10 belle canzoni su omosessualità e amore Lgbtq+
Troye Sivan (Photo by Mauricio Santana/Getty Images)

10 belle canzoni su omosessualità e amore Lgbtq+

di Digital Team

Brani che sono stati pionieri della visibilità gay ma anche hit recenti in cui le nuove generazioni queer svelano le loro emozioni con più disinvoltura. Dall’Italia agli States, da Umberto Bindi a Frank Ocean a Troye Sivan. Il filo comune: la libertà d’amare

Giugno è il mese dell’orgoglio gay. Era il 1969 quando infiammò la rabbia Lgbtq+ contro le arbitrarie retate dei poliziotti di New York, deflagrando nei moti di Stonewall, la notte che cambiò la storia. Era l’inizio del movimento di liberazione omosessuale, oggi ricordato con il Pride.
A giugno, allora, celebriamo l’amore senza distinzione di genere ascoltando brani storici o recenti su omosessualità e sentimenti Lgbtq+. Ecco canzoni pioniere, alcune poco note, ma anche hit recenti in cui le nuove generazioni queer escono allo scoperto più disinvoltamente, non senza dissidi interiori e muri ancora da picconare. Ecco, soprattutto, strofe innamorate, grate o dolenti, e altre liberatorie. Cantanti fieramente Lgbtq+ alle prese con le loro emozioni.
Ecco 10 canzoni d’amore gay e Lgbtq+.

That’s what I want (2021) di Lil Nas X

In un ambiente musicale tradizionalmente machista e omofobo come quello rap, Lil Nas X è una svolta. Nel 2018 la fama, l’anno dopo il coming out. Primo rapper nero dichiaratamente gay ad aver agguantato la vetta delle classifiche statunitensi, il pioniere dell’hip hop queer è alquanto diretto. Nel singolo That’s what I want del 2021 estratto dal suo primo album in studio Montero canta: “Ho bisogno di un ragazzo che possa coccolarmi tutta la notte / Tienimi al caldo, amami a lungo, sii la mia luce del sole” (“Need a boy who can cuddle with me all night  / Keep me warm, love me long, be my sunlight). Con un video tra tute rosa, mani su muscoli neri e preservativi ancora più esplicito.

She’s my heroine (1996) di Skunk Anansie

“Non posso piangere, solo gridare”, “Lei è la mia eroina, dita che scendono giù” (I can’t weep only cry / She’s my heroine / Fingers going down), cantava Skin nel 1996, quando definiva gli Skunk Anansie un gruppo «clit-rock».
La cantante britannica, che sul palco irradia un’energia dirompente e nelle interviste allarga sorrisi enormi, è sempre stata alquanto esplicita, rivelando francamente di avere relazioni sia con uomini che con donne. «Sono fiera di essere chiamata lesbica, e di essere chiamata bisessuale. Basta che non mi diano dell’eterosessuale», protestava negli anni ’90. Gli stessi tempi in cui con She’s my heroine scolpiva con voce bellicosa e penetrante una delle canzoni d’amore lesbico più intense, che buca il petto.

Valery (1979) di Alfredo Cohen

“Dolce amore, chi ti offende?” è la strofa iniziale di uno dei capolavori passati più sottotraccia nella musica italiana. Alfredo Cohen, nome d’arte del militante gay Alfredo D’Aloisio morto nel 2014, nella sua breve attività cantautoriale ha ricamato Valery, brano magnetico e a tratti enigmatico, a volte ricordato più per aver dato il la ad Alexanderplatz di Franco Battiato che per la sua originalità coraggiosa. È infatti dedicato alla transessuale Valérie Taccarelli, allora convivente del cantante, oggi attivista e componente del Movimento Identità Transessuale. «Avevo 15 anni quando lui cominciò a prendersi cura di me, a proteggermi come una figlio/a. L’anno dopo mi fece andare da lui a Roma», ha raccontato Valérie a Gaynews.
La canzone non ebbe eco ma Battiato, nel 1981, chiese a Cohen di poterla usare, cambiando titolo e parole: con l’interpretazione di Milva divenne il successo che conosciamo.

Bloom (2018) di Troye Sivan

Troye Sivan, il ragazzo d’oro del pop queer, ha fatto il suo coming out pubblico dieci anni fa, appena maggiorenne. Sebbene già negli anni ’90 le star gay della musica avevano iniziato a rivelare la loro identità sessuale, c’è voluto un po’ di tempo  – tranne eccezioni – perché il genere divenisse esplicito anche nei testi.
La popstar australiana oggi è un maestro nel celebrare relazioni omosessuali nei loro alti e bassi
Bloom è il brano che dà il titolo al suo album secondo album uscito nel 2018 e, come fece la nostra Cristina Donà 15 anni prima, parla del suo giardino da aprire all’amore… “Fai un viaggio nel mio giardino Ho così tanto da mostrarti Le fontane e le acque” (Take a trip into my garden I’ve got so much to show ya The fountains and the waters), “E, ragazzo, ci vediamo proprio lì” (And, boy, I’ll meet you right there).
È considerata da alcuni la canzone più sovversivamente gay del disco, con riferimenti al sesso anale. Quando a Sivan è stato chiesto il significato del testo, con un occhiolino ha risposto: «Riguarda al 100% i fiori».

