro e mi chiede: ‘Sei l’autista?’ E io ‘No, sono Saturnino l’amico di Davide’. Scende e si siede davanti!
Mi chiede se Lambrate è lontano, io rispondo che c’è un po di traffico e che ci vorrà mezz’ora. Mi chiede anche se se possiamo passare da via Ariosto per prelevare un suo caro amico che sarebbe venuto con noi.

Io non proferivo parola, aspettavo fosse lui a parlare. Ad un tratto mi dice: ‘Quella chitarra a differenza di tutte quelle che ho visto e suonato è diversa, si vede che dietro c’è una grande tecnologia’. Arriviamo in via Ariosto davanti a un piccolo castello che visto da fuori sembra la casa di Harry Potter. Scende e mi chiede di controllare il nome sul citofono, suono mi identifico e dopo 10 minuti scende un piccolo frate che parla in italiano con accento americano, avrà avuto 80 anni e la sua voce sembrava quella di Yoda.

Il frate, lentissimo nei movimenti, finalmente sale in macchina. Ci muoviamo in direzione Lambrate, parlano solo loro. Arrivati a destinazione il frate si siede e inizia a fare mille domande. Lou Reed invece attende l’arrivo di Davide e Guido Harari e imbraccia una Noah Paraffina disegnata da Lorenzo Palmeri. La padrona di casa prende subito una macchina fotografica e Lou Reed un po’ stizzito esclama da vera rockstar: ‘Per favore, niente foto!’.

Imbraccia la chitarra come un’arma, la collega all’amplificatore alza il volume a palla e inizia a fare un riff distortissimo. Poi, chiude gli occhi, sorride, li riapre ed esclama con grande entusiasmo: ‘Ora puoi fare tutte le foto che vuoi’.
Nel frattempo sono arrivati tutti, Lou Reed ha suonato tutto il tempo e ha ordinato due strumenti. Quando è arrivato Lorenzo Palmeri, lo ha abbracciato e ringraziato per aver disegnato quella chitarra. In mezzo a tutto questo la figura che più mi incuriosisce è il frate. Così, mi avvicino e gli chiedo: ‘Ma lei e Lou Reed dove vi siete conosciuti?’ E lui: ‘In una domenica d’estate di tanto tempo fa ad una colazione all’aperto nel giardino della casa di Pollock’.

Come ho twittato ieri: Lou Reed Forever