Al mare, in città, per un viaggio on the road: etichetta di stile su come scegliere i mocassini per quest’estate

Vezzo da dandy eccentrico, suprema manifestazione di eleganza noncurante, il mocassino è sempre stato considerato invenzione di una certa vecchia Europa, quella fatta di lord inglesi in libera uscita e bonvivant francesi che camminano per Parigi con aria svagata e una copia della rivista d’élite sotto il braccio.

La realtà è che i mocassini arrivano da molto più lontano, esattamente dagli Indiani d’America, che usavano costruire una scarpa simile, fasciandosi il piede con un pezzo di cuoio morbido. Nella lingua dei Pellerossa, l’Algonquan, addirittura la parola ‘calzatura’ si traduce con il termine mocassino.

A renderli però oggetto di desiderio globale fu nel 1936 l’azienda americana GH Bass, produttrice di stivali, che ne firma il primo modello, con la classica mascherina a forma di labbra, denominandolo Loafer (scansafatiche in inglese). Gli arbiter elegantiarum dell’epoca però, non ne apprezzano l’eccessiva disinvoltura, e la somiglianza ad una ciabatta. Un giudizio che si inverte solo qualche anno dopo, quando Fred Astaire li sdogana come eleganti, adatti sotto lo smoking, perfetti per ballare il tip tap. 

Ormai entrati di diritto nel guardaroba di qualsiasi gentleman, oggi si declinano in numerose varianti, adatte a qualunque tipo di viaggio o esigenza. Se quelle adatte alla sera, a qualunque latitudine, rimangono le classiche in pelle lucida, con applicazione in metallo o nappine, e realizzate con il metodo Goodyear che ne garantisce la durata (una lavorazione inglese che cuce insieme tomaia e fodera), al mare è permesso concedersi qualche liberta in più. I modelli ideali per l’aperitivo in spiaggia sono eccentrici nei tessuti e nelle lavorazioni, jaquard di raso su tutti, mantenendosi sobri nelle nuance, prediligendo il blu navy, con sottile para in legno.

Per i lunghi viaggi on the road, invece, è necessario che la sua costruzione sia morbida, permettendo al piede libertà di movimento: ottimale quindi il suede, meglio ancora se sulla suola ci sono i classici gommini in plastica, ispirati alle driving shoes degli anni cinquanta. 

Per la gita fuori porta, magari tra le campagne toscane, sono ideali i modelli in nuance naturali e pelli intrecciate, al giusto incrocio tra disimpegno vacanziero e rispetto dell’etichetta formale. Infine, per chi d’estate va in viaggio nelle metropoli, perfetti quelli dalla costruzione classica, da sera, ma sdrammatizzati da una microstampa geometrica, da portare con pantaloni in tela dalla vestibilità rilassata e camicie in chambray. 

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