

Intervista all’attrice Zeng Li, a lezione di saggezza cinese
Apprezzata attrice di film e serie tv, Zeng Li è anche interprete dell’Opera di Pechino, tradizione complessa che richiede grandi abilità sceniche. Ambientalista e cultrice della cerimonia del tè, ha pubblicato un libro sulla coesistenza armoniosa tra uomo e natura. Il suo proposito? «Far comprendere e apprezzare la cultura cinese a quanti più amici stranieri»
Elegante e misurata, Zeng Li ci sorprende per la sua energia positiva ispiratrice. La Settimana della moda di Parigi è stata l’occasione speciale per intervistarla. 48 anni, attrice cinese amata in patria e simbolo dell’empowerment femminile, è stata ospite della stilista inglese Stella McCartney, che condivide con lei ideali di sostenibilità ed etica veg.
Apprezzata in Cina in film e serie tv di successo, Zeng Li è anche artista dell’Opera di Pechino, forma teatrale che unisce musica, canto, danza, pantomimica e acrobazie, in abiti e trucco pittoreschi: un mix spettacolare che richiede lunga preparazione e grandi abilità sceniche. Arte importante del patrimonio culturale cinese, riconosciuta anche dall’Unesco, Zeng Li ne è fiera rappresentante. Con altrettanta fierezza, è anche cultrice della cerimonia del tè, vera e propria espressione filosofica del suo Paese. «Vorrei che quanti più amici stranieri possano comprendere e apprezzare la cultura cinese», ci dice con fervore.

Zeng Li, sei appena stata a Parigi per la settimana della moda, dove hai incontrato Stella McCartney e ti abbiamo vista in look eleganti e intriganti. Qual è il tuo rapporto con la moda?
«In Cina si presta sempre più attenzione all’influenza della moda nella vita di tutti i giorni. Questo si riflette sia nella scelta dei look che negli stili di vita. Sono ambientalista e vegetariana da 20 anni. Per me Stella non è solo un’icona di moda, ma anche una presente e futura leader nel lifestyle. Ho avuto l’opportunità di assistere alle sue tre principali sfilate e sono rimasta affascinata dalla presentazione di tessuti sostenibili, di origine naturale, in capi capaci di esaltare la femminilità. Ogni volta che vedo uno dei suoi show è come un riconoscimento del mio valore personale. Vederla è come incontrare una vecchia amica».
Hai recitato in serie tv e film popolari in Cina, ma sei anche un’importante e fiera rappresentante dell’Opera di Pechino. Quanto l’Opera di Pechino ti ha formato per l’attrice che sei adesso?
«I miei sette anni di studio dell’Opera di Pechino sono iniziati nel 1988. Ho quindi cominciato in giovane età. L’ambiente di apprendimento era molto difficile, con i miei genitori lontani. Tutto questo ha rappresentato una grande sfida per la mia forza di volontà e la capacità di sopportare le difficoltà. In Cina c’è un vecchio detto che recita: “Un minuto sul palcoscenico, dieci anni dietro le quinte”. Il percorso per l’Opera di Pechino è molto laborioso e per nulla facile.
La presentazione dell’opera tradizionale cinese richiede elevate competenze di base, che si tratti di canto, recitazione, postura o capacità di rappresentare i personaggi sul palco. Sebbene io non sia un’interprete molto abile dell’Opera di Pechino, né un’eccellente creatrice di quest’arte, probabilmente grazie al mio ruolo come attrice in drammi televisivi e film riesco a ricevere una certa attenzione. Per questo, ogni volta che ho l’opportunità di mostrare e presentare la cultura dell’Opera di Pechino sono davvero felice. Spero che le storie più belle e profonde dell’opera cinese possano essere apprezzate da un numero sempre maggiore di persone».

Com’è evoluta negli anni la figura femminile nell’Opera di Pechino?
«In passato, in effetti, ci sono stati profondi stereotipi sulla donna, ritenuta inferiore all’uomo. Si pensava dovesse restare a casa a prendersi cura di marito e figli. Con il passare del tempo, però, c’è stato un cambiamento. Nell’Opera di Pechino sono emersi sempre più personaggi femminili straordinari, come Mu Guiying in Mu Guiying takes command. Lei si è liberata dai vincoli delle figure tradizionali e il suo coraggio, la sua audacia e la sua saggezza ci mostrano come anche le donne possano essere maestose sul campo di battaglia.
Sono indipendenti e pronte a prendersi delle responsabilità. Come She Taijun in Female generals of Yang family. In un momento in cui la maggior parte dei generali maschi era morta in battaglia, lei ha fatto un passo avanti e ha guidato le generali donne della famiglia Yang nella difesa del Paese, dimostrando la forte leadership femminile in situazioni difficili. C’è anche Yang Bajie in Stopping the horse, che è astuta e coraggiosa, senza paura di fronte a difficoltà e pericoli. Tutte queste figure mostrano che le donne non solo possiedono tenerezza ma anche coraggio e capacità strategiche».
In questi personaggi si riflette anche la trasformazione della Cina…
«Sì, nei classici personaggi femminili dell’Opera di Pechino si riflettono i cambiamenti e lo sviluppo del potere femminile. Le storie dell’Opera di Pechino si stanno gradualmente orientando verso un mondo più ampio, mettendo in luce il ruolo importante e le infinite possibilità delle donne in vari aspetti come la famiglia e la società. L’opera cinese non è solo una forma d’arte, ma anche uno specchio dell’epoca attuale.
Oltre all’Opera di Pechino, l’opera cinese comprende altre forme, come l’Opera Yue, che ha più personaggi femminili e richiede un’espressività più intensa da parte degli interpreti. Nell’Opera Yue c’è una giovane attrice di talento che apprezzo molto, di nome Chen Lijun: mi piace molto guardare le sue rappresentazioni ed è molto amata dai giovani in Cina. Che si tratti di opere teatrali classiche o di nuovi lavori, riesce sempre a trasmettere forti emozioni al pubblico. La ammiro molto. Credo che ci saranno sempre più giovani attori che continueranno a diffondere la cultura cinese, perché amici di tutto il mondo possano vederla e apprezzarla».

Conosci l’opera italiana e ti piace? Ci noti delle analogie con l’Opera di Pechino?
«Sia l’opera italiana che quella di Pechino esprimono le emozioni e le storie dei personaggi attraverso il canto, sebbene ci siano alcune differenze nel background culturale e nello stile musicale. Ho un amico del Guangdong che dice che non ascoltare canzoni in Italia è come per i guangdongesi non bere il tè al mattino. È come viaggiare indietro nel tempo.
Ho iniziato a studiare l’opera tradizionale cinese alle scuole elementari e poi sono entrata alla Central Academy of Drama dopo l’università. Ho studiato Shakespeare, in particolare Romeo e Giulietta. In Cina ci sono anche molti artisti e maestri che desiderano presentare la tradizione culturale cinese a quanti più amici stranieri. Per questo ho scelto questa forma espressiva. Credo che attraverso questa forma, sempre più persone possano comprendere e apprezzare la nostra cultura cinese. È un ottimo ponte di scambio culturale».
Tra i vari personaggi che hai interpretato, tra cinema, tv e opera, ce n’è uno con cui ti sei connessa di più a livello personale?
«Nel 2022 ho recitato nel dramma in costume Brilliant starry sky, nel ruolo di Xiao Yuanyi, che ha attirato l’attenzione dei giovani. Nella finzione avevo una figlia molto carina ed energica, mentre fuori dal set avevo una cara amica di nome Zhao Lusi. Anche lei è una giovane attrice molto popolare all’estero. Sebbene sia giovane, il suo impegno e l’atteggiamento positivo verso la vita sono degni di lode. Dico spesso che il ruolo di una donna è come guardarsi allo specchio, vedendo se stesse riflesse. Attualmente, nel mio percorso di vita di 48 anni, sono sempre riuscita a raccogliere tesori e a migliorarmi attraverso le esperienze che la vita stessa mi ha offerto».

Sei molto legata alle tradizioni cinesi. Sei anche una cultrice della cerimonia del tè. Cosa ti affascina e che sensazioni positive ne trai?
«I cinesi amano bere tè. Bere tè è una delle mie abitudini più importanti. La cultura del tè in Cina ha una storia di oltre 5.000 anni ed è molto profonda e vasta. La Cina è la patria del tè e il luogo di nascita della cultura del tè. C’è sempre un tipo di tè che può soddisfare i gusti di ognuno. Ogni volta che viaggio all’estero, porto tè proveniente da luoghi diversi per condividerlo con tutti. Alla Settimana della moda ho portato tè nero dei Monti Wuyi e ho preso parte alla preparazione. È di natura calda, dal sapore ricco ma non pesante.
Trovo sempre pace interiore bevendo tè e respirandone l’aroma. Ho un set da tè di quattro pezzi che porto con me e uno dei colini che uso da molti anni è realizzato con piccole zucche. La cultura della cerimonia del tè in Cina enfatizza anche il rapporto tra uomo e natura, insegnando a rispettare e ringraziare la natura».
Il lavoro di attrice spesso è correre da un set a un altro, lunghe giornate di riprese, ritmi di lavoro stressanti. Come si coniuga con l’armonia e la tranquillità ricercati attraverso la cerimonia del tè e l’hashtag #Slowlife che hai sul tuo account Instagram?
«Ogni volta che finisco di lavorare, preparo il tè per il mio staff. Insieme ne respiriamo la fragranza in silenzio, beviamo senza guardare i nostri telefonini e, già dopo aver bevuto qualche tazza, riesco a staccarmi dal ritmo lavorativo. Dopo aver bevuto tè, riesco a rilassarmi e a dormire bene. Il mio stile di vita quotidiano è molto semplice. Quando non lavoro, bevo tè, vado in montagna, raccolgo funghi, invito amici a raccogliere verdure in montagna e cuciniamo insieme, il che mi rende molto felice».
Hai anche realizzato un libro sulla coesistenza armoniosa tra natura ed esseri umani: ce ne puoi parlare?
«Questo è il mio secondo libro, intitolato Il gusto delle quattro stagioni. Si presenta sotto forma di ricette per condividere con voi un po’ della saggezza delle generazioni passate a proposito di alimentazione. I cinesi prestano attenzione a mantenersi in forma nel momento giusto. Nel calendario agricolo cinese tradizionale ci sono 24 periodi solari in un anno. Ad ognuno, la nostra dieta cambia con il variare del tempo atmosferico. Mia madre mi ha sempre detto che in primavera mangiamo germogli, in estate meloni, in autunno frutta e in inverno radici.
Il cibo è anche un ricordo dell’infanzia. Consumiamo tre pasti al giorno, giorno dopo giorno. Se consideriamo la nostra vita in base alle quattro stagioni, essa si compone solo di alcune decine di momenti. Se ci capita di passare per una città e di poter gustare frutta e verdura locali di stagione è la cosa che ci rende più felici. I cuochi dovrebbero cucinare con cura e i commensali dovrebbero mangiare bene. Questo è il nostro stile di vita più semplice e voglio condividerlo con tutti».
Cosa chiederesti oggi al tuo futuro?
«Di seguire il flusso, in sintonia con la sua tendenza naturale. Spero che la saggezza tradizionale cinese possa essere sempre più diffusa nel mondo».