Quadrophenia approda nei cinema, in versione restaurata, e la moda riscopre lo stile perfezionista e uber-chic dei Mod

Jimmy the Mod è tornato, e con lui anche il parka (e non solo).

Il protagonista del film culto di una generazione, un mod convinto che vivrà tra feste, droghe sintetiche e innumerevoli cambi d’abito fino allo storico scontro con i rocker sulla spiaggia di Brighton, torna al cinema in versione restaurata, per festeggiare il trentacinquesimo anniversario dall’uscita della pellicola (solo il 10 Dicembre, per l’elenco completo delle sale consultate nexodigital.it). Un film prodotto dagli Who, che gli diedero il nome del loro album, Quadrophenia, forse inconsapevoli dell’impatto culturale che avrebbe avuto. Jimmy arrivò infatti a rappresentare le speranze e le ambizioni (infrante, come la Vespa del suo idolo Ace- Sting nel finale) degli adolescenti degli anni sessanta, disperatamente alla ricerca di una loro identità, che li opponesse ai loro genitori, ma al contempo li facesse sentire parte di un gruppo regolato da appuntamenti fissi, ritrovi, nemici comuni (i rocker sulle loro Harley Davidson) e severi codici di comportamento, soprattutto di abbigliamento. (Per lo scontro di stile tra mod e rocker, guarda qui)

Un abbigliamento che funziona da codice identificativo, a consentire l’ingresso ai party e alle feste più esclusive, e che ritorna in voga per questa stagione, complice proprio la pellicola. Pantaloni slim-fit e polo per il giorno, camicie a motivi stampati preferibilmente a righe sotto i completi sartoriali italiani per la sera, i Mod di oggi (e non solo loro) scelgono ancora il parka (capo con il quale sono stati poi identificati) per riparare i costosi abiti dalle intemperie atmosferiche, compreso il vento contrario sulle loro Vespe e Lambrette, adottando tra i vari modelli prodotti inizialmente a scopo militare, quello lungo fino al ginocchio,a  coda di rondine e con il cappuccio snorkel, la cui zip lascia solo un tunnel di visibilità a chi lo indossa.

Abbandonati i massimalismi degli anni sessanta, i motivi stampati si riducono nelle dimensioni e acquistano in eleganza: rombi, righe e pattern geometrici sono micro, ma in una palette cromatica accesa, che preferisce tonalità di giallo e rosso, abbinati a cromie più naturali. Le macro stampe si usano ancora, ma solo sugli accessori, i calzini su tutti, argyle, che spuntino dai pantaloni, fingendo discrezione.

Vera ossessione dello stile mod, il completo da sera: consentito solo in nero, grigio e marrone, deve avere il suo gilet, tasche quadrate e rigorosamente tre bottoni. L’abbinata con il resto dell’abbigliamento permette, oggi come allora, di spaziare a seconda dei gusti, fermo restando l’assoluta preziosità di texture e materiali. Non solo camicie formali sotto i completi, quindi, ma anche maglioni o cardigan in cachemire, su camicie dal colletto button-down. Eleganti, e squisitamente moderni.