Un libro e una mostra a Londra celebrano il mito dei Blondie, e la moda di tendenza ricorda Debbie Harry

Se ogni decade ha avuto la propria colonna sonora, caratterizzante e unica, quella degli anni settanta è stata sicuramente firmata dai Blondie. La formazione creata dallo studente della New York School of Visual Arts Chris Stein e da Debbie Harry, cameriera nel Club di Playboy, ha modificato per sempre la disco-dance, mixandola abilmente alla new wave e al reggae, e facendo apprezzare il punk ad un pubblico più vasto di quello al quale si rivolgevano formazioni come i Ramones e Sex Pistols.

Una formazione che quest’anno celebra il suo quarantennale, con una mostra alla Somerset House a Londra, dal titolo Chris Stein/Negative: Me, Blondie, and the Advent of Punk. Aperta dal 5 Novembre al 25 Gennaio, l’esposizione annovera una serie di foto, tra le quali alcune mai pubblicate prima, scattate tutte da Chris Stein, e che ritraggono non solo i maggiori protagonisti del decennio, dai Ramones a David Bowie, ma anche i luoghi divenuti di culto, come il CBGB, le feste della Factory di Warhol, il Mudd Club e l’East Village degli esordi, quando non era il quartiere alla moda di oggi, ma un meltin-pot etnico e musicale.

Grande spazio è dedicato a Debbie Harry, voce dei Blondie e compagna per lungo tempo di Stein: musa ispiratrice del nome stesso della formazione (a chiamarla Blondie erano i camionisti che tentavano di abbordarla) ha rivoluzionato i canoni di bellezza dell’epoca, settati, prima di lei, sulle gambe filiformi di Twiggy o sugli occhi grandi e innocenti di modelle come Penelope Tree. Bionda, irriverente, dai tratti decisi e dallo smoky eyes che, dopo di lei, ha fatto scuola, ha aperto la strada a tutta una serie di performer e cantanti, non più obbligate ad essere sempre sorridenti, docili, mansuete. 

Uno stile a tinte forti, il suo, che la moda non ha in realtà mai smesso di amare, e che rispolvera per questa stagione fredda: i glitter abbondano su mini-abiti e stivali, le pellicce si liberano dei motivi animalier, preferendo una trasposizione del mito meno letterale, che non perde forza, grazie all’abbinata con minidress e cuissardes. Il maglioncino a collo alto è solo nero, e si abbina ad un altro classico dell’armadio della Harry, la mini in pelle in versione sartoriale, le cui silhouette non costringono le forme ma preferiscono delle morbide plissettature. Ai piedi stivaletti che si arricchiscono di cinghie e dettagli dorati, per brillare in femminilità anche privati del potere seduttivo di tacchi vertiginosi. La pelle si traduce anche sui pantaloni, il cui potere eversivo è sapientemente calibrato con giacche varsity e t-shirt stampate. Assertiva, decisa, ma indiscutibilmente donna.