Una mostra ripercorre le tappe fondamentali della vita dell’artista attraverso le sue lettere

‘Farò forse gridare un po’ i nemici del blu e del rosa’, ha scritto una volta Monet dall’Italia, ‘per via di questo splendore, questa luce fantastica che mi applico a rendere; e quelli che non hanno visto questo paese […] grideranno, ne sono sicuro, all’inverosimiglianza […]: tutto è colore cangiante e fiammeggiante, è ammirevole; e ogni giorno la campagna è più bella, e io sono incantato’.

È una delle lettere scritte dall’impressionista francese alla seconda moglie Alice Hoschedé che racconta l’uomo Monet in una mostra allestita alle Scuderie del Castello di Pavia (fino al 15 dicembre 2013). Una mostra che è un percorso emotivo che ripercorre gli incontri, i successi e i momenti difficili attraverso lettere, suoni, video associati alle opere per coinvolgere a pieno il visitatore.

La vita personale del pittore e la sua evoluzione artistica viene narrata attraverso le voci di sei personaggi chiave nella sua vita e nella sua carriera: dal padre Alphonse Monet, con cui Monet ebbe un rapporto conflittuale per le sue scelte professionali e personali, al pittore Boudin, maestro di Monet, il quale disse di lui: ‘Se sono diventato pittore lo devo a Eugène Boudin’.

E poi c’è la corrispondenza con le due mogli, Camille Doncieux e Alice Hoschedé, con la figlia di quest’ultima Blanche, e con uno dei suoi primi sostenitori, Georges Clemenceau. Una chiave di lettura originale che prosegue anche all’esterno dello spazio espositivo, suggerendo al visitatore un itinerario alla scoperta di luoghi simbolo della città in cui il visitatore può proseguire la lettura.