Il Duca Bianco torna con un nuovo album e con il film “David Bowie is”, tratto dalla mostra al Victoria and Albert Museum, e la moda ne riscopre lo stile

Per dirla con il titolo del suo ultimo album in uscita il 17 Novembre, una raccolta che racchiude il best of insieme a del materiale mai ascoltato prima, Nothing has changed. David Bowie taglia il traguardo dei cinquant’anni di carriera calamitando attorno a sé, complice il suo fascino sulfureo, la stessa attenzione di quando indossava i panni del Major Tom in Space Oddity, la prima di una lunga serie di trasformazioni al quale l’artista più camaleontico di sempre ha abituato il suo pubblico. Dopo sono venuti Ziggy Stardust, il Duca Bianco e gli anni berlinesi, a volte mutazioni radicali che nessun altro performer avrebbe potuto permettersi. 

Un incalcolabile valore artistico che il cinema celebra con David Bowie is, pellicola ad opera di Hamish Hamilton (regista abituato a maneggiare con sapienza alti livelli di spettacolarità, avendo filmato la Cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici del 2012 a Londra), tratta dall’imponente retrospettiva a lui dedicata quest’anno dal Victoria & Albert Museum: costumi, storyboard dei video, brani scritti a mano, video e fotografie, a cui si aggiunge il contributo di guest star come il designer Kansai Yamamoto e il leader dei Pulp Jarvis Cocker. Un mistero, quello del cantante inglese, che il film, nei cinema solo il 25 e 26 Novembre (per l’elenco completo delle sale, andate su nexodigital.it) si diverte a ripercorrere, documentando nel frattempo cinquant’anni di storia non solo musicale, ma anche del cinema, del design e della moda, che ha ugualmente e indelebilmente influenzato, forse con consapevolezza, forse no.

Un impatto, soprattutto quello sulla moda, il cui fascino perdura anche per questa stagione invernale, assumendo la consistenza suadente del velluto, tra tutte la materia più adatta a coprire di mistero e sensualità la figura enigmatica di Bowie, che, negli anni del glam, lo declinava addirittura sui bomber trapuntati o sui blazer, come quelli indossati da Christian Bale nel film del 1998 a lui ispirato, Velvet Goldmine (guarda qui come indossare il velluto a coste). La stagione fredda ne traduce il fascino proprio sui blazer, colorandoli di nuance spente, ma che non perdono d’intensità come l’ottanio o il verde pavone. I volumi sono slim, ma l’appeal è casual, da giorno, grazie alle tasche bene in vista. L’abbinata perfetta è con il disimpegno di maglioni in cachemire a girocollo, della stessa famiglia di nuance, azzurri polverosi e blu dalle sfumature marine. L’arcobaleno cromatico vira su tonalità più terragne e decise quando il teorema del velluto si applica ai pantaloni, che Bowie ha sfoderato sin dagli inizi della sua carriera, preferendoli dalle linee affilate, insieme a camicie over e cravatte stampate. Per l’inverno la trasposizione ideale è quella di Ennio Capasa, la cui ultima sfilata di Costume National rende onore proprio a Bowie: in rosso mattone, i volumi sono più morbidi, e si accompagnano a blazer doppiopetto e camicie in seta, senza tralasciare gli accessori, appuntiti e di carattere, come gli stivaletti in pelle lucida