

Renzo Piano firma la nuova agorà culturale del Mediterraneo
Si chiamerà Kyklos e aprirà nel 2028 ad Atene: spazi espositivi luminosi, giardini mediterranei e programmi educativi trasformeranno l’ex area industriale di Neo Faliro in un polo internazionale di incontro e creatività
Kyklos, dal greco “cerchio” o “ciclo”, è il nome perfetto per questo nuovo hub culturale progettato da Renzo Piano building workshop (RPBW) nel cuore del Pireo, il porto di Atene. Finanziato interamente dalla Fondazione Dinos e Lia Martinos (DLMF), il centro nasce per creare un dialogo circolare tra arte, comunità e paesaggio mediterraneo. Un anello ideale che collega passato e futuro, locale e globale, proprio come facevano gli antichi agorà greci, ma con una visione contemporanea.
Se tutto va come deve, Kyklos verrà inaugurato entro il 2028 come un centro multidisciplinare: spazi espositivi permanenti e temporanei, sale conferenze, programmi educativi fisici e digitali, una biblioteca e aree pubbliche pensate per favorire l’incontro. Lo anticipiamo, non sarà un museo generalista, ma avrà una mission culturale precisa: ospitare e valorizzare collezioni d’arte contemporanea e reperti provenienti da Africa e Oceania (incluse quelle legate alle loro diaspore globali). Una scelta coraggiosa che ricorda il Centre Pompidou di Piano (1977), dove l’arte diventa esperienza fluida e accessibile a tutti.

Architettura trasparente e giardini segreti
Dai render e dalle prime immagini diffuse, vediamo benissimo come l’architettura di Piano si manifesti qui in tutta la sua poetica della trasparenza e dell’equilibrio. L’edificio si dispone come un delicato diaframma tra l’energia urbana del viale occidentale e la quiete contemplativa dei giardini mediterranei. Le facciate completamente vetrate riflettono un pensiero filosofico: l’arte deve essere accessibile, visibile, parte integrante del tessuto cittadino. Attraverso queste superfici trasparenti, la vita interna del centro e quella esterna della città si riflettono e si fondono in un gioco di corrispondenze che ricorda le antiche agorà greche, ma con un linguaggio contemporaneo.
La struttura si sviluppa con una chiarezza spaziale che è marchio di fabbrica dello studio genovese. I volumi puri e geometrici sembrano galleggiare leggeri sul paesaggio, mentre il tetto piatto caratteristico di molte opere di Piano qui assume un nuovo significato, diventando uno sguardo diretto verso il mare Egeo. I materiali selezionati – acciaio, vetro e calcestruzzo a vista – dialogano con la tradizione costruttiva mediterranea attraverso un lessico moderno e sostenibile. Il tocco verde di Camille Müller, paesaggista parigina, trasforma il 62% dell’area in uno spazio verde pubblico con piante mediterranee. Un gesto che ricorda i giardini pensili di Babilonia, ma con una missione contemporanea: mitigare l’impatto urbano e favorire la biodiversità.

Arte e la cultura a portata di tutti
C’è quasi un’eco di utopia modernista in questo progetto, quell’idea che l’architettura possa davvero cambiare la vita urbana, come nei grandi sogni del dopoguerra. Eppure, la mano di Piano rimane fedele al suo lessico: sobria, poetica, mai retorica. Come quando il Beaubourg a Parigi negli anni ’70 trasformò un’idea radicale in uno spazio che ancora oggi appartiene alla città, così Kyklos vuole diventare non un museo per pochi, ma una casa collettiva per molti.
Non è un caso che a finanziare interamente l’opera sia una fondazione privata, la Dinos & Lia Martinos Foundation, segno di una nuova alleanza tra mecenatismo e architettura pubblica. Un gesto che ricorda gli antichi evergeti della polis, cittadini che offrivano teatri, portici e spazi comuni alla comunità. Atene, che negli ultimi decenni ha oscillato tra crisi e rinascite, trova così un altro tassello per il suo futuro culturale. Un futuro che passa anche da un design che non celebra il potere ma la condivisione, non l’oggetto ma lo spazio vissuto. E allora sì, il cerchio di Piano non è solo forma: è gesto politico, sociale, urbano.