Video musicali che hanno fatto la storia

Video musicali che hanno fatto la storia

di Elena Bordignon

Siamo andati a spulciare le tantissime liste stilate da note riviste musicali per tracciarne una (ipotetica e opinabile) di video musicali che hanno fatto la storia.

Sono passati oltre quattro decenni dal lancio del mitico canale televisivo MTV, acronimo di Music TeleVision. Per l’esattezza era il 1° agosto 1981, data storica che cambiò radicalmente il panorama musicale e televisivo. Canale tematico, dedicato esclusivamente ai videoclip musicali, ha rivoluzionato il modo in cui il pubblico ‘consumava’ musica. Inimmaginabile oggi, che milioni di video sono alla portata di tutti in qualsiasi momento. Allora nacquero i VJ, le top ten, le promozioni più o meno palesi, ma soprattutto avvenne un sodalizio importantissimo: il suono e l’immagine diventavano un’esperienza unica. 

Doveroso ricordare il primo video trasmesso da MTV, Video Killed the Radio Star dei The Buggles: le prime immagini suggeriscono un allunaggio fai-da-te e una ragazzina che compie il gesto di accendere una radio. A guardarlo ora è inevitabile che strappi un sorriso per il montaggio e le soluzione grafiche un po’ ingenue. Non dimentichiamoci che era il 1981.

Michael Jackson, Thriller, 1983

Il tempo per questo video non sembra trascorrere affatto. Parliamo di uno dei video più iconici e amati di sempre: Thriller di Michael Jackson, anno 1983. Simbolo di un’epoca, nato dalla passione del cantante per An American Werewolf in London (1981) di John Landis, di cui in parte ricalcava le atmosfere. Gli ingredienti per diventare video ‘cult’ ci sono tutti: aura da B-Movie con bande giovanili, una super-popstar come Jackson e la coreografia di zombi danzanti ipnotica e decisamente coinvolgente. Parliamo di videoclip, anche se sarebbe più opportuno utilizzare il termine di vero e proprio cortometraggio. Da ricordare: ha vinto tre MTV Video Music Awards. (ps. dovremmo aggiungere anche un Michael Jackson paranormale in Billie Jean!)

A-ha, Take On Me, 1985

E’ stato uno dei primi video diventati famosi per aver unito animazione con azione dal vivo, ottenuta tramite il rotoscoping, una tecnica in cui riprese dal vivo vengono tracciate fotogramma per fotogramma con effetto realistico. I numeri per la produzione di Take on me degli A-ha (1985) sono esorbitanti: 3000 fotogrammi montati in 16 settimane per realizzare un video di poco più di 3 minuti. La canzone, pietra miliare (per alcuni) del synth-pop anni ‘80, è diventata famosa soprattutto per il videoclip innovativo, che racconta una storiella d’amore un po’ banale tra una ragazza e il personaggio di un fumetto in bianco e nero. Ad oggi il video ha ottenuto più di due miliardi di visualizzazioni

Peter Gabriel, Sledgehammer, 1986

Dagli appassionati di videoclip, ma non solo, è considerato uno dei migliori video di tutti i tempi. Sofisticato e al tempo stesso all’avanguardia – è uscito nel 1986 – è un capolavoro di animazione stop-motion ed effetti visivi. Le immagini surreali e il tono giocoso lo hanno reso un vero e proprio fenomeno nei anni’80, simbolo di sperimentazione visiva. Per il montaggio, Peter Gabriel è stato sdraiato per ben 16 ore sotto una lastra di vetro per catturate tutti i fotogrammi. Le riprese sono durate oltre 100 ore, con ogni secondo composto da 25 diverse pose di Gabriel. “Sledgehammer” ha vinto nove Video Music Awards, stabilendo il record per il maggior numero di vittorie per un singolo video. 

Prince, Sing O’ The Time, 1987

La fine degli anni ’80, per la sperimentazione visiva legata alla musica, è stata un periodo d’oro. Una sorta di farwest per creativi e sperimentatori che sfornavano vere e proprie opere d’arte. Tra queste c’è sicuramente il video Sing O’ The Time di Prince del 1987. Vero e proprio lyric video che fonde una macchina tipografica con impulsi cinetici in anticipo sui tempi. Cosa aveva (ma l’originalità emerge anche oggi) di così speciale? Anticipava una tendenza, mettendo in primo piano la visualizzazione grafica delle liriche, giocando con la morfologia stessa dei font e delle possibilità dei nuovi software per elaborare motion grafic nello spazio circoscritto dello schermo televisivo. Font e motivi grafici fanno tutt’uno con il ritmo e il tempo entra prepotentemente nella musica facendosi immagine. “Sign O’ The Times” è un vero caleidoscopio sonoro nel quale Prince ha fatto felicemente convivere tutte le sue anime: R&B, funk, soul, rock, jazz, psych-pop, hip-hop ed elettronica. 

