Parigi è sempre una buona idea: otto indirizzi cool in città
Patrick Locqueneux

Parigi è sempre una buona idea: otto indirizzi cool in città

di Digital Team

Dal locale per iniziare la giornata con un brunch dai sapori internazionali a un ristorante di cucina mediorientale fino ai cocktail bar più iconici della città. Otto indirizzi, amati e frequentati dai local, per vivere Parigi al meglio

Parigi è sempre una buona idea. È il titolo di un libro, ma è anche la pura e semplice verità. La Ville Lumière anche se vista e rivista offre sempre novità da scoprire e da vedere. Con quella sua atmosfera un po’ retrò e all’avanguardia allo stesso tempo, elegante ma anche ruvida, è davvero capace di accogliere sempre tutti nel modo migliore. Gennaio, febbraio e marzo sono i mesi più freddi, ma anche quelli più tranquilli, in cui è più facile mescolarsi con la gente del posto e vivere come un local. 

Anche questo periodo è un buon momento per un weekend a Parigi. Alla fine di novembre e per tutto il mese di dicembre gli Champs-Élysées si illuminano di luci natalizie e vengono allestiti tanti mercatini di Natale. I migliori sono quelli dell’Hôtel de Ville e di Saint Germain des Prés, che si svolgono da metà dicembre all’inizio di gennaio. Il mercatino Magie de Noël alle Tuileries apre a metà novembre e chiude all’inizio di gennaio. Infine, il 6 gennaio si celebra la festa dell’Epifania, durante la quale è possibile acquistare la torta reale (o galette des rois) in tutta la città.

Parigi non stanca mai perché è una città in continuo fermento, dove aprono sempre nuovi locali, si può scegliere tra decine e decine di grandi mostre da vedere e si può sempre fare dell’ottimo shopping. Abbiamo selezionato 8 nuovi (o quasi) indirizzi cool in città per un weekend difficile da dimenticare.

David Arous
Boeuf sur le Toit

A cena… come un artista

Fin dalla sua creazione nel 1922, la storia del Boeuf sur le Toit è stata intimamente legata a un gruppo di artisti, musicisti, poeti e pittori che si riunivano qui ogni settimana intorno a Jean Cocteau, che ne era il proprietario. Christian Dior, Coco Chanel, Francis Picabia, Picasso, Erik Satie, e più tardi Charles Trenet o Léo Ferré, questi e tanti altri nomi sono passati dalle favolose sale di questo locale, dando vita a concerti improvvisati e performance artistiche, tanto che l’espressione faire un boeuf (improvvisare, suonare insieme) è nata tra queste mura. In cucina, il Boeuf sur le Toit punta sui grandi classici della brasserie, con un menù firmato dallo chef Jean-Pierre Vigato. Porri di campo caldi con una vinaigrette ravigotée, lumache di Borgogna, sogliola meunière o alla griglia, Aragosta canadese con beurre blanc e riso allo zafferano, coquelet in salsa, tartare di manzo Charolais o il tradizionale pasticcio di testa di vitello.

Il menù del Boeuf sur le Toit esalta la tradizione, ma osa fare qualche scelta diversa e originale per far rivivere i piatti che da sempre sono stati in carta fin dall’apertura del ristorante, tra cui l”écailler’ e i suoi splendidi frutti di mare di stagione. 

Ludovic Balay
Hotel Rochechouart Mikado

Una notte di danze, come negli anni Venti

Nel seminterrato dell’Hôtel Rochechouart si ‘nasconde’ Mikado Danicing, un’antica sala da ballo che ha fatto la storia a Parigi. Luogo frequentato fin dagli anni Venti, tempio del tango e di balli in abiti da sera e papillon, il Mikado è stato in alcuni periodi un luogo clandestino, dove si veniva a bere quel bicchiere in più che altrimenti non era consentito e a innamorarsi, frequentato com’era da bellissimi giovani. Dietro la porta rossa, oggi si trova ancora una sala da ballo come quella di una volta. Oggi il Mikado Dancing è un music bar, un luogo di incontro per artisti, dove si può assistere a performance dal vivo e DJ set. Ma è anche una pista da ballo per celebrare la vita e l’amore.

Il Mikado Dancing si trova ai piedi di Montmartre e apre ogni sera dalle 9. Illuminato con lanterne giapponesi, oggi ricorda i vecchi bar dell’oppio di una volta. L’arredamento è stato progettato dal duo Festen, Hugo Sauzay e Charlotte de Tonnac, che avevano già lavorato all’Hôtel Rochechouart. Al centro, sotto la palla da discoteca, si trova la pista da ballo.

