House of Gucci, la storia vera dietro al film con Lady Gaga
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House of Gucci, la storia vera dietro al film con Lady Gaga

di Simona Santoni

La cantante è Patrizia Reggiani, uxoricida dalle verità disarmanti. Sangue, glamour e avidità: ecco i fatti dietro all’omicidio più clamoroso degli anni ’90

600 milioni di lire, una grossa cifra per il 1995. Tanto valeva la vita dell’ex marito, Maurizio Gucci, per Patrizia Reggiani, mandante del suo delitto, uno dei più clamorosi e glamour degli anni Novanta. «Ho trovato comunque un modo per volere bene a Patrizia», ha detto a Milano Lady Gaga, che nell’atteso film House of Gucci interpreta Lady Gucci, che oggi, a distanza di 26 anni dall’omicidio dell’ex consorte erede della Maison di moda, non rinnega niente di quello che fu. «Era una giovane ragazza italiana, di Vignola, che sognava in grande e voleva vivere una vita migliore», così Lady Gaga ha cercato di capire la donna sanguinaria e bizzarra che si è messa addosso.

Uno stuolo rumoroso di ammiratori ha accolto la cantante americana a Milano, la stessa città che il 27 marzo 1995 assistette all’omicidio di Maurizio Gucci. Lady Gaga, vestita però in Versace, con quell’umanità calda che la contraddistingue si è commossa davanti a tanto affetto, come se ancora non se ne fosse abituata. L’anteprima italiana di House of Gucci si è svolta al cinema Odeon sabato 13 novembre, mentre l’uscita in sala del film firmato Ridley Scott sarà il 16 dicembre.

Lady Gaga, House Of Gucci
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Lady Gaga all’anteprima del film “House of Gucci” a The Space Cinema Odeon a Milano, 13 novembre 2021

Maurizio Gucci, nipote del capostipite della Casa di moda, di cui tra l’altro quest’anno ricorrono i 100 anni dalla fondazione, è fatto rivivere da Adam Driver. Jared Leto è Paolo Gucci, il cugino di Maurizio che ebbe complicati rapporti con il padre Aldo e lo zio Rodolfo, che fece infuriare aprendo a loro insaputa una sua attività usando il marchio Gucci. I due fratelli Gucci figli del fondatore Guccio Gucci, Aldo e Rodolfo, sono interpretati da due giganti, il sommo Al Pacino e l’elegante Jeremy Irons (eppure c’è stato chi ha avuto da ridire sulla scelta di Al Pacino, ovvero la figlia di Aldo Gucci, Patricia Gucci, che sul suo profilo Facebook ha protestato: «È interpretato come un delinquente diminutivo, sovrappeso, quando in realtà era alto, snello e dagli occhi azzurri… Era la personificazione dell’eleganza»). Salma Hayek è Giuseppina Auriemma, l’intermediaria che trovò il sicario. E c’è anche un giovane Tom Ford, lo stilista che rilanciò il brand toscano, incarnato da Reeve Carney.

La storia vera dietro il film: l’omicidio Gucci

Nata nel modenese, a Vignola, figlia di una lavapiatti ma adottata dal facoltoso compagno della madre, l’imprenditore dei trasporti Ferdinando Reggiani, Patrizia Reggiani Martinelli conobbe Maurizio Gucci nel 1970 a una festa. Reggiani, che oggi ha 72 anni, ha scontato la sua pena con 17 anni di prigione e tuttora si sente un po’ Lady Gucci, nelle varie interviste non ha mai lesinato racconti e ricordi spiazzanti: «ero la regina di Milano», fu lui a notare lei e l’amore divenne presto reciproco. Il 28 ottobre 1972 si sposarono, anche se a quelle nozze da favola non partecipò la famiglia Gucci, che vedeva in quella ventiquattrenne audace un’arrampicatrice sociale.

«Maurizio aveva quattro case a Sankt Moritz e non ce ne voleva dare neanche una»

Patrizia ha sempre considerato Maurizio un debole: «Era come un cuscino: portava l’impronta dell’ultimo che ci si sedeva».
Nel 1985 i due si separarono, ma non fu questa la miccia che innescò la brama omicida di lei. Fu quando lui decise di risposarsi con la nuova compagna, la sua vecchia amica Paola Franchi, che Patrizia sentì scivolar via la presa sulla sua parte di impero, nonostante il vitalizio da un milione di euro all’anno: «Maurizio aveva quattro case a Sankt Moritz e non ce ne voleva dare neanche una», dice nel documentario Lady Gucci di Flavia Triggiani e Marina Loi. Quel plurale usato come scudo si riferisce alle figlie Alessandra e Allegra, che oggi hanno rispettivamente 44 e 40 anni (all’epoca 18 e 14) e hanno dovuto vivere un tornado di emozioni, prima dalla parte della madre, quindi unite nella battaglia legale contro di lei, a cui come eredi di Maurizio Gucci dovrebbero milioni di euro. Una Dallas all’italiana.

