Jared Leto, trasformista rockstar dai look da sballo
Attore e cantante, anticonformista e camaleontico, sul set come sulle passerelle ama trasformarsi. Simbolo della fluidità made in Gucci, non perde il vizio di strabiliare, anche ora che quasi a sorpresa compie 50 anni
Anticonformista, scanzonato, camaleontico. È Jared Leto, artista poliedrico, diviso tra musica e cinema, che ama trasformarsi. Cantante dei Thirty Seconds to Mars, premio Oscar per Dallas Buyers Club, nel suo ultimo film, House of Gucci di Ridley Scott, si è camuffato da Paolo Gucci, il cugino di mezza età, rotondetto e semi-calvo di Maurizio Gucci: molti spettatori hanno dovuto aspettare i titoli di coda per scoprire che dietro al trucco si celava Leto.
Autore di un’interpretazione davvero esagerata e sopra le righe, Jared Leto non poteva mancare in un film targato Gucci, visto il suo ruolo di testimonial della Maison e il legame indissolubile con il direttore creativo Alessandro Michele. «Amo il lavoro immersivo. Mi piace l’idea di una maschera», ha detto l’attore rockstar, che il 26 dicembre compie 50 anni, quasi a sorpresa. E sì, perché lui, con i suo lineamenti delicati e gli occhioni azzurrissimi, fisico asciutto, sembra non invecchiare mai, e molti suoi fan sono convinti che sia davvero una creatura speciale intoccabile dal tempo. «Ho molti vizi, ma l’alcol non è uno di questi», ha affermato. «Da tempo ho un’alimentazione vegetariana o vegana e mi prendo cura di me stesso. Questo probabilmente aiuta il processo di conservazione».
Al Pacino, che in House of Gucci interpreta Aldo Gucci, il padre di Paolo, ha un racconto divertente: quando è arrivato sul set in Italia, si è accorto di essere seguito da un italiano vecchio e grassoccio, pensava fosse un fan un po’ strano; qualcuno ha dovuto dirgli che in realtà era Jared, immerso nel suo personaggio.
Jared Leto, uno nessuno centomila
Idolo della ‘generazione Catalano’, dal nome del personaggio che impersonava negli anni ’90 nella serie tv teen My so-Called Life, ovvero dei nati tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, Jared Leto ha fatto del trasformismo il marchio del suo fascino. Sul grande schermo e sul red carpet, ma anche sul palco, ora in poncho capelli lunghi barba e occhiali da sole, quindi in tunica bianca e chioma corta rosa, poi petto nudo e taglio da moicano. Un caleidoscopio di look e stili da sballo.
Jared «è tutti e nessuno al tempo stesso, un’illusione, il prodotto dei propri sogni», come ha detto lo stesso Leto di uno dei suoi personaggi più iconici, Nemo Nobody del cult scifi Mr. Nobody (2009) di Jaco Van Dormael. Jared lì interpreta un uomo di 118 anni, l’ultimo essere mortale sulla Terra dopo che la razza umana ha raggiunto l’immortalità. Nel ripercorrere la sua esistenza, apre il dedalo di possibilità e vite diverse che ognuno può sperimentare, a seconda delle scelte diverse che si fa. Anche in quel caso Leto si mise addosso un trucco da ultracentenario che lo rese irriconoscibile.
La sua prima trasformazione cinematografica, però, è stata per Prefontaine (1997), film sul mezzofondista statunitense Steve Prefontaine, che nei 5000 metri piani delle Olimpiadi di Monaco di Baviera 1972 ebbe una tattica folle che conquistò il pubblico: spinse e condusse il gruppo dall’inizio alla fine, per vedersi superato nell’ultimo tratto, arrivando quarto (morì poi a soli 24 anni in un incidente d’auto).
Per la parte Leto divenne un vero runner (per il duro allenamento a cui si sottopose ebbe quasi subito un infortunio al ginocchio, dovendo fermarsi per due settimane e mezzo). Adattò forma fisica e voce, tanto che la sorella di Prefontaine, quando lo ebbe di fronte, si commosse.
E poi eccolo biondo ossigenato come villain Faccia d’Angelo in Fight Club (1999). In Requiem for a Dream (2000), nella straziante interpretazione dell’eroinomane Harry Goldfarb, si è fatto scheletrico, perdendo 12 chili. E ha perso di nuovo peso, 13 chili, per la sua performance da Oscar in Dallas Buyer Club (2013), per la meravigliosa Rayon, ironica transessuale malata di Aids.
Ma è stato ben più difficile per lui ingrassare: per Chapter 27, in cui incarna l’assassino di John Lennon, Mark David Chapter, si è messo addosso 30 chili.
Non poteva mancare per Jared Leto la maschera da Joker: capelli verdi fluo, corpo tatuato di scritte “Ha Ha”, lieve cerone bianco in viso, denti placcati d’argento, occhi spiritati, ecco servito il supercriminale psichedelico, pazzoide, imprevedibile e sadico di The Suicide Squad – Missione suicida (2016).
Look dallo stile fluido
Non meno cangiante, Jared, fuori dal set. I suoi outfit non passano mai inosservati. Ed è impossibile catalogarli sotto un solo genere. Spazia dallo stile rocker dark chic a quello da dandy pittoresco al glam audace. Dai look grunge degli anni ’90 è passato ad essere un punto di riferimento della moda maschile, con apparizioni sempre sorprendenti e variopinte.
Così incline a trasformarsi, a fondere musica e cinema, a diventare altro e poi tornare se stesso, a essere tante vite e tanti look diversi, vistosi e mutevoli, il trasformista rockstar è il rappresentante perfetto dello stile gender fluid, la nuova filosofia dell’unisex che ha sposato anche Gucci.
Una fluidità gentile e stravagante, in Jared style.
Raccogliamo alcuni look di Jared Leto in questa gallery: