Coltivata da millenni e da secoli utilizzata in profumeria, la violetta è una nota olfattiva fresca ed elegante, con un accenno vegetale che rende interessanti molti profumi maschili

Appartenente alla famiglia delle violacee, la violetta, utilizzata come ingrediente nella profumeria, porta con sè una grande storia. Attraversa città, come Parma e Grasse, ed è raccontata da molti personaggi, come l’imperatrice Maria Luigia d’Austria, Napoleone e due scienziati tedeschi, che hanno reso questo fiore una delle note olfattive più celebrate, discrete ed eleganti. Nella gallery, una selezione di profumi maschili in cui trovarla.

Dagli Arabi, passando per Napoleone fino a Parma
Benché la violetta sia sempre stato un fiore conosciuto in tutto il bacino del Mediterraneo, probabilmente importato in Europa dal Nord Africa o dall’Oriente, è però dal XIX secolo che iniziò ad avere grande risalto. La Regina Vittoria, infatti, aveva una sua personale coltivazione nelle serre del Castello di Windsor e lanciò la moda di portarne sempre un mazzetto fresco appuntato all’abito.

È stata però l’imperatrice Maria Luigia d’Austria, seconda moglie di Napoleone, a dare vita alla qualità oggi più conosciuta, quella di Parma. Diventata infatti Duchessa della città emiliana, Maria Luigia impiantò molte coltivazioni di violette sul territorio, mentre i frati del Convento dell’Annunciata ottenevano l’essenza, dalla distillazione a vapore dei fiori e delle foglie, ad uso esclusivo dell’imperatrice. Negli anni, questo metodo iniziò a essere utilizzato anche per la produzione di massa, rendendo famosa nel mondo la variante di Violetta di Parma, diventata oggi patrimonio della profumeria italiana; da Parma, poi, la coltivazione si diffuse anche a Grasse, complice il clima mite provenzale.

Per distillarne il prezioso olio essenziale, si è sempre seguito un procedimento antico di oltre 2.000 anni, ideato dagli Arabi. Oggi, però, questa lavorazione è affiancata anche dall’utilizzo di molecole di sintesi dette iononi (dal greco ion, violetta), scoperti nel 1893 da una coppia di chimici tedeschi, Tiemann e Kruger. La differenza tra i due procedimenti è nella resa finale olfattiva: con la molecola da laboratorio, l’aroma ottenuto è molto discreto e cipriato, con la distillazione a vapore, invece, si mantiene anche il sentore più fresco e leggermente vegetale.