Atlete, primatiste, capaci di rompere con leggerezza tabù e di sfidare le convenzioni: ecco chi sono state le donne che hanno cambiato il 2016

Alcune di loro si sono rese responsabili di record assoluti: sport, politica, musica, nessuno aveva raggiunto l’Olimpo prima di loro. Altre hanno infranto tabù e paradigmi precostituiti, sfidando con ironia e un’elegante leggerezza i preconcetti. C’è chi, inoltre, ha conquistato interi paesi, e chi non l’ha fatto per un soffio. Ecco chi sono le donne più importanti del 2016 selezionate da Icon.

Michelle Obama: Flotus, la moglie di Potus, ovvero i nomi che hanno su Twitter l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama e la sua First Lady, Michelle. Senza nulla togliere alle precedenti illustri, Jackie compresa, nessuna donna è mai sembrata così rilevante nella vita politica di un compagno. Carattere, assertività, un’aura materna, empatica, ma volitiva, hanno reso Michelle fondamentale non solo nella campagna elettorale di Barack, ma anche  in quella del Partito Democratico alle scorse presidenziali. Concentrandosi su problemi quali quello dell’alimentazione, con il suo orto alla White House, o all’empowering femminile, con discorsi ispirazionali che saranno copiati negli anni a seguire (e qualcuno l’ha già fatto), Michelle è stata la madre di una nazione intera. E molti pensano che il suo futuro, con il carisma che possiede, dovrebbe essere in politica, magari candidandosi presidente tra altri quattro anni.

Ashley Graham: la prima modella curvy ad apparire sulla cover della Swimsuit Issue di Sports Illustrated. Un risultato che parla di inclusione, di nuovi e più variegati canoni di bellezza, che non ha bisogno di essere commentato.

Maria Grazia Chiuri: indubbiamente la personalità più importante della moda. Dopo più di un decennio in coppia professionale con Pier Paolo Piccioli, con il quale ha trasformato Valentino in un marchio contemporaneo, agognato non più solo dalle principesse, ma anche dalle teenager di tutto il mondo, senza per questo fargli perdere un briciolo di sofisticatezza, ha deciso di volare da sola. La prima donna alla guida di una maison francese storica come Dior, seconda italiana dopo Gianfranco Ferrè. Un impegno importante, gravoso, considerando le aspettative del marchio. Che lei affronta con leggerezza, e un sorriso noncurante.

Evan Rachel Wood: la rivelazione della fine dell’anno. Una carriera da attrice che fino ad ora non aveva conosciuto grossi picchi, a parte per l’inspiegabile relazione con Marylin Manson, il mondo televisivo, e il resto dell’etere, l’hanno scoperta e celebrata con l’arrivo di Westworld, serie HBO su un futuro distopico con parchi a tema popolati da androidi costruiti per permettere agli umani di sfogare le loro (peggiori) fantasie. La sua interpretazione di Dolores, il primo robot costruito nel parco, fanciulla da salvare nel Far West, il suo dilemma con ricordi traumatici che affiorano alla memoria, lo sviluppo di una coscienza critica e di una consapevolezza molto più umana di chi popola il parco, le hanno fatto guadagnare consensi da ogni parte, e probabilmente molte nomination nella award season che sta per cominciare.

Lady Gaga: cantante, donna che finalmente sembra aver trovato la pace con se stessa, dopo una lunga fase di trasformismi (e il nuovo album Joanne, il suo vero nome, sembra esserne la prova). Ma anche attrice talentuosa, tanto da aver vinto il Golden Globe come miglior attrice di una serie tv per American Horror Story. Infine, anche impegnata nel sociale, a sostegno delle donne vittime di abusi (lei stessa ha confessato di essere stata vittima di violenza a 19 anni, evento dopo il quale soffre di disturbo da stress post-traumatico). Da pop star a modello di riferimento. Tutto in un solo anno.

Simone Biles: la diciottenne dei record, la giovane donna che irrompe in ogni classifica per stravolgerla. La ginnasta americana ha vinto alle Olimpiadi di Rio 4 ori e un bronzo, di cui solo uno con la sua squadra, la Final Five. Con 19 medaglie vinte tra Olimpiadi e Mondiali, è ufficialmente la ginnasta più decorata d’America, superando Shannon Miller. E la sua carriera è solo agli inizi.

Hillary Clinton: vincere, anche perdendo. La consorte dell’ex presidente Bill, senatrice e candidata del partito democratico alle elezioni presidenziali americane, ha perso contro Donald Trump, ma questo poco toglie all’impatto devastante della sua presenza politica. I discorsi giusti, i tailleur pantalone entrati nella leggenda, le battute fulminanti e di spirito, hanno sovvertito i paradigmi classici in un paese che, nonostante i proclami, ha molto ancora da fare sulla strada verso l’uguaglianza di genere. Una battaglia che Hillary continuerà a combattere.

Bebe Vio: il suo sorriso, la sua ironia, le sue medaglie. Bebe Vio è stata la rivelazione sportiva tricolore alle Paralimpiadi. La schermitrice, che ha vinto nel fioretto individuale, è campionessa anche nella vita, capace di affrontare le amputazioni dovute alla meningite fulminante che l’ha colpita ad 11 anni con un’ironia fuori dal comune ( è già diventato iconico il selfie con Obama, rottura del protocollo alla cena di Stato, e quello con Rosolino e Ciaralli, dove ha usato la protesi del suo braccio a mo’ di selfie stick). Chapeau.

Beyoncé: un concept album distribuito solo su Tidal, ogni traccia abbinata ad un corto. Il tour mondiale che ha fatto sold out ovunque. L’amicizia con Barack e Michelle. Le furiose cacce alle streghe scatenate dal suo nutrito gruppo di fan, ormai più adepti di una religione, per scovare chi è ‘Becky with the good hair’, probabile riferimento alla donna con la quale il marito Jay-Z potrebbe averla tradita. Capace di dosare se stessa con furbizia, in apparenza si sa tutto, in realtà non si muove voglia senza che Queen Bey non voglia, Beyoncé è la diva incontrastata della musica mondiale. Lemonade, il concept album di cui sopra, non è solo lustrini e pop: impegnato, rivoluzionario, abbraccia anche il movimento di Black Lives Matter. Icona totale.

Hari Nef: Jill Soloway l’ha voluta in Transparent, serie delicata ma dirompente sulla vita di Maura, professore universitario che a 60 anni, una ex moglie e tre figli adulti in perenne crisi d’identità, sceglie di intraprendere il percorso della riassegnazione di genere. Da allora il boom: Hari Nef, modella transgender sotto contratto con la IMG Models, ha deciso che non si sarebbe negata nulla. Alessandro Michele era d’accordo con lei, tanto che le ha affidato per qualche giorno la piattaforma Snapchat di Gucci e l’ha voluta nella sua sfilata. Una condizione vissuta con serenità, una ventata di freschezza necessaria in un dibattito, quello sul gender, ormai stantio, Hari è una potenza sui social. E Flair è stato non a caso, il primo magazine a volerla sulla copertina di un femminile. Perchè per Hari non c’è altra definizione. Una donna, e punto.