Madonna, Vogue, 1990

Leggenda vuole che Madonna si sia invaghita del ‘voguing’ in quello riconosciuto come il popolarissimo gay club Sound Facrtory di Chelsea. Il ‘voguing’è una particolare danza che si trasforma in sfida con tanto di giudici e pubblico a tifare per l’una e per l’altra squadra. Dopo la folgorazione, Madonna ha sottoposto l’idea del pezzo a Shep Pettibone, dj del Sound Factory nonché suo produttore dell’epoca, che realizzò la musica: un mix di funk, disco, soul e groove. Il video, diretto da David Fincher – regista di Alien 3, Seven, Fight Club e Zodiac – prende ispirazione dagli anni Venti e Trenta, e omaggia le atmosfere della vecchia Hollywood anche grazie alla scelta di inserire riproduzioni di opere d’arte di Tamara de Lempicka e scenografie Art Deco. Nel video Madonna indossa il famoso reggiseno a cono disegnato da Jean Paul Gaultier, artefice dei costumi del Blond Ambition Tour, partito a meno di un mese dalla pubblicazione del singolo. Il video resta memorabile!

Nirvana, Smells Like Teen Spirit, 1991

Le prime immagini di Smells Like Teen Spirit dei Nirvana: Converse alte che battono il tempo, scolaresca annoiata all’inizio per poi ‘incendiarsi’ a metà brano tra balli scatenati di cheerleader punk. La t-shirt a righe e i jeans sgualciti di Kurt Cobain sono diventati una divisa, così come le camice a quadroni degli altri componenti della band. Il video in sé non è particolarmente elaborato, non c’è narrazione, ma solo un crescendo a tempo di accordi sempre più concitati. Il video termina con uno dei migliori esempi di liberazione tramite il Pogo: questo video è stato per lungo tempo il manifesto dell’alternative rock.

Beastie Boys, Sabotage,1994

Bastano i primi 10 secondi per calarci nelle atmosfere degli anni ’70, per la precisione nei film polizieschi che impazzavano in quell’annata. Il video Sabotage dei Beastie Boys le sintetizzano tutte. Concepito come la sequenza dei titoli di testa di una serie tv vintage, il video mostra il trio che vive la fantasia di recitare in un telefilm poliziesco, con tanto di baffoni, occhiali a goccia, inseguimenti a sirene spiegate e corse mozzafiato. Maldestro, divertente, sicuramente demenziale, questo video è una perfetta espressione di un brano che miscela punk e rap in modo esplosivo. Grazie a questo brano sicuramente apripista, l’album Ill Communication, pubblicato il 31 maggio 1994, raggiunse in poco tempo la prima posizione delle classifiche statunitensi, diventando un vero e proprio tormentone.

Daft Punk, Around the World, 1997

Around the World viene pubblicata nell’album di debutto dei Daft Punk, Homework. L’esordiente duo francese decise di chiamare il connazionale Michael Gondry – regista geniale nonché maestro di videoclip, che aveva già lavorato con Massive Attack, Bjork e Sinead o’Connor – che in quegli anni si sta facendo conoscere per il suo approccio fuori dagli schemi. Il testo ossessivo di Around the World combacia perfettamente con il video girato in una sola ambientazione che ricorda un giradischi, popolato da strane figure: alieni, mummie, scheletri, nuotatrici. Gondry ha associato ad ognuno di questi personaggi mascherati un preciso suono e strumento musicale. La coreografia perfetta e sincronizzata, con momenti che ricordano lo slapstick per i toni comici e surreali, assieme al ritmo esplosivo del brano hanno cambiato non poco l’estetica dei videoclip, segnando allo stesso tempo il brillante esordio nella musica elettronica dei Daft Punk.

Björk – All Is Full of Love, 1999

Diretto dal video artista e regista Chris Cunningham, il video uscito nel 1999, All Is Full of Love di Björk vede la cantante nei panni di un robot in fase di montaggio in una fabbrica che bacia appassionatamente un altro robot. Inutile ribadire che oltre venticinque anni fa il video è stato una folgorazione, una pietra miliare dell’animazione al computer. E’ stato esposto in importanti musei tra cui il Moma – Museum of Modern Art di New York. Nella gestazione del video, Cunningham ha intrecciato due concetti, “come se il Kama Sutra incontrasse la robotica industrial”, da qui l’effetto surreale delle immagini sessualmente suggestive. La sequenza del video è stata descritta come “simile a un utero, voyeuristica, come se la scatola nera della tecnologia stesse per aprirsi”. Si vedono pistoni che pompano, fluidi bianchi, così come movimenti di perforazione e penetrazione, con un palese sottotesto sessuale.