I migliori film di questo secolo: al primo posto Parasite
© 2019 CJ Entertainment / Neon

I migliori film di questo secolo: al primo posto Parasite

di Tiziana Molinu

La nuova classifica del New York Times dei 100 capolavori del nuovo millennio incorona Bong Joon-ho con Parasite. Ma ci sono parecchie sorprese, grandi nomi e chicche cinematografiche

Un seminterrato, una pioggia torrenziale e il tanfo di una società che trabocca. Con Parasite Bong Joon-ho ha scritto e diretto un requiem per l’illusione del progresso. Ora il New York Times lo conferma: è lui il miglior film del XXI secolo. Più di 500 registi, attori, critici, produttori – da Guillermo del Toro a Tilda Swinton – hanno votato i loro 10 film preferiti tra quelli usciti dal 1° gennaio 2000, dando forma a una lista finale di 100 capolavori che hanno definito, raccontato, scolpito questi primi venticinque anni del nuovo millennio. E il risultato non è (solo) una lista: è un autoritratto, collettivo e commovente, del nostro tempo.

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© 2019 CJ Entertainment / Neon

Il podio cinematografico

Il capolavoro di Bong Joon-ho, vincitore della Palma d’Oro – nonché il primo film non in lingua inglese a vincere l’Oscar come miglior film, è diventato il simbolo di un cinema capace di superare ogni barriera; di classe, di genere, di lingua. Un thriller sociale che scivola nella commedia e poi nell’incubo, con una grazia violenta e universale. Come disse lo stesso Bong Joon-ho: “Una volta superata la barriera dei sottotitoli, scoprirete tanti film incredibili”.

Al secondo posto della classifica c’è Mulholland Drive di David Lynch: sogno o incubo? Nessuno lo sa davvero. Ma quella sensazione di essere osservati da uno specchio rotto, tra le luci di Los Angeles e i suoni fuori campo, ce la portiamo ancora dentro. È un film che non si spiega: si respira, come un profumo disturbante. Sul podio anche There Will Be Blood (Il Petroliere) di Paul Thomas Anderson, ritratto viscerale del capitalismo più oscuro. Un film che odora di petrolio e ambizione, con Daniel Day-Lewis che si divora la scena (e tutto il latte del vicino). Una parabola americana raccontata con la furia di un profeta laico.

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© 2007 Paramount Vantage / Miramax Films

Sorprese, controversie e film culto

La vera forza di questa classifica sta nella sua varietà. Troviamo In the Mood for Love (Wong Kar-wai), il film che ha insegnato all’amore a camminare al rallentatore, dentro un vestito che sa di moquette e malinconia. Moonlight, il racconto intimo e universale di un’identità in tre atti. Get Out, l’horror che ha ribaltato la casa borghese come uno specchio maledetto. Spirited Away, il sogno animato di Miyazaki, dove l’infanzia inciampa nello spirito del capitalismo. E poi The Social Network. Sì, proprio lui. Il film che ha dato un volto – pallido, rancoroso – al sogno digitale. Jesse Eisenberg/Mark Zuckerberg che clicca come un dio arrabbiato. E noi, lì, a mettere like (ringraziando quel genio di David Fincher).

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© 2010 Columbia Pictures / Sony Pictures Entertainment

C’è chi si aspettava Tarantino in Top 10, che troviamo invece solamente al 14esimo posto con Bastardi Senza Gloria. C’è chi ha gridato all’assenza di altri grandi nomi. Ma la verità è che ogni esclusione racconta qualcosa tanto quanto ogni presenza. C’è Portrait of a Lady on Fire, che brucia lento come una candela queer in una stanza troppo silenziosa. E c’è anche Inside Llewyn Davis, il fallimento come forma d’arte. C’è Paddington 2. Sì, proprio lui. Con il suo impermeabile azzurro e il cuore di marmellata. Perché anche la gentilezza può essere sovversiva, nel secolo della frenesia.

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© 2003 Show East / CJ Entertainment

Un’altra sorpresa (personalmente gradita)? Il ritorno di Oldboy (Park Chan-wook) e Memories of Murder, due perle sudcoreane che ora il pubblico occidentale vede con occhi nuovi. Col senno di poi, forse il cinema del XXI secolo ha sempre parlato in coreano, ma noi lo abbiamo capito solo adesso. Ci sono le ossessioni della nostra epoca: la sorveglianza (Cache, Zodiac), la memoria (Eternal Sunshine of the Spotless Mind), l’isolamento (Her, Lost in Translation), il corpo come frontiera (Under the Skin, Toni Erdmann). Il XXI secolo è un film corale, fatto di sguardi interrotti e voci fuori campo.

E se questa classifica fosse anche una forma di speranza? Perché anche quando tutto si misura in streaming minutes, esistono almeno 100 opere che resistono all’oblio. Che chiedono tempo. Che non scorrono, si sedimentano. Alla fine, il cinema non serve a distrarci. Serve a ricordarci chi siamo stati. E chi avremmo potuto essere. Ecco perché Parasite è al primo posto. Perché ci ha guardati in faccia, e ci ha visti tutti: padroni e fantasmi. Ricchi e poveri. Sopra e sotto. Con la stessa pioggia addosso.

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© 2004 Focus Features / Universal Pictures

I Top 10 film del XXI secolo (New York Times, giugno 2025)

  1. Parasite (2019) – Bong Joon‑ho
  2. Mulholland Drive (2001) – David Lynch
  3. There Will Be Blood (2007) – Paul Thomas Anderson
  4. In the Mood for Love (2000) – Wong Kar‑wai
  5. Moonlight (2016) – Barry Jenkins
  6. No Country for Old Men (2007) – Joel ed Ethan Coen
  7. Eternal Sunshine of the Spotless Mind (2004) – Michel Gondry
  8. Get Out (2017) – Jordan Peele
  9. Spirited Away (2001) – Hayao Miyazaki
  10. The Social Network (2010) – David Fincher