Benjamin Rosemberg
Tekés

La cucina del mondo, vegetariana

Nell’affascinante quartiere di Montorgueil, in Rue Saint-Sauveur, tutto è cominciato con il meraviglioso incontro tra Arthur Benzaquen, Assaf, Tomer, Dan e Uri. Al n. 4 bis, Arthur era il fondatore di Klay, un club sportivo. Gli altri sono quattro ragazzi che avevano un ristorante israeliano, il Balagan, che si è poi spostato al 19 bis di Rue Saint-Sauveur, nel loro prezioso Shabour. I cinque, dal loro incontro, hanno iniziato a sognare un’altra storia, hanno unito le forze e nel 2021 hanno annunciato l’apertura di Tekés. Se il nome Balagan annunciava un senso di celebrazione, Shabour indicava un desiderio di rottura. Tekés è il nome scelto per riconoscere la bellezza della cerimonia con tutto il suo simbolismo e  la forza della sua promessa. Tekés è la promessa di trasformare un pasto contemporaneo in un momento intenso, forte e unico. È un’irresistibile necessità di condivisione, un desiderio di riportare il cliente al centro del ristorante; e l’arredamento e l’allestimento della sala, l’attenzione ai dettagli del servizio, sono tutti rivolti a risvegliare i sensi con felicità e curiosità. Tekés ha una sola ambizione: ricordare che mangiare è un’esperienza.Tekés è una celebrazione della natura. Le piante le protagoniste. Verdure, erbe, piante, semi e cereali vengono raccolti in base alle stagioni e vengono usati per realizzare ricette audaci e squisite. Ogni ospite è invitato a un’odissea vegetariana che sorprende ogni volta e che racconta di paesi e tradizioni antiche e lontane, diverse e che, eppure, sanno di casa.

Arnaud Laplanche
Skybar Paris

Un cocktail vista cielo di Parigi, di notte

Il primo skybar di Francia ed Europa ha da poco aperto all’ultimo piano dell’Hotel Pullman Paris Montparnasse. L’esperienza però comincia nella lobby al piano terra, quando gli ospiti vengono accolti dalle hostess che accompagnano a un ascensore privato. Le luci e la musica durante il veloce viaggio ‘verso il cielo’ preparano all’atmosfera che si trova una volta messo piede allo Skybar Paris. Le luci sono soffuse e l’arredamento ha qualche richiamo vintage agli anni Settanta. Nel locale ci sono delle zone riservate, destinate a due, quattro o sei persone; sorpassandole si arriva alla zona della terrazza con piante e tavolo vip. Da qui la vista è spettacolare, potendo ammirare dalla Tour Eiffel al Pantheon fino ai Giardini di Luxembourg e poi tutti i tetti e le straordinarie architetture di Parigi. Uno spettacolo davvero suggestivo.

Con il passare delle ore, le luci vengono abbassate sempre di più e il sound diventa più elettronico. Dal giovedì al sabato un DJ suona dal vivo. Otto sono i signature drink della cocktail list, tutti con una loro variante analcolica e accompagnati da piatti studiati appositamente.

Chloé Pernet
Cabaret Sauvage

Notti scatenate al Cabaret Sauvage

In origine, il Cabaret Sauvage avrebbe dovuto aprire solo per poche settimane nel cuore del Parc de La Villette. Ma dopo i primi mesi di vita e più di 25mila spettatori passati (ed entusiasti), Méziane Azaïche ha deciso di prolungare questa parentesi incantata e rendere permanente questa iniziativa. L’attuale sede è nata tre anni dopo, nel 1997, si è ingrandita e fatta ancora più bella con velluto rosso e legno cesellato, tavoli e panche, luci e specchi molati, parquet e una pista da ballo circolare. Guardiano delle piccole cose che rendono la vita più bella, il Cabaret Sauvage accoglie gli spettatori in un luogo che è da subito familiare, dove quindi si può mangiare e bere, ridere, commuoversi, ballare, parlare, passeggiare, conoscere la persona seduta accanto o, improvvisamente, veder comparire un trapezista. Nell’estate 2019 ha aperto anche una nuova Terrazza, uno spazio all’aperto per il pubblico per ballare sotto le stelle.

