Nonno Eminem è ancora il re del rap?
Artista hip hop più venduto di sempre, dalle rime veloci come proiettili, giocoliere nel cambio di flow, in quasi tre decenni di carriera ha spolpato record. Ma il suo ultimo album è stato deludente. Una fiumana di rapper di vecchia e nuova leva, intanto, sta lasciando il segno
Il Re del Rap ha ancora il suo trono? Artista hip hop più venduto di sempre, Eminem è uno dei rapper più grandi di tutti i tempi. Dalle rime veloci come proiettili, giocoliere nel cambio di flow, in quasi tre decenni di carriera il MC di Detroit ha spolpato record e mitragliato con versi oltraggiosi e affilati come cocci di vetro.
A 52 anni e presto nonno, Eminem ha intanto deciso di uccidere il suo alter ego malvagio Slim Shady, dai capelli biondi ossigenati. Ma mentre la scena rap è sempre più ricca di talenti e barre, Mr. Marshall Mathers è ancora sovrano?
Eminem, rime dark alla velocità della luce
Primo rapper bianco dal successo mondiale, Eminem è stato anche il primo esponente della musica hip hop a vincere un Oscar per la Miglior canzone originale, con Lose yourself, dalla colonna sonora del biopic 8 Miles (2002), da lui stesso interpretato. Detentore di 15 Grammy Award, primo artista della storia con due album certificati Diamante, non a caso nel 2011 è stato soprannominato «Re del rap».
Dall’infanzia travagliata in povertà, cresciuto dalla madre tossicodipendente – morta da poco –, vittima di bullismo (tanto da finire anche in coma per le percosse subite), Eminem ha usato la sua biografia tormentata come materia ispiratrice delle sue rime.
Nome di battesimo Marshall Bruce Mathers III, con i suoi brani rivoluzionari ha ridefinito il rap, aprendo la strada a un nuovo genere di testi, concentrati su pensieri oscuri e traumi personali. Le sue barre? Attacchi feroci senza censure ed esclusioni di colpi, offese ripetute a chiunque e qualunque cosa, che sono state il rapido volano di critiche scandalizzate e del successo. Alla larga perbenisti e moralisti.
La “tenera” canzone ’97 Bonnie and Clyde del secondo album The Slim Shady LP (1999)? È la storia di un padre che, in auto con la figlia, va a disfarsi del corpo della madre assassinata.
The Real Slim Shady, dal terzo album The Marshall Mathers LP (2000), è una sequela di frasi discriminatorie e omofobe che hanno scatenato la reazione delle associazioni di omosessuali.
Dall’incredibile abilità nei giochi di parole e nella tecnica verbale, Eminem è a tutt’oggi il rapper più veloce al mondo. Nel 2020 ha scolpito il record di 7,46 parole al secondo con il singolo Godzilla. Si è superato: fino ad allora il primato era sempre suo, con 6,5 parole al secondo con la canzone Rap God del 2013.
L’ultimo album di Eminem? Deludente
A quattro anni dal precedente disco, nell’estate scorsa Eminem ha pubblicato The death of Slim Shady (Coup de grâce). Con il suo dodicesimo album il rapper ha decretato la morte metaforica del suo alter ego sboccato e ingiurioso Slim Shady. E dei fasti delle hit passate. Mathers, infatti, si è impegnato a offendere a più non posso, in raffiche di parole e umorismo nichilista, ma non riesce più a suscitare vera e propria indignazione.
Le recensioni sono state contrastanti e per lo più deluse. «Sembra un tentativo confuso e conflittuale di ricreare il suo successo degli anni 2000», ha scritto il Guardian. Un album minore.
Rolling Stone addirittura definisce Em «il rapper un tempo grande». Aggiungendo: «È un artista storico che si è trasformato in un collezionista di trofei di partecipazione, e se ne sta concedendo uno nuovo per la sua vetrina. Niente male. Ci ha provato».
Da ricordare la canzone per sua figlia Hailie, Temporary, lettera d’addio da ascoltare dopo la sua morte. Qui il MC si fa struggente, quasi commovente. A lei in passato aveva dedicato anche When I’m gone, Mockingbird, Hailie’s song e My dad’s gone crazy. È Hailie che presto lo renderà nonno, come annunciato nello stesso video del brano.
In Somebody save me, ancora, Eminem si scusa apertamente con i suoi figli per non essere stato il padre che avrebbe voluto: “Qualcuno mi salvi, da me stesso / Ho passato così tanto tempo a vivere all’inferno”, dice. Era il 2007 quando rischiò la morte per overdose.

Jay-Z o Eminem: chi è più in alto nella lista?
Mentre il vecchio Mr. Mathers sembra perdere incisività, una fiumana di rapper di vecchia e nuova leva sta lasciando il segno.
Jay-Z ormai non è solo uno dei più grandi rapper di tutti i tempi, ma anche un vero e proprio magnate dell’hip hop. Ben 24 i Grammy Award, più di qualsiasi altro.
Kendrick Lamar ha trasformato il rap in impegno politico, distinguendosi tra tutti per i temi profondi delle sue canzoni.
Tra le nuove generazioni, Lil Nas X, dichiaratamente gay, sfida il machismo tipico del rap con testi sessualmente espliciti e look scintillanti.
Ed Eminem, oggi capelli bruni e barre spuntate, cosa ne pensa? Il brano Tobey contenuto in The death of Slim Shady (Coup de grâce) sembra essere la risposta. Il Master of Ceremonies canta: “Ma questo per me è un mistero / Come i rapper che ho già spaccato possano essere (cosa?) / Più in alto di me in una lista”. Il riferimento tutt’altro che velato è a una top 50 di Billboard sui più grandi rapper di tutti i tempi: lui era inserito al quinto posto, dopo Jay-Z, Kendrick Lamar, Nas e Tupac. Sarà nonno e «un tempo grande», ma Eminem è ancora agguerrito.