Patricia Reggiani in Gucci
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Patricia Reggiani in Gucci, 24 ottobre 1981

«Io ho un difetto, non riesco a mirare giusto, e quindi non me lo potevo fare da sola»

Patrizia Reggiani iniziò a sentire l’urgenza che Maurizio morisse, tanto che ne parlava candidamente anche al salumiere. «Andavo dal salumaio e domandavo se conoscesse qualcuno che ammazzava la gente».
Fu l’amica cartomante napoletana Giuseppina Auriemma, la sua “dama di compagnia”, ad esaudire il desiderio: trovò nel muratore Benedetto Ceraulo l’esecutore, nel pizzaiolo devastato dai debiti Orazio Cicala l’autista del killer, nel portiere d’albergo Ivano Savioni l’organizzatore dell’agguato. La «squadra Bassotti», l’ha definita la stessa Reggiani, che spiegò così il ricorso a questi delinquenti sciamannati: «Io ho un difetto, non riesco a mirare giusto, e quindi non me lo potevo fare da sola». Disarmante.

Al telefono con Auriemma per la contrattazione del compenso, al posto dei milioni di lire, si parlava di «centimetri» di stoffa. 600 centimetri di stoffa. 600 milioni di lire.

Quella mattina del 27 marzo 1995 Maurizio Gucci uscì dalla sua casa in corso Venezia 38, per recarsi a piedi nella sede della sua nuova società di consulenze e investimenti Viersee, in via Palestro 20. Stava entrando e salendo i gradini, salutando il portinaio, quando alle 8.30 circa fu raggiunto alle spalle da quattro colpi di pistola, due sulla schiena, uno sul gluteo, l’ultimo, fatale, in testa. Il sicario cercò di freddare anche il portinaio, testimone dell’omicidio, ma riuscì solo a ferirlo. Da qui gli investigatori intuirono che non fosse un killer professionista. E poi fuggì a bordo di una Clio guidata da un complice.

Ci volle un paio d’anni perché le indagini, prima incentrate su trame finanziarie, portassero a Patrizia Reggiani. Ci volle invece solo una manciata di ore, appena sei, dalla morte di Maurizio Gucci perché Patrizia uscisse dal suo attico in San Babila e accorresse dalla compagna di lui, la Franchi, nel bellissimo appartamento del palazzo neoclassico di corso Venezia, per parlare di soldi, barche, case, cavalli, eredità. Per tutelare le figlie. Certo.

Maurizio Gucci
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Maurizio Gucci, 19 ottobre 1981

Patrizia Reggiani, J’aime épater le bourgeois

Quando la mattina del 31 gennaio 1997 alle 4.30 i poliziotti chiesero a Patrizia Reggiani se sapesse perché erano lì, lei rispose gelidamente: «Sì, per l’omicidio di mio marito».

«I miei gioielli e la mia pelliccia vanno dove vado io»

Si vestì di gioielli e pelliccia, pronta per l’arresto, e al capo della Criminalpol che obiettava qualcosa disse: «I miei gioielli e la mia pelliccia vanno dove vado io».

Gli anni a San Vittore, a suo dire, sono stati incredibilmente sereni, tant’è che ribattezzò il carcere Victor Residence. Lì ha ricevuto solidarietà e un trattamento speciale, le compagne di cella la aiutavano a fare il letto e da mangiare, aveva con sé il furetto Baby e passava piacevoli momenti in giardino. Nel 2011 rifiutò la semilibertà: «Non sono abituata a lavorare», preferiva rimanere in prigione a curare le sue piante. Alcuni anni prima, però, nel 2000, quando era nel carcere di Opera, tentò il suicidio: fu salvata dagli agenti penitenziari.

Adam Driver e Lady Gaga
Eagle Pictures
Adam Driver e Lady Gaga nel film “House of Gucci”

Quando nel 2014 è stata affidata ai servizi sociali, qualcuno l’avrà di certo vista passeggiare per Milano in via Montenapoleone con il pappagallo Boh sulle spalle: «J’aime épater le bourgeois», la sua spiegazione. «Mi piace sbalordire». Nel 2016 il rilascio per buona condotta.

A chi gli chiede perché abbia fatto uccidere il suo ex consorte, la risposta è: «Per stizza».

Patrizia Reggiani e Lady Gaga a confronto

Patrizia Reggiani oggi vive nella sua villetta milanese che sembra un castello, tra via Guastalla e via Andreani, con un pappagallo e un cagnolino bianco.

House of Gucci? Lo vedrà volentieri. Trova che Lady Gaga sia l’interprete giusta: «Mi somiglia». Oltre alle radici italiane, Stefani Joanne Angelina Germanotta ha origini umili come l’uxoricida più celebre del mondo della moda. Prima di Lady Gaga per la parte erano state prese in considerazione Angelina Jolie, Penélope Cruz e Margot Robbie.

«Sono infastidita che Lady Gaga non mi abbia incontrata»

C’è un però. Patrizia Reggiani non ha per nulla gradito che Lady Gaga non l’abbia mai contattata: «Sono alquanto infastidita dal fatto che mi stia interpretando nel nuovo film di Ridley Scott senza neppure avere avuto l’accortezza e la sensibilità di venire a incontrarmi».

Dal canto suo, a distanza, l’artista ha spiegato che ha cercato di non essere influenzata da niente e da nessuno nella costruzione del personaggio, avvicinandosi alla storia con «l’occhio di una donna curiosa interessata a possedere uno spirito giornalistico». Con un messaggio evidente per Lady GG: «Nessuno mi doveva dire chi fosse Patrizia Gucci. Nemmeno Patrizia Gucci».