Come to my window (1993) di Melissa Etheridge

Era il 1993. Mettendo a tacere pettegolezzi e outing, Melissa Etheridge aveva appena confessato la sua omosessualità e Yes I am, suo quarto album, arrivava dopo quella svolta. La ballata rock Come to my window è stato il primo singolo estratto dall’album, con relativo primo video dopo il coming out (con Juliette Lewis che interpreta una malata di mente).
Anche grazie alla forza trainante dei diritti dei gay, la canzone ottenne una notevole trasmissione in radio. Vinse un Grammy Award per la migliore performance vocale rock femminile e si intagliò come brano iconico della comunità lesbica statunitense. “Vieni alla mia finestra / Striscia dentro / Aspetta alla luce della luna” (Come to my window / Crawl inside / Wait by the light of the moon), canta Etheridge con il suo timbro roco fumoso.
Oggi 62enne, nella sua autobiografia la rockeuse racconta che mentre componeva il testo non si rendeva conto di cosa stesse effettivamente scrivendo e che, solo dopo aver incontrato Tammy Lynn Michaels, la sua attuale moglie, ha capito cosa significasse Come to my window per le altre persone.

Forrest Gump (2012) di Frank Ocean

In piena ascesa, quando hanno iniziato a diffondersi i primi rumors sul suo orientamento sessuale in seguito a un pronome maschile usato in una canzone, Frank Ocean non ci ha pensato due volte e, nel 2012, ha pubblicato una lettera di coming out, un momento di svolta per la comunità Lgbtq+ nera statunitense.
Nel brano dolce e giocoso Forrest Gump, dal suo album di debutto in studio Channel Orange, il cantante R&B paragona il personaggio del film a una cotta adolescenziale, con ionici richiami omoerotici.

Il nostro concerto (1960) di Umberto Bindi

Anni ’60, addirittura. Il nostro concerto è un brano struggente e incantevole, con un’intro strumentale lunghissima, di 70 infiniti secondi, che ebbe un incredibile successo, primo in classifica per ben dieci settimane.
Anche se le parole non alludono palesemente a un uomo, rivolgendosi a un tu senza genere, Umberto Bindi, dichiaratamente omosessuale e pioniere della visibilità gay, si rivolgeva al suo compagno morto: “Ovunque sei, se ascolterai Accanto a te mi rivedrai”. 
Il cantautore ligure si sentì in dovere di fare un audace coming out, in un’Italietta ottusa che subito lo mise al bando. Nel Sanremo del 1961, quando si esibì con Non mi dire chi sei, scritta per lui da Gino Paoli, stampa e pubblico si soffermarono più che sulla melodia sull’anello che portava al dito, visto come una conferma della sua diversità. Fu emarginato e dimenticato, pagando a caro prezzo la sua sincerità.

Make me feel (2018) di Janelle Monáe

Make me feel è una spassosa celebrazione della gioiosa fluidità sessuale, un febbrile sogno bisessuale. Janelle Monáe, cantante funk hip hop dalle sonorità innovative, si è dichiarata pansessuale nel 2018 con candida naturalezza, quindi «sessualmente liberata».
Singolo del suo terzo album in studio Dirty Computer del 2018, Make me feel trova nel relativo video la sua massima rappresentazione giocosa e liberatoria, con l’attrice Tessa Thompson, sensuale e bella, tra gli interessi amorosi di Monáe.

Outside (1998) di George Michael

Lo scandalo era esploso: George Michael, l’ex Wham dal look sexy e macho, nel 1998 veniva arrestato per atti osceni in un bagno pubblico di Beverly Hills, adescato da un poliziotto in borghese. Stanato, reagì al clamore in maniera epica, con Outside, una canzone che era nello stesso tempo il suo coming out musicale e un grido di libertà urlato al mondo. Cantava ‘Andiamo fuori Alla luce del sole So che vuoi, ma non puoi dire di sì’ (Let’s go outside In the sunshine I know you want to, but you can’t say yes).
Il video fu un’operazione magistrale su come trasformare un’umiliazione in umorismo e in una fortunata operazione creativa.

War baby (1983) di Tom Robinson

Ed ecco una canzone pressoché sconosciuta in Italia. War baby, pubblicata come singolo nel 1983 e poi inclusa nel successivo album Hope and glory, ha raggiunto il numero 6 nella hit-parade del Regno Unito. Tom Robinson, musicista britannico e attivista Lgbtq+ sin dagli anni ’70, divenne famoso per il suo inno omosessuale Glad to be gay del 1978, una melodia folk-rock cruda e ancora attuale che racconta cosa vuol dire essere una persona queer che vive sotto la costante paura del rifiuto sociale. E poco importa se oggi Robinson di dichiara bisessuale e si è sposato con una donna.
È però War Baby, probabilmente, la sua canzone più interessante, scritta come flusso di parole in un periodo di smarrimento e di difficoltà economica, da ubriaco, dopo una brutta esperienza in un bagno gay nella Germania divisa dal Muro. La strofa di apertura ‘Solo i giovanissimi e i molto belli possono essere così distaccati’ (Only the very young and the very beautiful can be so aloof) è l’inizio di un diluvio creativo dove guerra e amore si intersecano, scorrendo su due binari paralleli: da una parte la minaccia del conflitto, dall’altra una relazione che sta prendendo una brutta piega.