Tequila: cos’è, come gustarla e come riconoscere quella buona
Dimentica i cliché da shot con sale e limone: la tequila è un distillato complesso e affascinante, da degustare con rispetto. Ecco cosa sapere per sceglierla (e apprezzarla) davvero
C’è stato un tempo in cui la tequila era relegata al ruolo di protagonista indiscussa delle notti da festa, tra shot veloci, volti contratti e rituali improvvisati. Oggi, però, questo distillato messicano sta vivendo una rinascita globale, conquistando bartender, intenditori e collezionisti con il suo carattere unico, le sue radici profonde e la sua lavorazione artigianale.
Ma cos’è davvero la tequila? Come si degusta? E soprattutto: come riconoscere quella buona? Ecco una guida essenziale per chi vuole andare oltre i luoghi comuni e scoprire il lato nobile di uno dei distillati più antichi e affascinanti del mondo.

Cos’è la tequila (e da dove viene)
La tequila è un distillato ottenuto dalla fermentazione e distillazione del succo dell’agave blu (Agave tequilana Weber), una pianta che cresce prevalentemente nello stato di Jalisco, nel cuore del Messico. È lì, tra le alture aride e i terreni vulcanici, che si concentra la produzione di tequila certificata con la denominazione d’origine protetta (DOP).
Per essere chiamata tequila, una bottiglia deve contenere almeno il 51% di alcol derivato da agave blu (anche se le migliori sono al 100%) e deve essere prodotta in una delle cinque regioni autorizzate dal governo messicano.
Le tipologie: Blanco, Reposado, Añejo (e oltre)
Non tutte le tequila sono uguali. A seconda del tempo di invecchiamento, il profilo cambia radicalmente:
- Blanco (o Silver): non invecchiata o maturata per meno di due mesi. È la più pura, con note vegetali e minerali, perfetta per i cocktail o per chi ama i sapori diretti.
- Reposado: invecchiata da 2 a 12 mesi in botti di rovere. Il tempo le dona morbidezza, toni di vaniglia e un colore dorato.
- Añejo: invecchiata da 1 a 3 anni. Complessa, calda, ideale per la degustazione lenta, come un buon whisky.
- Extra Añejo: oltre i 3 anni di invecchiamento. Lussuosa, profonda, quasi da meditazione.
Come si gusta la tequila
La tequila non si beve, si degusta. Dimentica gli shot: si versa in un bicchiere da degustazione (tipo snifter o tulipano), si osserva il colore, si annusa in più passaggi, e poi si assaggia a piccoli sorsi, lasciando che si apra sul palato.
Accompagnarla con una fetta d’arancia e un pizzico di sale affumicato – alla maniera dei produttori artigianali – è una variante interessante, ma i puristi la preferiscono liscia, a temperatura ambiente. E mai con ghiaccio.

Come riconoscere una tequila di qualità
Per scegliere una buona tequila, guarda l’etichetta e considera questi fattori:
- 100% agave: deve essere scritto chiaramente. Se manca, è una mixto (tagliata con zuccheri di canna o altri alcolici).
- Nome e località della distilleria: un prodotto trasparente sulla sua origine è spesso un buon segno.
- Numero NOM: è il codice assegnato dal governo messicano a ogni distilleria certificata. È il tuo bollino di autenticità.
- Metodo di cottura dell’agave: il forno tradizionale (horno) o la pietra vulcanica (tahona) indicano una lavorazione più lenta e pregiata rispetto all’uso dell’autoclave.
- Assenza di additivi: le migliori tequila non hanno aromi, coloranti o dolcificanti aggiunti.
Un ritorno alla lentezza (e alla tradizione)
Oggi la tequila si colloca accanto ai grandi distillati da meditazione, come il cognac o il rum agricolo. È simbolo di territorialità, artigianalità e orgoglio culturale. Alcune bottiglie artigianali sono reali opere d’arte, sia per il contenuto che per la confezione, e possono raggiungere prezzi da collezione.
Sorseggiare una buona tequila, oggi, è anche un modo per rallentare, ascoltare le storie che custodisce, e riconnettersi con un modo di bere consapevole, fatto di sapore, rispetto e autenticità.