Charles Leclerc
Che sorpresa scoprire che il campione monegasco, oltre all’arte della velocità, coltiva anche quella della musica e una passione per la moda, e firma per Ferrari una collezione esclusiva
«Ho cominciato ad appassionarmi alla musica durante il periodo del lockdown. Come tutti, mi sono ritrovato, da un momento all’altro, con un sacco di tempo libero. Allora ho deciso di assecondare un desiderio che evidentemente era dentro di me da tempo, ma che non avevo mai del tutto realizzato: comprare un pianoforte». A raccontarmelo non è una persona qualunque, anzi. Forse è l’ultima al mondo da cui mi sarei aspettato una confessione del genere. Parliamo di quello che i tifosi della Ferrari chiamano “il Predestinato”, Charles Marc Hervé Perceval Leclerc, il pilota di Formula 1, già vicecampione del mondo nel 2022 a soli 24 anni.
Non so per quale motivo, evidentemente è un preconcetto mio, ma faccio fatica a immaginare una persona che per lavoro sfreccia a velocità per il 99% di noi assolutamente incomprensibili, sedersi con la calma necessaria al pianoforte per comporre musica.

«Hai ragione: non sono una persona paziente, soprattutto per quanto riguarda la teoria. Mentre avrei probabilmente dovuto concentrami sullo studio della musica, sul solfeggio, ho cominciato quasi subito a comporre da solo».
Ma evidentemente aveva ragione lui, perché l’anno scorso Charles Leclerc ha dato alle stampe Dreamers, il suo primo EP scritto e suonato insieme al pianista francese Sofiane Pamart. Un piccolo disco di sole quattro canzoni che però ha riscosso un buon successo di pubblico, debuttando al primo posto nella classifica di Billboard Top Classical Crossover Albums e al secondo posto nella classifica Top Classical Albums. «Ho scoperto una grande passione, che continua a crescere. Sono curioso di sapere dove mi porterà».
Ma la musica non è la sola “altra” passione di Leclerc. C’è spazio anche per la moda: nel maggio del 2025 il pilota monegasco ha firmato una collezione esclusiva insieme a Rocco Iannone, direttore creativo di Ferrari Style, ispirata proprio al Principato di Monaco. Un’altra curva inaspettata nella traiettoria del pilota, come mi conferma lui stesso.

«La moda mi ha sempre affascinato, ma non avevo mai avuto davvero il tempo di dedicarci energie. Con Ferrari Style e Rocco ho iniziato a seguire da lontano i progetti, e un giorno gli ho raccontato della mia passione. Da lì è nata l’idea di collaborare per una collezione. E devo dire che è stata un’esperienza bellissima: ho imparato tantissimo su come funziona questo mondo, quanto lavoro ci sia dietro la realizzazione di una collezione e ho potuto apprezzare ogni momento. Sono davvero contento del risultato finale, ma soprattutto mi porto dietro un bagaglio di conoscenze nuove».
Bisognerebbe capire quanto effettivamente la musica e la moda influenzino poi il Leclerc pilota. Ma forse, in quel caso, l’ispirazione arriva da altre parti. «Il mio primo modello di riferimento per quanto riguarda la guida è stato ovviamente mio padre, Hervé Leclerc. Negli anni Ottanta e Novanta è stato un buon pilota di Formula 3. Ma anche il mio padrino, il mai dimenticato Jules Bianchi, è stato fondamentale nella mia crescita. È stato però mio padre a introdurmi poi a quello che è forse l’unico vero idolo che abbia mai avuto: Ayrton Senna. Ho sempre cercato di conoscerlo meglio. Ho letto tutti i libri su di lui, ho visto i documentari, ho studiato tutte le sue gare. Se potessi scegliere un pilota del passato contro cui correre sarebbe sicuramente lui».

In attesa che Charles Leclerc inventi una macchina del tempo per realizzare questo impossibile incontro, gli chiedo quali sono le corse cui è più affezionato: «Sono due: Monza nel 2019 e quella dell’anno scorso al Gran Premio di Monaco. Sono quelle che contano più di tutte per me, perché rappresentano i luoghi che mi porto nel cuore. A Monza, correre e vincere con la Ferrari davanti a quel pubblico incredibile è stato qualcosa di davvero unico. La prima vittoria lì per me rimarrà per sempre un ricordo eccezionale. A Monaco, invece, vincere a casa mia, dove sono cresciuto sognando un giorno di diventare pilota di Formula 1 e di vincere il Gran Premio, è stato incredibile». E, come si dice in questi casi, ancora non abbiamo visto niente.