Il Cabaret Sauvage è un luogo privilegiato per la sua posizione nel parco culturale di Parigi, vicino alla fermata della metropolitana Porte de la Villette e riunisce diversi settori di attività e sostiene gli artisti.

Patrick Locqueneux
Prescription Cocktail Club

Cocktail cosmici e tarocchi nel club icona di Parigi

Il Prescription Cocktail Club è un’icona di Parigi, che ha riaperto dopo una ristrutturazione che ha portato a una trasformazione grande e… ‘teatrale’. Aperto tredici anni fa, il Px (così abbreviato) è diventato rapidamente una meta della Rive Gauche per i suoi cocktail, serviti fino a notte fonda. Quest’anno segna una nuova era per il Px, ripensato dalla designer Dorothée Meilichzon. Varcando l’ingresso al numero 23 di rue Mazarine, ci si immerge in tessuti drappeggiati, rifiniture delicate, passamanerie, pareti imbottite e spazi eleganti. Ogni passo fa scoprire una piccola ‘scenografia’ con piccoli divani nascosti in ogni angolo. Per il nuovo arredamento, Meilichzon si è ispirato alla storia del 6° arrondisement e all’Illustre Théâtre di Molière, precedentemente situato al 12 di rue Mazarine. 

La carta dei cocktail è stata realizzata da Maxime Potfer e rappresenta un invito a un viaggio inaugurale di creazioni ispirate all’ultraterreno. Qualche esempio? Flores Sagradas con loto blu, rosa, artemisia, crème de noyaux, vermouth e vodka infusa con bergamotto e limone o Sogno lucido con sandalo, artiglio del gatto (una pianta amazzonica), vino liquoroso, mezcal, succo di lime e ginger beer. Il Prescription Cocktail Club Cosmic Theatre ospiterà molti eventi e sorprese: iniziazioni all’Yi Ching, il grande libro delle trasformazioni, laboratori di tarocchi, letture astrologiche, degustazioni di cioccolato ayurvedico e tanto altro.

caffeine.agency
Immersion

Brunch…mon amour

Immersion è composta da due partner: Alexis Mouyren e Laura Hannoun. Laura testa i brunch dal 2016, ha iniziato con quelli parigini e poi ha iniziato a viaggiare per il mondo per scovare i migliori e lasciarsi ispirare… e tanti ne ha trovati: a New York, Montreal, Tokyo, Bali, Londra e Lisbona. Il primo locale, Immersion République, ha aperto a maggio 2020, in pieno lockdown, un anno e mezzo dopo ha aperto la seconda sede, a due passi da Place Vendôme, offrendo un’esperienza del tutto nuova a partire dal colore dell’arredamento, prevalentemente di colore giallo con un menù completamente diverso da quello di République. L’unica costante? I famosi biscotti di New York.

L’idea è quella di far venire ai clienti la voglia di provare entrambi i locali e di regalare due esperienze di brunch differenti (e comunque indimenticabili) che fanno viaggiare in tutto il mondo grazie ai profumi e ai sapori dei loro piatti.

Marilyn Clark
Forest

Rifugio dell’anima e degli artisti

Il Forest è il rifugio dello chef Julien Sebbag e del direttore creativo Dorion Fiszel: un nuovo rifugio postmoderno che si trova all’interno del Musée d’Art Moderne de Paris. Qui si possono gustare piatti che sono una coccola per il palato e raffinati allo stesso tempo, cullati in un’atmosfera da sogno grazie al progetto di architettura del collettivo Uchronia. Julien e Dorion hanno ideato insieme il Forest: un luogo ibrido in cui cibo e celebrazioni musicali si fondono. Questo locale è infatti un rifugio per la creazione e la condivisione ai confini della metropoli, nel suo sottobosco, da dove arrivano le novità. Julien e Dorian accolgono dj, musicisti, performer e altri artisti. Al Forest si può trascorrere un momento tranquillo come invece una serata divertente e festosa, dipende dal momento del giorno, dal proprio umore e dalle altre persone presenti. 

Ogni giorno, le pareti del ristorante Forest si animano con un affresco vegetale in movimento. Sono le opere di videomapping della pittrice Alice Grenier Nebout che ha disegnato e animato una foresta digitale psichedelica. Vero e proprio teatro della vita artistica parigina, Forest è strutturato su quattro spazi: la terrazza, come una parentesi vegetale, l’ingresso, una dolce transizione, l’agorà, un luogo di confidenze e la grande sala, il rifugio postmoderno. Questi quattro spazi sono diversi, ma complementari.